Ambiente & Veleni

“Le cartucce dei cacciatori finiscono nei barattoli di pomodori e pelati”: la dura lettera degli industriali alle associazioni venatorie

CACCIA, NO ALLA LEGGE SPARA-TUTTO DELLA LEGA: IL PARLAMENTO LA BLOCCHI – FIRMA LA PETIZIONE SU IOSCELGO

Aprire un barattolo di pelati e trovare, all’interno, la cartuccia di un fucile. O un pezzo di bossolo come “condimento” aggiunto alla salsa di pomodoro. Sembra un incubo o un’invenzione romanzesca, e invece è la realtà per i cittadini italiani, che da nord a sud sulle proprie tavole hanno trovato – e potrebbero trovare in futuro – i resti delle munizioni dei cacciatori, che troppo spesso, durante la stagione venatoria, dimenticano di ripulire le tracce della propria attività. La notizia – a tratti assurda – arriva direttamente dall’Anicav, l’Associazione degli industriali delle conserve alimentari vegetali, che ha scritto una lettera riservata alle sette associazioni venatorie riconosciute in Italia per denunciare il problema. E per chiedere loro di trovare, quanto prima, una soluzione.

IlFattoQuotidiano.it è entrato in possesso della lettera, inviata ieri a Fidc, Anlc, Anuu, Arci Caccia, Ente produttori selvaggina, Italcaccia ed Enalcaccia. “Alcune nostre aziende associate – scrive Anicav – ci hanno segnalato il forte disagio provocato dalla presenza di corpi estranei (cartucce) nel pomodoro che viene portato nelle stesse per essere trasformato: nella stagione venatoria molto spesso i cacciatori lasciano nei campi cartucce esplose che poi, inevitabilmente, vengono raccolte insieme ai pomodori“. E fin qui verrebbe da dire che la situazione è grave, ma che tutto sommato si potrebbe porre un rimedio una volta che i pomodori arrivano nelle industrie, prima di essere lavorati. E invece no. Ecco perché: “La raccolta meccanica non consente di eliminare questi corpi estranei e spesso, a causa del colore rosso, è difficile anche per le selezionatrici ottiche delle aziende di trasformazione individuare tali materiali che rischiano in molti casi di migrare nei barattoli contenenti il prodotto finito“.

La conseguenza, scrive Anicav, è che tutto ciò “mette a rischio la sicurezza dei consumatori“. Oltre a ricordare “i gravi danni per la reputazione delle nostre aziende”, Anicav chiede alle associazioni venatorie “un vostro intervento nell’identificare soluzioni pratiche e sostenibili per prevenire la contaminazione dei campi agricoli e nel sensibilizzare i vostri associati affinché si adoperino per evitare il ripetersi di casi analoghi”.

La direzione che ha preso la politica – e la maggioranza di governo – sostenuta dalle associazioni venatorie, tuttavia, va in senso opposto. Con la proposta di legge avanzata dalla Lega (primo firmatario Francesco Bruzzone), in discussione in questi giorni in commissione Agricoltura, il centrodestra intende liberalizzare la caccia, eliminando il silenzio venatorio e permettendo alle doppiette – tra le altre cose – di sparare sette giorni su sette. A margine viene da domandarsi – al di là delle cartucce – che fine facciano i pallini (in genere di piombo, quindi molto nocivi per la salute umana) contenuti in esse. La speranza, a questo punto, è che i cacciatori – che in genere sostengono di amare la natura – almeno raccolgano e portino via i bossoli.

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