Cultura

‘La Versione di Cochi’: la nostalgia degli anni che furono tra ricordi e sodalizi artistici

“In un cassetto custodivo un diario privato, destinato alle mie quattro figlie. A scrivere un libro non ci avevo mai pensato, anche perché sono troppo pigro per queste cose”. Inizia così, parlando a ruota libera, Aurelio Ponzoni detto Cochi, tra il pubblico di vecchi amici di infanzia, conoscenze più recenti e curiosi di passaggio. Seduto su un bracciolo di un divano alla libreria Scamamù, nel cuore di Dergano, quartiere popolare e multietnico di Milano dove lui stesso ha scelto di vivere negli ultimi 30 anni dopo il periodo romano.

Un diario dunque, che custodiva storie e avvenimenti artistici e privati. E’ stato il giornalista Paolo Crespi, che ne ha curato anche la stesura, a convincerlo a trasformare quegli appunti in una pubblicazione destinata a far conoscere meglio un personaggio molto amato da oltre cinquant’anni. E’ nata così, quasi per caso, La Versione di Cochi, già da alcuni mesi sugli scaffali delle librerie. Testimonianze, racconti e aneddoti in una carrellata di ricordi divisa in due parti. Quella giovanile e quella più matura. L’incontro con Renato Pozzetto, amico fraterno di una vita intera, e il loro sodalizio. Gli inizi al “Cab 64”, i fortunati anni al Derby e l’esordio in televisione.

Inevitabilmente affiorano anche i miei ricordi legati alla tv in bianco e nero. Il poeta e il contadino, il primo programma interamente loro con la sigla finale de La canzone intelligente a bordo del sidecar. Così bizzarro e sconclusionato da risultare irresistibile perfino agli occhi del bambino che ero. Sarà anche schivo, come si definisce lui stesso, ma nasce subito una forte empatia con il pubblico presente. Arrivano le domande sugli inizi della sua carriera al cinema e Cochi racconta una curiosa coincidenza. “Avevo appena finito di leggere Cuore di Cane di Bulgakov (consigliato da Paolo Villaggio) e mi giunge la telefonata di Lattuada che mi offre la parte di Poligraf. Inutile dire che accettai con emozione ed entusiasmo”.

Tra l’altro il protagonista del film era un certo Max Von Sydow, in quegli anni già famoso per L’Esorcista e I Tre Giorni del Condor. Si parla di film di un periodo irripetibile. Quanti ricordano ad esempio Bruciati da Cocente Passione? Eppure c’era un cast incredibile tra cui Catherine Spaak e Jane Birkin, il cui compagno – il celebre Serge Gainsbourg – si improvvisava cuoco nelle pause del film accanto ad Aldo Maccione.

Ancora Lattuada protagonista di un altro episodio gustoso. “Eravamo a New York e vuole farmi conoscere un suo caro amico. Addirittura Saul Stainberg che lo accoglie con un Uèè come va a Milàn?“. Ve lo immaginate il grande illustratore che parla meneghino? verrebbe da aggiungere: Bene, bravo, 7+ … L’incontro continua in un clima sempre più confidenziale. E’ cambiato il modo di far ridere in tv, complice anche il tempo a disposizione più ristretto, e non ci sono comici particolari che lo convincono, a parte qualche eccezione. Ad esempio Nicola Vicidomini, che considera forse il più interessante dell’ultima generazione. “Mi piacciono i comici che non si sforzano di far ridere”.

Non può mancare il ricordo su Enzo Jannacci, a cui Cochi in apertura del suo libro dedica una commovente poesia. “Un fratello maggiore, geniale e matto come un cavallo. Io e Renato dobbiamo tutto soprattutto a lui.” Gli sketch e le canzoni nascevano sempre per caso, nel cazzeggio più sfrenato. Partivano da una parola, un’idea e taac… ci costruivano una storia! Quanto manca uno come Jannacci! Cochi lo sa bene, anche se una volta tempo fa dichiarò che Enzo non è mai morto. Sarà per sempre nel cuore della gente.

Non perdetevi La versione di Cochi. Per chi ha nostalgia degli anni che furono, per chi vorrebbe saperne di più e per chi, avendoli vissuti, non vuole dimenticarli.