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“Un’offensiva di Israele su Rafah sarebbe una catastrofe”. La Germania mette in guardia Netanyahu. E l’Egitto avverte: “A rischio la pace con noi”

“L’offensiva di Israele contro i civili sarebbe una catrastrofe umanitaria annunciata“. Dopo l’ordine arrivato direttamente da Benjamin Netanyahu per l’evacuazione dei civili da Rafah, a lanciare un avvertimento a livello internazionale è la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock. “La popolazione di Gaza non può sparire nel nulla”, ha scritto su X. Ma non solo. A parlare di “conseguenze orribili” è stato anche l’Egitto”: “C’è uno spazio limitato e un grande rischio nel sottoporre” la zona “a un’ulteriore escalation militare a causa del crescente numero di palestinesi”, ha dichiarato l’omologo egiziano Sameh Shoukry. E di fatto, ha detto, metterebbe a rischio l’accordo di pace del 1979 e gli stretti legami di sicurezza tra i due Paesi. Anche l’Onu ha condannato il piano di Netanyahu: “Molte delle oltre un milione di persone che compongono oggi la popolazione di Rafah hanno sopportato sofferenze impensabili. Dove dovrebbero andare? Come dovrebbero stare al sicuro?”, ha detto il sottosegretario per gli Affari umanitari, il britannico Martin Griffiths. Nella zona sono ormai ammassati più della metà dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia, la maggior parte dei quali (la stima è di 1,5 milioni) si sono rifugiati lì per sfuggire alla distruzione portata avanti da Israele sul resto dell’enclave. Secondo il ministero della Sanità di Hamas, il numero di persone che hanno perso la vita in seguito all’escalation del 7 ottobre è arrivato a 28.064, di cui 117 nelle ultime 24 ore.

Intanto l’esercito israeliano ha annunciato di aver trovato direttamente sotto la sede dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, nel quartiere Rimal di Gaza City, un centro dati sotterraneo dell’intelligence di Hamas, usato anche per le comunicazioni. La base, costruita in un tunnel, comprende una sala elettrica e alloggi per il personale informatico ed è la più recente prova portata da Tel Aviv di un presunto legame tra l’agenzia dell’Onu e il gruppo armato palestinese. “L’Unrwa non sapeva cosa ci fosse sotto la sua sede a Gaza che ha lasciato il 12 ottobre nel rispetto dell’ordine di evacuazione israeliano”, ha affermato Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Unrwa, chiedendo che sulla scoperta venga aperta un’indagine indipendente e assicurando: “In passato, ogni volta che venivano rinvenute cavità sospette vicino o sotto i locali dell’Unrwa, venivano prontamente inviate lettere di protesta alle parti in conflitto, comprese le autorità de facto di Gaza (Hamas) e le autorità israeliane”.

Nel frattempo, i bombardamenti dello Stato ebraico si sono concentrati ancora nel sud dell’enclave palestinese, vicino al confine con l’Egitto. Almeno 44 sono i morti nella città di Rafah nelle ultime 24 ore. Quasi la metà erano bambini, tra cui anche un piccolo di soli 3 mesi. Nei raid sono rimasti uccisi anche il capo dell’intelligence della polizia di Hamas, Ahmed al-Yaakobi, e il suo vice, Iman a-Rantisi, mentre erano a bordo di un’auto. Su Rafah, oltre a piovere incessanti le bombe, incombe la minaccia di un’offensiva di terra dei tank dell’esercito israeliano. Hamas ha chiesto la convocazione “immediata e urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l’adozione di una risoluzione che garantisca che l’occupazione israeliana sia costretta a fermare la guerra di genocidio”, oltre all’appello a fermare “le continue minacce dell’occupazione contro il governatorato di Rafah e altri governatorati” che ha definito come “una catastrofe globale e un massacro che potrebbero lasciare decine di migliaia di martiri e feriti”. Secondo una rivelazione di un funzionario di Tel Aviv alla Cnn, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe chiesto che l’operazione di terra a Rafah sia completata entro l’inizio del Ramadan, previsto per il 10 marzo.

Sabato mattina, inoltre, è stata trovata morta Hind Rajab, la bimba palestinese di sei anni dispersa dopo un bombardamento che lunedì 29 gennaio aveva ucciso tutti i suoi familiari nella loro auto, a Gaza City. La piccola, sopravvissuta in un primo momento all’attacco e intrappolata nel veicolo, era riuscita a chiamare il call center della Mezzaluna rossa chiedendo aiuto (l’audio della telefonata): da allora non si erano più avute sue notizie. A trovare i cadaveri di tutta la famiglia sono stati alcuni parenti, mentre cercavano l’auto vicino al punto in cui era stata avvistata l’ultima volta: “Hanno potuto raggiungere l’area perché le forze israeliane si sono ritirate all’alba di oggi”, ha spiegato all’agenzia internazionale Afp il nonno di Hind, Baha Hamada. Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, ha confermato il decesso in un comunicato: la bimba “è stata uccisa dalle forze di occupazione insieme a tutti coloro che erano con lei nell’auto fuori dalla stazione di servizio di Tel al-Hawa”.