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Arlecchino sul palco dice la verità sull’assalto della destra al Piccolo Teatro

Ci voleva giusto un Arlecchino, al Piccolo Teatro, per svelare il segreto…di Pulcinella. In una certa quale distrazione generale, prima di tutto dei giornali, sta andando in scena da qualche giorno a Milano, proprio nella sala originale di via Rovello ora intitolata a Paolo Grassi, il duro e scandaloso monologo di un insolito Arlecchino che punta il dito contro il degrado civile del teatro e l’assalto della destra post-fascista alla cultura.

Irrompe a sorpresa a metà della piéce ‘Durante’, che racconta dietro le quinte la vita di una compagnia teatrale che deve allestire uno spettacolo sulla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, proprio lì, nello stesso storico Piccolo Teatro. E mentre un Arlecchino insanguinato, meno buffonesco cialtrone del solito, sta per impegnarsi in un’invettiva politica e culturale, un giovane attore truccato da Giorgio Strehler attraversa il palcoscenico e poi si ferma lì in fondo a fumare sopra pensiero.

Questo Arlecchino riveduto e corretto dall’autore francese Pascal Rambert, ne dice di cotte e di crude, vuole scuotere gli spettatori perché ormai non cercano più la Bellezza del teatro di ieri. E s’arrabbia perché non è nemmeno più quel pubblico autenticamente popolare di questa che fu la prima sala pubblica.

Ce l’ha con tutti, il neo-Arlecchino di Rambert, soprattutto con chi ha dimenticato la lezione di Strehler e di un teatro che voleva riuscire ancora a prendere il centro del dibattito civile, nel mondo nuovo che nasceva sulle tragiche macerie dei fascismi. E che, finché c’è stato, funzionava anche come un antidoto per evitare che la società fatalmente diventasse indifferente, com’è tornata a essere. E, ancora che, attenzione!, quelle ombre scure stanno proprio per riprendersi lo spazio della luce…

Alla fine questo Arlecchino polemista si strappa la maschera e mostra il volto dell’attore Marco Foschi, che leva in alto il pugno chiuso prima di essere trasportato fuori mentre ancora urla e inveisce, per ricordare che sotto questa stessa sala gli sgherri dei nazisti e dei repubblichini torturavano gli oppositori.

Una gran botta, come da anni non si sentiva, e che arriva non a caso da Rambert, uno che macina lavori da un Paese all’altro, già tradotto in 35 lingue e fa la trottola sul mappamondo per seguirne la rappresentazione. Rambert desiderava soltanto rendere omaggio, tra un copione e l’altro, al maestro Strehler che tanti anni fa lo ha spinto a scegliere questo mestiere, ma non s’è reso nemmeno conto dell’elefante in cristalleria che avrebbe mandato sul palco del Piccolo, proprio adesso, con il suo Arlecchinaccio politico.

In questi giorni, a margine delle diatribe sulle nomine alla Scala, si sono riaperti i giochi anche per la direzione del Piccolo, dove è in scadenza il contratto triennale di Claudio Longhi, a suo tempo portato dall’Emilia Romagna a Milano dal sindaco Sala, d’accordo con l’allora ministro della cultura del Pd Dario Franceschini. La Regione e soprattutto la Lega fecero fuoco e fiamme contro quella nomina, ma ora bisogna fare i conti con la crescita e il potere di Fratelli d’Italia, prima di tutto nel dicastero competente e poi anche proprio nel Consiglio d’amministrazione del teatro, dove è entrato Geronimo La Russa su indicazione del ministero ora guidato da Gennaro Sangiuliano.

Nella stessa stanza dei bottoni del Piccolo siede sempre incombente anche l’ex assessore alla Cultura in éra Moratti, nonché attore e regista, Massimiliano Finazzer Flory. Sarebbe sempre lui il candidato alternativo che il centrodestra vedrebbe volentieri al posto di Longhi. Si vocifera di una proposta di mediazione avanzata dal nuovo presidente del teatro Piergaetano Marchetti, che prevede la richiesta di un rinnovo soltanto biennale del mandato di Longhi.

Sempre che non che non esca a sorpresa qualche nome terzo, gradito a tutti, comincerà il tira-e-molla, analogamente a quanto sta accadendo per la Scala con Meyer, su una semplice proroga con affiancamento pressoché immediato del nuovo direttore gradito a destra. Ma la domanda dopo è: che cosa dirà ancora l’Arlecchino di Rambert, sempre che la prossima parte già annunciata di ‘Durante’ venga effettivamente prodotta?

Foto tratta dalla pagina ufficiale del Piccolo Teatro Milano