Economia

La statunitense Nvidia nel mirino dell’antitrust cinese. Si alza il livello di scontro tra le due superpotenze

L’antitrust cinese ha aperto un’indagine contro il colosso statunitense dei semiconduttori Nvidia per “presunte pratiche monopoliste”. I semiconduttori Nvidia sono particolarmente richiesti per gli impieghi nell’intelligenza artificiale, tanto di aver spinto la capitalizzazione del gruppo oltre i 3mila miliardi di dollari. La società è sospettata dalle autorità cinesi di aver violato la legge cinese anti-monopolio, nonché la decisione di revisione dell’Authority sull’acquisizione di Mellanox Technologies, progettista di chip israeliano.

Le contestazioni riguardano l’accordo raggiunto nel 2020 quando Pechino diede a Nvidia un’approvazione condizionale per la sua acquisizione da 6,9 miliardi di dollari di Mellanox Technologies. La mossa è un’apparente risposta apparente alle restrizioni appena inasprite sull’export di microchip da Washington contro Pechino, in aggiunta al divieto o ai maggiori controlli decisi una settimana fa dalla Cina sulle spedizioni di materie prime essenziali verso gli Stati Uniti, alla base delle produzione di chip e di applicazioni militari, quindi caratterizzate dal ‘dual usè, civile e militare.

La Cina fa ancora molto affidamento sui chip di Nvidia per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, ma l’azienda californiana può vendere solo versioni declassate dei suoi prodotti IA a causa dei controlli sulle esportazioni di Washington volti a frenare i progressi cinesi nel settore. La Cina ha rappresentato sinora il 17% del fatturato totale di Nvidia (due anni fa era il 26%). Nel solo comparto dei chip per IA in Cina, Nvida ha una quota di ben il 90%.

L’ultima volta che la Cina ha avviato un’indagine anti-monopolio su un’importante azienda tecnologica straniera è stato nel 2013, quando ha indagato Qualcomm per aver applicato prezzi eccessivi e abusato della propria posizione di mercato negli standard di comunicazione wireless Qualcomm accettò di pagare una multa di 975 milioni di dollari , all’epoca la più grande multa che la Cina avesse mai comminato a un’azienda.