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Portogallo, il governo di Luìs Montenegro cade dopo un anno per uno scandalo di conflitto d’interesse: bocciata la fiducia, si torna al voto

L'esecutivo di centro-destra sfiduciato in Parlamento: il Paese torna alle urne per la quarta volta in meno di sei anni

Il Portogallo torna alle urne per la quarta volta negli ultimi cinque anni e mezzo: il governo di centro-destra di Luìs Montenegro è caduto sulla mozione di fiducia, respinta da socialisti, estrema destra di Chega, Bloco de Esquerda, comunisti, Livre e Pan. A favore solo i socialdemocratici (il partito di Montenegro), Iniciativa Liberal e Cda. Il voto ha chiuso una crisi durata 24 giorni e provocata da una situazione opaca di presunto conflitto d’interessi che chiama in causa il premier e la sua azienda di famiglia, la società finanziaria Spinumvira.

Lo scandalo è stato sollevata dal giornale Correio da Manhã. Montenegro ha cercato inizialmente di evitare il chiarimento: quando si è reso conto che la situazione stava precipitando e il suo governo, in carica da un anno, rischiava di arrivare a fine corsa, ha cercato di rimediare, ma le sue spiegazioni (“sono uscito dal Consiglio di amministrazione nel 2021, non ho incassato un euro per le attività dell’azienda, gestita da mia moglie e dai miei figli”) non hanno convinto l’opposizione e, soprattutto, non hanno convinto i portoghesi. Gli ultimi sondaggi, veri protagonisti di questa crisi, indicano infatti i socialisti in ascesa e primo partito, i socialdemocratici in caduta, la flessione dei populisti di Chega e l’impennata di Iniciativa Liberal. Una crisi paradossale, di fronte ai discreti indicatori dell’economia e all’interesse di Air France-Klm per l’acquisto di Tap, la compagnia di bandiera prigioniera di una lunga recessione. Montenegro ha cercato di sparigliare le carte, sfidando l’opposizione con la mozione di fiducia. Una scelta sbagliata che ha portato alla caduta, annunciata, dell’esecutivo: ai numeri non si sfugge e il governo era troppo fragile per sopravvivere a questa tempesta.

Nella giornata di martedì il governo ha cercato di scongiurare fino all’ultimo l’apertura della crisi. L’ultimo atto si è svolto dietro le quinte, durante una sospensione di un’ora del dibattito parlamentare: Montenegro ha rilanciato ai socialisti la proposta già bocciata in aula dal loro leader Pedro Nuno Santos, ovvero l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul suo operato della durata di 15 giorni. “Non si può affrontare una questione delicata in due settimane, servono novanta giorni”, è stata la replica. Il premier ha rilanciato arrivando a proporne ottanta, ma i socialisti non si sono mossi: le elezioni, d’altra parte, potrebbero riportarli alla guida del Portogallo dopo la sconfitta dello scorso anno. A quel punto, tornati in Aula, il voto ha sancito la caduta dell’esecutivo.

Il Presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, avvierà già da mercoledì mattina le consultazioni con i leader dei partiti: “Marcelo”, come lo chiamano i portoghesi, vuole andare alle urne entro la metà del mese di maggio. Montenegro ha accusato i socialisti di aver cercato la crisi: “Abbiamo tentato di tutto, ma i socialisti vogliono le elezioni. Non si poteva tenere il Portogallo ostaggio di una commissione d’inchiesta lunga novanta giorni”. La replica di Pedro Nuno Santos: “Oggi abbiamo assistito a una giornata vergognosa. Il governo ha utilizzato manovre, giochi e inganni per cercare di sfuggire al controllo di una Commissione parlamentare d’inchiesta. Voleva usare la mozione di fiducia come ricatto”. Il leader di Chega, André Ventura, ha attaccato Montenegro: “Questa crisi ha un solo responsabile: il presidente del Consiglio. Montenegro paga l’arroganza del no a qualsiasi forma di collaborazione con Chega. Questo governo cade perché si è messo nelle mani dei socialisti. Il tempo delle collusioni è finito”. Rui Rocha di Iniciativa Liberal, durante il dibattito che ha preceduto il voto, ha ammonito: “È difficile spiegare questa crisi al popolo portoghese che non vuole tornare alle urne. In questi momenti dovrebbero prevalere gli interessi del Portogallo e del suo popolo. Montenegro aveva un modo per rimediare ai suoi errori: chiedere scusa ai portoghesi, spiegare tutto e chiudere l’azienda”.