
Intanto l'ex dirigente Giovanni Oggioni - ai domiciliari da due giorni con le accuse di corruzione, depistaggio e falso - ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip
Il terremoto scaturito dalle inchieste sulla speculazione edilizia a Milano e soprattutto dall’arresto del dirigente comunale Giovanni Oggioni, provoca le prime conseguenze politiche nel capoluogo lombardo. L’assessore alla Casa, Guido Bardelli, ha annunciato le sue dimissioni. Dopo avere incontrato a Palazzo Marino il sindaco Giuseppe Sala, Bardelli “ha manifestato l’intenzione di rimettere l’incarico a lui affidato”, fa sapere il Comune in una nota.
Le dimissioni – “Il sindaco – si legge nella nota del Comune – valuterà, nei prossimi giorni, le alternative possibili al fine di non interrompere il percorso tracciato sul Piano Casa”. Lunedì 10 marzo l’assessore Bardelli spiegherà “i motivi della sua decisione al Consiglio comunale“. “A valle di ciò, le sue dimissioni saranno formalizzate“, conclude la nota. L’assessore alla Casa è coinvolto – da non indagato – nell’inchiesta che ha portato all’arresto di Oggioni: “Dobbiamo far cadere questa giunta”, scriveva Bardelli all’ex dirigente. Uno scambio di messaggi avvenuto nel dicembre del 2023 quando Bardelli era avvocato di uno dei principali studi amministrativisti di Milano e presidente della Compagnia delle Opere del capoluogo lombardo. Entrerà nella giunta di Sala solo a luglio del 2024. Una chat riportata nell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Oggioni e così divenuta di pubblico dominio.
Oggioni non risponde al gip – Intanto Oggioni – agli arresti domiciliari da due giorni con le accuse di corruzione, depistaggio e falso – ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, davanti al gip di Milano Mattia Fiorentini. Ex direttore dello Sportello unico edilizia e fino a gennaio vicepresidente della Commissione paesaggio, è ritenuto il presunto “grande manovratore” del “sistema” di “speculazione edilizia selvaggia” a vantaggio degli interessi dei costruttori. Per favorire le pratiche edilizie della società Abitare In, riguardo a cinque interventi immobiliari, tra cui il Lambrate Twin Palace e Porta Naviglio Grande, Oggioni avrebbe ottenuto, secondo l’accusa, dalla stessa spa l’assunzione nella società della figlia, anche lei architetto, con contratti tra il 2020 e il 2023 per oltre 124mila euro, senza dichiarare conflitti di interesse (per questo è contestato un falso). In più, Oggioni avrebbe avuto anche un contratto di consulenza da Assimpredil Ance, associazione dei costruttori immobiliari, per oltre 178mila euro tra il febbraio 2022 e novembre 2024. E in cambio avrebbe condizionato l’attività amministrativa di una serie di pratiche edilizie delle imprese associate, undici in totale. L’accusa di depistaggio riguarda, invece, la cancellazione di un suo account attraverso il cloud, quando i suoi dispositivi erano stati sequestrati. Inoltre, è accusato di altri falsi su vari progetti immobiliari, già finiti al centro delle inchieste milanesi sull’urbanistica, perché spesso fatti passare per ristrutturazioni in violazione di legge senza i necessari piani attuativi o senza passare per un voto in giunta o in consiglio comunale. Tra una settimana si terranno gli interrogatori degli altri tre indagati, tra cui il progettista Marco Cerri, per i quali la Procura ha chiesto misure interdittive. Il gip in quel caso dovrà poi decidere se applicarle o meno.
La indagini – Proseguono intanto le indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria. Mercoledì è stato ordinato a Palazzo Marino di esibire i documenti sui “conflitti d’interesse” anche “potenziali” di tutti i membri della commissione per il paesaggio “dal 2015 in poi”. Si tratta di circa 60 fra architetti e ingegneri nominati direttamente da Sala. Acquisiti anche i “verbali di staff” – una sorta di sottogruppo di lavoro al Sue creato da Oggioni -, della Commissione di attuazione nuovo Pgt e del “Gruppo di Lavoro” istituito dentro l’Area Rigenerazione Urbana di Palazzo Marino dall’1 giugno 2024, proprio per far fronte ai risvolti giudiziari.
Le reazioni politiche – Sfumata ormai quasi definitivamente l’approvazione del Salva Milano – con la retromarcia di Sala e Schlein dopo l’arresto dell’ex dirigente – il dibattito politico continua a essere molto acceso. “Se oggi c’è un treno che rallenta in Lombardia il Pd chiede le mie dimissioni, se c’è qualcosa che non funziona in Comune non dipende dall’usciere”, commenta il vicepremier e segretario della Lega, Matteo Salvini. “Mi sembra che ci sia un problema in Comune che pagano le famiglie. A dare delle risponde dovrebbe essere il sindaco. Se qualcosa non funziona a Milano – ha sottolineato Salvini – è comodo dire che è colpa del direttore, del funzionario, dell’architetto o dell’assessore”, aggiungendo che ”evidentemente c’è qualcosa che non funziona in Comune a Milano. Aspettiamo come governo le risposte e le soluzioni del sindaco”. Se il leader della Lega non si espone sul Salva Milano, lo fa invece l’altro vicepremier: “Noi andiamo avanti perché l’abbiamo sempre sostenuto. Quindi andiamo avanti nel sostenerlo, perché non si possono fare i provvedimenti in base a una vicenda giudiziaria che riguarda una persona“, afferma il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani. “Noi siamo favorevoli al salva Milano, indipendentemente dalle posizioni giudiziarie – ha aggiunto il ministro degli Esteri – anche perché noi siamo sempre garantisti, a differenza di altri. E noi lo siamo anche quando si tratta di amministrazioni di sinistra” precisando che sull’amministrazione di Milano “il nostro giudizio è assolutamente negativo”, ma sottolineando: “Non speculiamo sulle vicende giudiziarie, se ci sono persone che hanno sbagliato, è giusto che paghino“, ha concluso Tajani. Dall’altro fronte, invece, Angelo Bonelli – co-portavoce di Europa verde e deputato di Alleanza verdi e sinistra – ricorda la “dura opposizione al disegno di legge Salva Milano”: “Per questo abbiamo ricevuto durissime critiche purtroppo anche da sinistra. Oggi qualcuno dovrebbe chiederci scusa“, commenta. “Riteniamo necessario – ha concluso Bonelli – che si avvii un confronto nel centrosinistra, a partire dal Partito democratico, sullo sviluppo delle nostre città: c’è troppo consumo di suolo. La vera questione è la rigenerazione urbana fatta in nome dell’interesse pubblico”. Fuori dal coro l’altro vicepremier.