Ambiente & Veleni

Biodiversità e aree archeologiche sul solco di Enea, ma a Pomezia la giunta di destra revoca l’istituzione di “Monumento naturale”

No al monumento naturale per le aree della Cava Tacconi, dei Laghetti di Pratica di Mare, delle Dune del Pigneto e di Campo di Selva, circa 600 ettari nel comune laziale di Pomezia. E’ la decisione del consiglio comunale, a maggioranza di centrodestra, che ha così interrotto un iter che aveva avviato poco più di due anni fa (quando la giunta era di colore diverso). Il riconoscimento di “monumento naturale” avrebbe dovuto tutelare “importanti aree a valenza geologica, archeologica e naturalistica” come spiegava una nota pubblicata il primo luglio 2023 sul portale del Comune. In particolare le ex cave Tacconi sono importanti dal punto di vista paleontologico, naturalistico (“un processo di rinaturalizzazione spontanea” ha portato alla formazione di aree rifugio per molte specie di uccelli, rettili e anfibi) e archeologico per siti collegati al mito di Enea. Un’area da tutelare, scriveva la Regione nella proposta di istituzione dell’area di tutela, per “preservare un paesaggio fortemente minacciato e oggetto di dinamiche di frammentazione e di degradazione a causa della diffusa antropizzazione”. Sul procedimento avviato dalla Pisana aveva dato rassicurazioni anche l’assessore Giancarlo Righini su input di un’interrogazione di Adriano Zuccalà e Valerio Novelli (M5s): “Si è in attesa delle ultime verifiche che gli uffici regionali dovranno effettuare” aveva detto Righini.

Ora la decisione del consiglio comunale di Pomezia. Una scelta che la giunta guidata dalla sindaca Veronica Felici rivendica: “Si sta riportando all’ordine il modo di governare la città a livello urbanistico – dichiara l’assessore all’Urbanistica Roberto Mambelli (Fdi) al giornale ilfaroonline.it – senza le contraddizioni delle passate amministrazioni, con una mano finti ambientalisti e con l’altra cementificatori senza scrupoli”. La collega titolare della delega all’Ambiente Francesca Vittori spiega che il ritiro della delibera è dovuto al “fatto che questi territori rappresentano una realtà piuttosto disarticolata e priva di quella necessaria omogeneità richiesta dalla legge regionale”. E quindi un tavolo tecnico – aggiunge – individuerà compiutamente le zone effettivamente comprese nella dimensione e caratteristica di ecosistema. Verranno così indicate con esattezza quali sono le aree da tutelare e quali, invece, potranno essere destinate a servizi”.

Il gruppo consiliare M5s di Pomezia la pensa diversamente. In una nota dichiara che “la sindaca Felici rimuove uno strumento che andava a tutelare le nostre campagne da edificazioni incontrollate e dall’installazione di praterie di pannelli solari. E lo fa con l’assurda motivazione di voler ‘migliorare’ l’atto e con la promessa di riportarla in consiglio, prima o poi”. Una posizione analoga ha il Wwf di Roma secondo cui “le aree archeologiche, i valori geologici dei geositi, gli ecosistemi di Pomezia tornano ad essere esposti a gravi minacce da un voto che sa di oscurantismo”. Motivo per il quale l’associazione ambientalista “chiede alla Regione Lazio di terminare comunque l’iter per l’istituzione di Monumento Naturale già avviato, salvaguardando integralmente i confini ed il perimetro delle aree protette così come individuate dalla stessa proposta regionale”.