Diritti

Transgender, in Italia discriminazioni anche nell’accesso alla salute: così si muore di più

Continuano gli attacchi contro le giovani persone transgender e le loro famiglie. “La mancanza di informazione lascia spazio a tutta questa propaganda vergognosa” dice Christian Cristalli, responsabile nazionale diritti persone trans di Arcigay.

In tv da una parte viene data parola a provita, alle femministe trans escludenti, ai politici che negano i diritti, dall’altra però non viene data a chi ha davvero competenze sulla questione transgender in Italia. “Se la politica fosse davvero preoccupata del benessere delle persone transgender parlerebbe dei dati rilevati dall’Istituto Superiore di Sanità, che affermano che circa il 40% delle persone transgender riferisce discriminazione nell’accesso ai servizi sanitari, e questo dato, almeno in parte, può spiegare la bassa percentuale di persone transgender che si sottopone agli screening oncologici, come per esempio il pap test a scopo preventivo. Tutto questo è molto grave e mette a rischio la salute di migliaia di persone; ma continua a restare invisibile.

Essere persone transgender in Italia non è facile, e tra le tante problematiche, come il bullismo omobitransfobico a scuola e l’esclusione lavorativa, esiste un minore accesso alla salute: si muore di più. Se la politica fosse davvero interessata alla nostra salute, si sarebbe preoccupata di aggiornare una legge obsoleta come la 164/’82 che ha obbligato per anni alla sterilizzazione di massa dei corpi di migliaia di persone trans in Italia, nel silenzio e nell’indifferenza generale. Fino al 2015, infatti, nel nostro paese si pretendeva che migliaia di persone trans come me si privassero delle proprie gonadi per accedere ai documenti e per rassicurare lo Stato che non si sarebbero riprodotte. Io oggi ho 35 anni, ma sono in menopausa forzata da quando ne avevo 22 e ho problemi di salute che mi porterò avanti tutta la vita. Cosa ha da dire la politica al riguardo? Chi ci risarcisce di questa violenza?

Oggi sono un adulto, ma quando ero minorenne avrei voluto trovare meno tabù e più informazioni per non sentirmi sbagliato e per avere una salute psicologica migliore. Ora questi politici ci vogliono convincere di essere preoccupati per la nostra salute e per i bloccanti della pubertà che sono usati da decenni anche su bambini e bambine non transgender? Quando all’estero, ai nostri vicini che vivono in Spagna e Malta, sono garantiti trattamenti, screening e sospensori della pubertà e non viene richiesta alcuna diagnosi e si possono cambiare i documenti semplicemente andando in comune? Qui siamo fermi. È molto evidente dove stiano le responsabilità di tutto questo.

Noi ci aspettiamo che la politica si occupi di questi problemi invece di perdere tempo ad inventare teorie e ad insinuare che siamo qualcosa di astratto come una “ideologia”: siamo persone in carne ed ossa e abbiamo dei diritti. Li abbiamo ora che siamo adulti, ma ci spettavano anche da bambini: il diritto a crescere con spensieratezza, parlando e venendo ascoltati, accompagnati e sostenuti dalla propria famiglia. Ciò che la politica invece combatte fingendosi preoccupata. Bambini e bambine hanno il diritto di crescere in un paese che garantisca pari dignità educando tutti a liberarsi dai pregiudizi, affinché chiunque possa viversi in modo sereno anche al di fuori delle rigide aspettative sociali legate al binarismo di genere.”

Si vorrebbe chiedere nuovamente al comitato etico nazionale di esaminare l’uso della Triptorelina, il farmaco incriminato che sospende la pubertà. Nel febbraio del 2019 l’uso di questo farmaco, usato già per la pubertà precoce, è stato esteso alle persone adolescenti transgender dopo attenti studi e analisi da parte delle commissioni mediche, scientifiche e etiche. Si afferma che, essendo cambiati alcuni membri del comitato etico, forse oggi si darebbe una risposta differente. “Se riesaminano tutti i farmaci approvati dall’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco – dice Cristalli – allora nulla da dire, ma se dobbiamo andare a rivalutare un singolo farmaco, creando un problema perché si vuole mettere sotto la lente di ingrandimento solo una fascia di popolazione che guarda caso è anche una minoranza discriminata e quindi prenderla di mira e trattarla con una disparità di trattamento, allora no. Se c’è, come è evidente, la volontà di andare a minare i nostri diritti, soprattutto delle persone più giovani, bisogna parlare e opporsi”.

Questo è chiaramente un teatrino costruito ad hoc per creare false notizie e nutrire la transfobia in un paese che viene deliberatamente tenuto all’oscuro riguardo a che cosa significhi essere una persona transgender, mettendo a rischio la vita di molte persone. Che i politici facessero i politici e creassero leggi per la tutela dei diritti di chiunque, senza persone di serie A e persone di serie B.