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“Metà dei voti di Putin sono falsi”: l’analisi di “Novaya Gazeta” sui dati elettorali in Russia. “Il suo vantaggio schizza insieme all’affluenza”

Circa la metà dei 64,7 milioni di voti ottenuti da Vladimir Putin alle elezioni del 15, 16 e 17 marzo sarebbero falsi: una frode di dimensioni record nella storia delle consultazioni presidenziali in Russia. A sostenerlo è il giornale indipendente Novaya Gazeta Europe, che ha analizzato i numeri ufficiali sulla base di un metodo – elaborato dal matematico Sergei Shpilkin – per individuare i consensidrogati“. Il dato di partenza è la (presunta) partecipazione record al voto: secondo la Commissione elettorale centrale di Mosca, a recarsi alle urne sono stati 74,5 milioni di russi, oltre il 73% degli aventi diritto. E l’87% di loro ha votato per riconfermare l’attuale capo del Cremlino. Se però si confronta l’affluenza nei singoli seggi con i rispettivi risultati, salta all’occhio un’incongruenza: dove risulta che abbiano votato più persone, il maggior numero di suffragi non si distribuisce in modo proporzionale tra i candidati, ma il vantaggio di Putin sugli sfidanti schizza alle stelle. Insomma, secondo Novaya Gazeta si tratta di consensi gonfiati riempiendo schede bianche e falsificando i verbali elettorali: la dimensione stimata del fenomeno raggiungerebbe i 31,6 milioni di voti, cioè quasi il 50% di quelli attribuiti a Putin. Anche se, specifica il giornale, “ci sono state così tante falsificazioni che è quasi impossibile individuare con metodi statistici l’area dei voti reali”.

Elaborazione dati a cura di “Novaya Gazeta Europe”

D’altra parte – se si esclude il vicepremier italiano Matteo Salvini – quasi nessuno ha dubbi che il voto dello scorso weekend sia stato truccato come e più del solito. “Il risultato era prevedibile, perchè non ci sono vere elezioni in Russia. Questa è una specie di prova dei prossimi cinque anni di presidenza di Putin”, dice all’agenzia LaPresse Ilya Politkovsky, figlio di Anna Politkovskaja, giornalista proprio della Novaya Gazeta uccisa nel 2006 a Mosca per i suoi reportage contro il regime. “Sono molto orgoglioso che ci siano state molte persone che sono andate fuori dai seggi alle 12 ieri per protestare, perchè dimostrano di non sostenere l’attuale regime russo”, aggiunge, in riferimento alle manifestazioni incoraggiate dal dissidente ucciso Alexei Navalny. “È positivo che queste persone siano uscite e abbiano mostrato che erano numerose. Soprattutto in Italia, a Bologna, Milano e Roma, c’erano code lunghissime. La propaganda russa dice che sono persone che volevano votare, ma non è vero, volevano protestare”, afferma. E incoraggia l’Occidente a non riconoscere il risultato delle “cosiddette elezioni”: “Ad esempio, la Germania non lo chiama “presidente” ma “signor Putin“, potete capire che è una grande differenza di atteggiamento nei confronti di questa persona”, dice.