Diritti

Lombardia, dopo i tagli dei sussidi ai caregiver gli assessori di 9 capoluoghi scrivono a Calderone: “Garantire fondi e servizi”

I Comuni lombardi non possono garantire gli interventi integrativi richiesti dedicati alle persone con gravi e gravissime disabilità. In particolare senza le adeguate risorse non sono in grado di erogare i servizi aggiuntivi sociosanitari, come ad esempio l’assistenza domiciliare ma non solo. Si tratta delle pesanti conseguenze previste della delibera della Regione Lombardia che prevede dal 1° giugno pesanti tagli ai contributi economici destinati ai caregiver (forma indiretta) in cambio di prestazioni da offrire (in forma diretta) da parte degli Ambiti territoriali sociali. E’ quanto riconoscono chiaramente in una lettera intitolata “Misure per la Non autosufficienzanove assessori di altrettanti Comuni capoluogo di provincia lombardi con responsabilità, a vario titolo, delle Politiche sociali, Welfare, Famiglia, Disabilità, Pari opportunità. I Comuni esprimono preoccupazioni e chiedono l’implementazione dei fondi necessari nel 2024 a garantire la qualità di vita delle persone con disabilità grave e gravissima.

Quello che le associazioni e le famiglie avevano già denunciato sull’assenza dei servizi da offrire a seguito della pubblicazione della Dgr 1669 del 28 dicembre scorso, ora lo scrivono nero su bianco anche gli assessori di quasi tutti i capoluoghi lombardi. Il messaggio degli enti locali è datato 18 gennaio ed è rivolto alla ministra del Lavoro e delle Politiche sociali Marina Elvira Calderone e all’assessora alla Famiglia, Solidarietà Sociale, Disabilità e Pari opportunità di Regione Lombardia Elena Lucchini. A firmare il documento sono gli assessori Marcella Messina (Comune di Bergamo), Lamberto Bertolé (Milano), Marco Fenaroli (Brescia), Egidio Riva (Monza), Molinari Roberto (Varese), Emanuele Manzoni (Lecco), Rosita Viola (Cremona), Andrea Caprini (Mantova), Simonetta Pozzoli (Lodi). Da quanto si legge nella lettera degli enti locali che riporta dati del Pirellone stiamo parlando di circa 17mila beneficiari totali, di cui 7mila persone con disabilità gravissima (misura B1) e 10mila persone non autosufficienti gravi (misura B2).

“Il nostro auspicio, visto anche lo spirito stesso del Piano nazionale per la Non Autosufficienza (Pnna 2022-2024) – scrivono i Comuni – era quello che venissero implementati i servizi e quindi che gli stessi fossero aggiuntivi e non sostitutivi delle scarne prestazioni economiche fino ad oggi erogate alle persone in condizione di disabilità e alle loro famiglie”. Con la lettera viene quindi sonoramente bocciata l’applicazione “nei tempi e nelle modalità previste” della Dgr approvata dalla Giunta lombarda. “Si sottolinea – continua la missiva – che il sistema dei servizi sociali e delle rappresentanze comunali non ha avuto alcuna informazione, se non un passaggio formale con Anci rispetto agli indirizzi applicativi del Piano operativo regionale”.

Quali sono le richieste degli assessori comunali? “Si chiede al Ministero e alla Regione l’implementazione dei fondi assegnati per l’anno 2024 in modo da consentire di lasciare inalterato il contributo economico garantito fino allo scorso anno e allo stesso tempo di iniziare l’implementazione dei servizi da parte degli Ambiti Territoriali Sociali in modo graduale o in subordine un rinvio al 2025 dell’applicazione della stessa”. Ora le organizzazioni a tutela dei diritti delle persone disabili e i caregiver famigliari auspicano in tempi brevi la presa di posizione esplicita sui tagli del Pirellone da parte della ministra Calderone che ha la delega sulle risorse provenienti dal Fondo per la non autosufficienza, soldi da suddividere a livello regionale. Le associazioni sono compatte e chiedono il ripristino dei contributi che riceveranno inalterati fino a giugno, poi partirà la sforbiciata prevista dai 200 fino a 350 euro al mese in meno. Infine nella lettera i principali Comuni lombardi chiedono “un momento di confronto con l’assessore lombardo alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità, anche coinvolgendo il dipartimento welfare di Anci Lombardia, utile a definire gli strumenti e le risorse per la necessaria implementazione della rete dei servizi”.