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Israele, Netanyahu vuole più poteri per lo Shin Bet (e per se stesso). Dalle intercettazioni alle mail, i Servizi potranno sapere tutto, senza passare da un giudice

Chiunque ha vissuto per anni in Israele, come chi scrive, sa che in nome della sicurezza dello Stato tutto è permesso. Diritti civili e privacy sono sopraffatti dal bisogno di sicurezza. Adesso l’insaziabile Grande Fratello vuole ancora di più. La guerra e le emergenze forniscono un terreno fertile per limitare i diritti individuali, fino al punto di eliminarli, espandendo invece i poteri dello Stato a sorvegliare e controllare i cittadini, apparentemente per ragioni di “sicurezza”. Sotto gli auspici della guerra, il governo di Benjamin Netanyahu sta promuovendo un emendamento che amplia i poteri di sorveglianza dello Shin Bet – il servizio sicurezza interna – permettendogli di effettuare intercettazioni di computer e cellulari all’insaputa dei proprietari. Se la legge verrà approvata, lo Shin Bet potrà sapere tutto di tutti in questo Paese. La proposta del governo si somma alla legge attuale, che ha già intaccato pesantemente il diritto alla privacy, poiché consente allo Shin Bet di impossessarsi dei database di tutti i fornitori di servizi di comunicazione.

La nuova legge consentirebbe di ottenere banche dati pure da agenzie private, anche senza il loro consenso o la loro conoscenza. Il servizio di sicurezza potrà così accedere alle informazioni sulle attività di navigazione in internet di tutti i cittadini e alle mail. Ciò include naturalmente – e soprattutto – i giornalisti. Sarà sufficiente che lo Shin Bet si faccia autorizzare dal primo ministro, con un monitoraggio minimo da parte della Knesset e soprattutto senza supervisione del Tribunale, perché la vita di ciascun israeliano sia rivoltata come un calzino e questo esporrà chiunque a una persecuzione politica. Va ricordato che la guerra è scoppiata nel bel mezzo di un’enorme protesta che cercava di bloccare un “golpe giudiziario” guidato dal governo più a destra della Storia di Israele e dal suo ineffabile leader.

Il fatto che la proposta di legge conferisca allo Shin Bet l’autorità di monitorare i cittadini previa approvazione del premier, non garantisce che questa autorità venga utilizzata a fin di bene. L’autorità di ottenere l’accesso al materiale dei giornalisti, comprese le loro fonti, a loro insaputa, causerà un danno irragionevole alla libertà di stampa e quindi al diritto del pubblico ad essere informato. In assenza del segreto professionale e della tutela delle proprie fonti, il lavoro dei giornalisti sarà ostacolato. A pagarne il prezzo sarà il pubblico, il principale beneficiario della libertà di stampa, prerequisito per il mantenimento della democrazia. L’Associazione per i Diritti Civili in Israele, l’Istituto per la Democrazia e l’Unione dei giornalisti hanno presentato le loro obiezioni alla legge che il governo Netanyahu è ansioso di portare avanti.

L’attuale premier è accusato di illeciti penali e ricopre la carica di primo ministro mentre è in corso un processo che lo riguarda. Potrebbe concedere allo Shin Bet l’autorità di monitorare i giornalisti investigativi che hanno rivelato gli scandali senza una vera supervisione. Così come far controllare i giornalisti che con le loro denunce mettono in pericolo il suo governo. Netanyahu è sempre stato disinvolto sulla materia: i suoi avvocati avevano già ingaggiato nei mesi scorsi una compagnia di security che ha spiato i testimoni d’accusa per trovare qualcosa che potesse screditarli in tribunale. Naturalmente ci sono modi per trovare un equilibrio tra esigenze di sicurezza, diritti civili e libertà di stampa. Scrive il quotidiano Haaretz: “È importante istituire un apparato di monitoraggio professionale, indipendente e designato per monitorare l’uso di tale autorità da parte dello Shin Bet, esattamente come la polizia israeliana ha bisogno dell’approvazione del Tribunale quando vuole emettere ingiunzioni che violano la privacy dei cittadini. E non solo la firma di un premier che è imputato in quattro diversi processi, le cui dimissioni sono invocate da centinaia di migliaia di cittadini nelle piazze di tutto Israele”.