Salute

Che cosa è la pseudodemenza e perché non va confusa con l’Alzheimer: “Questa è una condizione reversibile”. Ecco i sintomi a cui prestare attenzione

Può essere confusa con una forma di depressione o, peggio, malattia di Alzheimer. Alcuni sintomi sono infatti analoghi. Parliamo di pseudodemenza, una patologia che non rientra nei sistemi diagnostici ufficiali ed è oggetto di analisi controverse. Tuttavia, il termine viene utilizzato per distinguerla da altre forme di deterioramento psichico e cognitivo irreversibile, mentre la pseudodemenza può essere trattata con una certa efficacia.

Sintomi

La prima questione da risolvere è: quali sono i sintomi tipici per identificare la pseudodemenza in un paziente e quali le differenze con le forme di demenza vere e proprie? “I sintomi con cui si presenta una pseudodemenza sono difficoltà di concentrazione, distraibilità, problemi di memoria, difficoltà a trovare le parole, disorientamento, modificazioni del carattere e difficoltà a compiere gli atti della vita quotidiana”, risponde per IlFattoQuotidiano.it la professoressa Cecilia Perin, Responsabile dell’Unità Operativa Clinicizzata di Riabilitazione Specialistica delle Gravi Cerebrolesioni presso gli Istituti Clinici Zucchi di Carate Brianza e Direttrice della Scuola di Specializzazione in Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università Milano-Bicocca. “Si tratta di sintomi che si possono presentare con un inizio graduale e un andamento progressivo, come nel caso della demenza; o presentarsi subdolamente o in modo improvviso, oltre ad avere un andamento più discontinuo come nel caso della depressione. Inoltre, le pseudodemenze possono associarsi ad altri sintomi che di solito non accompagnano la demenza vera, soprattutto di ordine fisico: cefalea, stancabilità, inappetenza e insonnia. Ancora, vi possono essere modificazioni del carattere, demotivazione e visione pessimistica, come nel caso della depressione, e segni legati ad alterazioni degli esami ematochimici come un’alterazione del funzionamento della tiroide o carenze vitaminiche, soprattutto le vitamine del gruppo B”.

È vero che i sintomi possono essere confusi, per esempio, con l’Alzheimer o con una forma di depressione?

“Quando una persona lamenta i sintomi sopradescritti è necessario da subito mettere in diagnosi differenziale la possibilità di un Alzheimer e di altre situazioni capaci di dare problemi alle funzioni cognitive. Questo è molto importante soprattutto perché le forme curabili, come appunto le pseudodemenze, possono regredire parzialmente o totalmente se adeguatamente trattate”.

Cause e difficoltà di diagnosi

Quali sono le cause?

“Le più comuni sono: depressione, malattia alla tiroide (ipotiroidismo) o un’alterazione della pressione del liquido all’interno del cervello (idrocefalo normoteso)”.

È frequente un errore di diagnosi in caso di presenza di pseudodemenza? Quali criticità si possono incontrare?

Di solito è abbastanza facile arrivare a una diagnosi utilizzando i test neuropsicologici, gli esami ematochimici e radiologici. È vero però, soprattutto nel caso della depressione, che le due forme, cioè demenza e depressione, coesistano e si influenzino a vicenda. In questo caso, la cura di una depressione e la progressione nel tempo dei sintomi sono in grado di permettere una corretta diagnosi. Molto spesso troviamo, infatti, che l’esordio dell’Alzheimer avvenga sotto forma di una sindrome depressiva ma il suo trattamento non sia risolutivo e il declino cognitivo prosegua nel tempo. Va precisato che il percorso diagnostico non è quasi mai molto rapido, richiedendo, spesso, mesi di osservazione per distinguere tra associazione di due malattie piuttosto che l’esclusione di una o dell’altra”.

Cure

Come viene trattata con maggiore successo la pseudodemenza?

Correggendo le cause. Una vera depressione curata con farmaci antidepressivi permette di ritrovare, ai test neuropsicologici e nelle scale utili per indagare la capacità di eseguire in autonomia gli atti della vita quotidiana, un miglioramento nel tempo. Nel caso dell’ipotiroidismo, la terapia farmacologica permette di tornare ai livelli di cognitività precedenti e, nel caso dell’idrocefalo normoteso, l’intervento neurochirurgico di derivazione liquorale fa rientrare i sintomi cognitivi e motori”.

Quali altri consigli dare per orientare le persone verso diagnosi più certe?

“In presenza di difficoltà cognitive, è importante che una persona si rivolga ai centri per la diagnosi e la cura dei disturbi cognitivi e le demenze (in sigla CDCD), dove viene avviato l’iter diagnostico che inizia con i test neuropsicologici, una batteria di esami ematochimici e neuroradiologici su cui vi è una universale concordanza”.