Politica

Pozzolo sulla versione di Delmastro: “Esagera dicendo che era a Canicattì al momento dello sparo di Capodanno. Renzi non ha tutti i torti”

Non sono stato io a sparare, ma come sono andati i fatti lo racconterò prima ai pm”, aveva assicurato a Repubblica Emanuele Pozzolo, deputato di Fratelli d’Italia sospeso dal partito dopo i fatti dell’orami nota festa di Capodanno a Rosazza (Biella), alla quale partecipava anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, dove uno sparo partito presumibilmente dalla pistola di Pozzolo ha colpito Luca Campana, operaio di 31 anni e genero di Pablito Morello, capo scorta del sottosegretario. In una nuova intervista, questa volta al Foglio, Pozzolo è decisamente più loquace, soprattutto sulla versione di Delmastro, che non si sa spiegare.

“Dentro Fratelli d’Italia stanno accadendo cose strane, si cerca di uccidere me per salvare altri”. Inizia così l’intervista di quello che attualmente resta l’unico indagato per il veglione di Rosazza, in Piemonte. “Prima mi sentivo spesso con Giorgia”, spiega Pozzolo, confermando che la premier Meloni lo aveva scelto per illustrare alla Camera il cosiddetto Piano Mattei, il progetto del governo per l’Africa. Prima, appunto. Ribadisce la sua versione, che non è stato lui a sparare. La perizia balistica disposta dalla procura di Biella, a partire dal revolver calibro 22 sequestrato a Pozzolo e dalla pallottola che ha colpito Campana, richiederà due mesi. Nel frattempo gli inquirenti continueranno a interrogare i presenti per capire chi impugnava la pistola e chi era presente accanto a Pozzolo e Campana al momento dello sparo.

Delmastro ha detto di essere stato assente nell’istante del colpo di pistola, questa la sua versione. All’una e mezza di notte, quando è partito il colpo, si sarebbe allontanato da solo nella notte e avrebbe camminato per trecento metri con i sacchetti degli avanzi della cena per lasciarli in auto, nel parcheggio. Versione messa in dubbio da molti, ricorda il giornalista. Che riferisce di un lungo sospiro di Pozzolo, certo che la verità processuale confermerà la sua versione. Versione che però sembra contrastare con quella di Delmastro. “Andrea è come mio fratello Michele, almeno fino alla notte di Capodanno poi è scomparso, non ci siamo più sentiti. Non eravamo amici, ma fratelli. Però ora sembra che si voglia tutelare più una terza persona, e buttare giù dalla torre me”, ragiona. Una nota del coordinatore del partito, Giovanni Donzelli, dice che l’identità di chi ha sparato non cambia la posizione di Pozzolo, responsabile di non aver custodito la pistola.

Domanda: “Che sia per difendere l’eventuale possibilità, di cui si è parlato, che a sparare sia stato il caposcorta di Delmastro?”. “A naso direi di si. La nota di Donzelli mi farà riflettere tutta la notte“, risponde. Ancora: “Dentro FdI dicono che lei ha confermato che il sottosegretario non era nella sala al momento dello sparo. E questo li rincuora”. Pozzolo torna a quella notte: “Trecento metri in quel contesto sono tanti. Questa è una valle alpina piccola, molto stretta: trecento metri qui non sono come i trecento metri di Roma. E’ facile capire che c’è stata un’esagerazione. Ma non capisco perché esagerare troppo: non so se porta bene nella ricerca della verità”. Poi precisa dicendo che Delmastro non era “davanti” alla scena. “Andrea davanti non c’era, bisogna essere onesti. Che poi lui abbia esagerato dicendo che era a Canicatti è un’altra questione, di cui fatico a comprendere l’utilità. Non capisco perché, lui non era sicuramente un protagonista effettivo”.

La differenza, sottolinea il Foglio, “è che se uno viene chiamato a testimoniare e dice che si trovava fuori a 300 metri di distanza, può dire di non aver visto niente. A 300 metri non avrebbe visto il caposcorta sparare, per esempio”. “Certo, chiaro. Lo capisco. E’ possibile”, commenta Pozzolo, che dà ragione anche a Matteo Renzi quando, nel question time in Senato con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha sostenuto che Delmastro e la scorta si coprano a vicenda, ma che una scorta non lascia da solo un politico la notte di Capodanno in un parcheggio a trecento metri di distaza. “Renzi non ha tutti i torti, non crede?”. “Direi proprio di sì”.