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Israele, il parlamento vota contro la creazione di uno Stato palestinese. Tel Aviv accusa l’Unrwa: “Uno su cinque è membro di Hamas”

Dopo le parole di Netanyahu arriva la decisione ufficiale: il Parlamento israeliano ha votato contro la creazione di uno Stato palestinese. Sarebbe “un regalo al terrorismo” e per questo Israele deve respingere categoricamente l’ipotesi, aveva detto il primo ministro. La maggioranza dei parlamentari gli ha dato ragione, compresi quelli dell’opposizione che hanno votato insieme al governo. Intanto da Israele arrivano nuove accuse contro l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (l’Unrwa): secondo i dati del sistema di sicurezza di Tel Aviv, pubblicati sui media israeliani, un operatore su 5 è membro delle Brigate Qassam, l’ala militare di Hamas. Sempre da Tel Aviv arriva anche un rapporto dettagliato sulle violenze sessuali compiute dai miliziani di Hamas il 7 ottobre sulle vittime in Israele (ed in seguito anche su parte degli ostaggi), pubblicato oggi dall’Associazione israeliana di assistenza alle vittime di attacchi sessuali. Sul fronte militare, invece, un attacco di Israele in territorio siriano ha colpito una palazzina di Damasco, nel quartiere di Kafr Suse, uccidendo almeno 3 persone. L’edificio sarebbe stato utilizzato come sede operativa dai Pasdaran iraniani e dagli Hezbollah libanesi.

La ‘Knesset’ contro la creazione di uno Stato palestinese – 99 deputati su 120 della Knesset, cioè il parlamento israeliano, hanno condiviso la linea del governo che si oppone a un riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese da parte della comunità internazionale. “Non ricordo molte votazioni in cui la Knesset ha votato con una maggioranza di 99 su 120”, ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dopo la votazione. “La Knesset si è unita con un’ampia maggioranza contro il tentativo di imporci la creazione di uno Stato palestinese e il voto invia un messaggio chiaro alla comunità internazionale: il riconoscimento unilaterale non avvicinerà la pace, ma la allontanerà ulteriormente”, ha aggiunto il premier israeliano. “I cittadini di Israele e i loro rappresentanti alla Knesset sono oggi più uniti di prima. Abbiamo votato con un’ampia maggioranza contro una mossa che metterebbe in pericolo Israele e il raggiungimento della pace prima di ottenere una vittoria completa contro Hamas”, ha detto Netanyahu.

Colpito un palazzo “sede operativa di Pasdaran e Hezbollah” – Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, il raid è un assassinio mirato nei confronti di una o più personalità iraniane o legate all’Iran. Secondo le prime immagini diffuse dalla tv di Stato siriana, la palazzina di dieci piani colpita dal raid attribuito a Israele è stata presa di mira al quinto piano. Su una delle facciate sono evidenti i segni di una esplosione avvenuta all’interno di uno degli appartamenti del quinto piano dopo che il proiettile è entrato da una delle finestre, i cui contorni sono anneriti. Secondo la televisione di stato siriana, almeno tre persone sono state uccise nell’attacco. Altre otto persone sarebbero rimaste ferite, stando a Kol HaBira, media legato all’opposizione siriana citato dal sito di notizie israeliano Ynet. Nel quartiere, evidenzia il sito israeliano Ynet, si trovano edifici residenziali, scuole e centri culturali iraniani. La zona è stata già colpita nel febbraio dello scorso anno da un’operazione in cui sono stati uccisi esperti militari iraniani, ricorda la stampa israeliana. Abitanti dell’area hanno detto all’agenzia Dpa di aver udito esplosioni e che è divampato un incendio in alcuni appartamenti di un palazzo vicino a una scuola. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong con sede nel Regno Unito e fonti nel Paese arabo, si tratterebbe del 13esimo raid israeliano in Siria da inizio anno.

Nuove accuse contro l’Unrwa – Secondo i dati del sistema di sicurezza di Tel Aviv, pubblicati sui media israeliani, dei circa 12.000 dipendenti dell’Unrwa a Gaza, 440 sono attivi nelle fila delle Brigate Qassam. Altri 2.000 circa sono agenti di Hamas ma non combattenti, mentre circa 7.000 dipendenti hanno un parente di primo grado che è parte del gruppo palestinese. In totale sono circa 9.500 su 12.000 gli operatori dell’agenzia dell’Onu che hanno un legame con Hamas. Già a gennaio 2024 il dossier israeliano fornito al governo degli Stati Uniti sosteneva che dei 12 impiegati licenziati, 10 fossero membri di Hamas e uno della Jihad islamica.

Il rapporto sulle violenze sessuali compiute dai miliziani – Basato su testimonianze e interviste, il rapporto afferma che “i terroristi di Hamas hanno fatto ricorso a pratiche sadiche con la finalità di accrescere le umiliazioni ed il terrore provocati dalle sevizie sessuali”. Intitolato ‘Urlo silenzioso’ il rapporto rileva che negli attacchi di carattere sessuale compiuti dai membri di Hamas anche in località distanti fra di loro c’erano elementi di “sistematicità e di evidente intenzionalità”. Il rapporto, viene spiegato, costituisce una base di documentazione “relativo ad una grande mole di crimini” ed è stato consegnato a Pramila Patten, la dirigente delle Nazioni Unite incaricata di seguire le documentazioni di violenze sessuali praticate nel corso di conflitti.