Cronaca

La diga sul Vanoi in un’area ad alto rischio idrogeologico spaventa i Comuni veneti. E la maggioranza leghista si divide

VENEZIA – Il bacino idrico che la Regione Veneto vuol realizzare nella valle del Vanoi, ai confini tra Bellunese e Provincia Autonoma di Trento, non divide soltanto due Regioni, che la pensano in modo diverso, ma perfino la stessa Lega, sponsor di un progetto da 150 milioni di euro. Accade che il consiglio regionale bocci a Venezia – per 26 a 9 – la mozione delle minoranze, presentata da Cristian Guarda, rappresentante di Europa Verde, che chiedeva di cassare lo studio finanziato con un milione di euro. La maggioranza a trazione leghista non se l’è sentita di aderire alla richiesta di ambientalisti e Pd, anche se si sono manifestati dei distinguo, perché i Comuni non vogliono una diga alta 116 metri e un lago artificiale da 22 milioni di metri cubi d’acqua in una zona ad elevato rischio idrogeologico. Nella montagna bellunese nessuno può dimenticare la tragedia del Vajont, causata 60 anni fa da una gigantesca frana. Nel Primiero gli smottamenti sono quasi all’ordine del giorno, per questo la popolazione è contraria.

In qualche modo lo stesso governatore Luca Zaia, lo scorso autunno, aveva mostrato cautela: “Sul Vanoi non c’è nulla in realtà. Quando ti chiedono di fare la lista della spesa ci metti dentro tutto e quel progetto era finanziato. Non c’entra quello che penso io. Sarebbe veramente grave se un amministratore dicesse questo sì e questo no. Non sono gli amministratori a scegliere quali opere fare e dove farle”. Così aveva dichiarato al Corriere delle Alpi, cercando di allontanare dalla propria giunta la paternità dell’opera. Il progetto finanziato nell’ambito del Pnrr è in carico, infatti, al Consorzio di Bonifica Brenta, mentre a stanziare il contributo per la progettazione è il ministero delle politiche agricole, visto che l’invaso dovrebbe creare un patrimonio idrico per dissetare la pianura durante l’estate. Poi si sono espressi contro la giunta provinciale di Trento a presidenza leghista, la Provincia di Belluno e alcuni comuni interessati (Lamon, Canal San Bovo e Cinte Tesino).

Adesso lo scontro a muso duro si è trasferito in consiglio regionale a Venezia. La mozione delle minoranze voleva far proprie le preoccupazioni delle comunità e dei cittadini contrari al Serbatoio del Vanoi, impegnando la giunta Zaia a “stralciare l’opera dall’elenco degli interventi di urgente realizzazione per il contrasto della scarsità idrica” e a praticare strategie alternative “per la tesaurizzazione delle acque”, come i progetti di ricarica di falda, le cosiddette Aree Forestali di Infiltrazione.

I consiglieri di Zaia non hanno voluto mostrare cedimenti. Il capogruppo leghista Giuseppe Pan, ex assessore regionale all’agricoltura: “Noi siamo l’amministrazione del fare. Per questo ci siamo opposti ad un testo ideologico delle minoranze che non ci convince. È giusto approfondire e studiare al meglio i vantaggi e le criticità dell’opera, che noi riteniamo importante”. Lo ha motivato con l’interesse dei Comuni di pianura, il che introduce un nuovo elemento di frattura con le comunità di montagna. In realtà all’interno della Lega ci sono posizioni più sfumate, come quella della consigliera Silvia Cestaro: “La progettazione del serbatoio del Vanoi venga monitorata in tutte le sue fasi. Si tratta di un progetto importante per la pianura, sia per la sicurezza idraulica che per la disponibilità idrica, ma non si possono ignorare i dovuti aggiornamenti a seguito degli eventi climatici e ambientali degli ultimi anni. Tantomeno le caratteristiche geologiche del territorio sul quale dovrebbe insistere il progetto stesso”.

Ne è scaturita una mozione quasi fotocopia rispetto a quella di Europa Verde, Pd e Cinquestelle, che è stata presentata subito dopo da sei leghisti, tra cui il presidente del consiglio Roberto Ciambetti, ma non ancora votata. Differenza sostanziale: nessuna richiesta alla giunta Zaia di stralciare il progetto.

Replica di Cristian Guarda: “La posizione ideologica è della maggioranza in Consiglio regionale, che non ascolta gli ‘sos’ dei tecnici che individuano l’area come pericolosa, e nemmeno la contrarietà espressa da cittadini e amministratori locali”.

Foto dal blog di Fabio Balocco