Politica

Tre giorni di festa (spezzettata) per i 40 anni della Lega: dal flash-mob di Milano ai ritrovi per i vecchi militanti

Il fatto che non basti un’unica celebrazione per i 40 anni della Lega – ne serviranno tre in tre giorni – dice già parecchio. Scartata l’ipotesi che ci sia troppo affetto per una festa sola, tocca prendere atto dell’impossibilità di festeggiare tutti insieme, un po’ come nelle famiglie litigiose. Il gazebo balneare sotto cui ieri il Carroccio ha inaugurato il weekend di sbicchieramenti è quasi tutto appannaggio dei “Salvini premier”, ovvero dei militanti e dirigenti lombardi (ma i big presenti sono pochini) a proprio agio con la mutazione genetica impressa al partito dal leader.

Domani, a Gemonio, a cento metri dalla casa dove vive Umberto Bossi, si raduneranno invece i cavalli di razza padani e – neanche a dirlo – tutti aspettano un gesto o una parola dal Capo. Infine domenica, a Varese, risottata in piazza, questa sì col marchio della segreteria: presenti dunque il vicepremier, quasi tutti i ministri, i capigruppo (Bossi è stato invitato, ma chissà).

A Milano l’iniziativa si chiama “flash-mob”, il più accorto dei neologismi per mascherare il fatto di averlo organizzato all’ultimo minuto. Ecco dunque Attilio Fontana, Fabrizio Cecchetti, la ministra Alessandra Locatelli. Si vede pure l’europarlamentare Angelo Ciocca, tra gli animatori del Comitato Nord bossiano ma oggi indulgente con Salvini, che lo ha ricandidato: “Le istanze del Nord sono la priorità. Ma in questo momento non vedo alternative a Salvini, i leader non si improvvisano”. Cecchetti non si fa impressionare dalle sezioni in rivolta e dagli ex militanti che passano a Forza Italia (si dice di un Salvini furioso con Antonio Tajani, mentre ieri FI ha presentato la candidatura del bossiano Marco Reguzzoni): “Penso che Salvini abbia solo meriti – dice Cecchetti – Ha fatto ripartire 40 cantieri in Lombardia”. Sì, ma tutti parlano del Ponte sullo Stretto: “Ma quello avrà un indotto di 5 miliardi per la Lombardia”. Forse in 40 anni nessuno aveva fatto i conti.

Poco più in là c’è Luigi Dossena, tessera numero 69 del partito (nel senso della Lega Nord) e archivista. Sfoglia album con ritagli, foto e bigliettini ben oltre la soglia del feticismo: “Questa è la multa che presi a Pontida nel 1984”. Poi spara: “Volevamo la Padania e ora abbiamo la Puttania”. Dall’acqua del Po allo spumantino di fronte al Pirellone, ma con quella musica di Davide Van de Sfroos che strizza l’occhio alla tradizione.

Un po’ appartato compare pure Gianluca Savoini, ormai per tutti “quello del Metropol”. L’inchiesta lo ha scagionato e lui ne ha tratto un libro (Da Pontida al Metropol): “Sono stato insultato, diffamato, accusato di cose che i magistrati hanno dimostrato non essere vere. Buffonate all’italiana”. E la famosa registrazione? “Non c’era niente di male, erano le cose che sosteneva la Lega contro le sanzioni e per costruire ponti di pace con la Russia. Avessero dato retta alla Lega, forse non saremo arrivati alla guerra in Ucraina”. Ma non è il caso di appesantire il clima: è l’ora di stappare la bottiglia. C’è uno striscione: “Buon compleanno, splendida quarantenne”. È un involontario inno alla vita per i presenti: comunque vada, avranno vissuto abbastanza da vedere una battuta di Nanni Moretti diventare lo slogan d’auguri della Lega. Trent’anni dopo, un buon motivo per farsi una canna.