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Inchiesta Anas-Verdini, le opposizioni chiamano Salvini a riferire in Aula: i cinque elementi per cui la richiesta è fondata

Un’informativa urgente da parte del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. O almeno un intervento chiarificatore del governo di centrodestra, di cui la Lega è parte fondamentale. Al netto delle differenze dialettiche, è stata questa la richiesta delle opposizioni in merito agli sviluppi dell’inchiesta sulle commesse Anas che coinvolge Tommaso Verdini (ai domiciliari) e suo padre Denis (indagato), che devono rispondere alle accuse di corruzione e turbativa d’asta. Un’istanza, quella del M5s a cui si sono accodati Pd e Verdi-Sinistra, che ha provocato la reazione sdegnata non tanto della maggioranza (da sottolineare il silenzio di Fratelli d’Italia), quanto di Azione, con il solito Enrico Costa a replicare duramente alle richieste di Federico Cafiero de Raho, Deborah Serracchiani e Angelo Bonelli. Per il deputato calendiano, guarda caso autore dell’emendamento-bavaglio che vieta la pubblicazione letterale delle ordinanze di custodia cautelare, l’aula di Montecitorio “non è un tribunale”, quindi non bisogna “portare avanti lo schema delle informative a gettone”. E ancora: “Sono fatti del 2021, quando c’era il Governo Draghi, è evidente che andare a chiamare un ministro in carica su temi passati sia una cosa fatta a sproposito”.

video di Manolo Lanaro

I 5 motivi per cui la richiesta di informativa è legittima – L’ultragarantista Costa, tuttavia, non ha considerato una serie di fattori che rendono quasi logica la richiesta delle opposizioni di portare il leader della Lega in Aula a riferire sull’inchiesta. Almeno cinque. Il primo: Matteo Salvini è ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ovvero il dicastero di riferimento dell’Anas e dei relativi appalti, quindi l’istituzione giusta per rassicurare il parlamento su quanto sta accadendo. Il secondo: Matteo Salvini è da anni il compagno di Francesca Verdini, quindi è al tempo stesso cognato di Tommaso Verdini e genero di Denis Verdini, ovvero i due personaggi su cui ruota l’inchiesta (e le accuse) della Procura di Roma. Il terzo: nelle carte è menzionato più volte Federico Freni, esponente di spicco della Lega di Salvini nonché sottosegretario al Mef adesso (col leghista Giorgetti ministro) e ai tempi dei fatti contestati dai magistrati che indagano sul caso. Il quarto: Fabio Pileri, socio di Tommaso Verdini nella società Inver, in una intercettazione presente negli atti parlava di un “accordo fatto con quelli della Lega di futura collaborazione con Matteo e con noi tramite Freni un rapporto di intermediazione“. Il quinto: sempre nell’ordinanza di custodia cautelare è citato direttamente lo stesso Matteo Salvini, ovvero quando i soci di Verdini junior commentano la ripresa dei rapporti con alcuni imprenditori “guarda caso dopo che Salvini si è insediato”.

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La richiesta delle opposizioni e la reazione di Costa – A sollevare il caso dell’inchiesta Verdini era stato Federico Cafiero de Raho dei 5 Stelle, chiedendo un’informativa urgente di Salvini sul “sistema di consulenza e appalti pubblici banditi da Anas” perché “bisogna che il parlamento sappia in quale misura i fatti coinvolgano Anas, per quanti e quali appalti, quali misure adottate per prevenire la corruzione, quale coinvolgimento degli esponenti delle istituzioni” e per questo “chiediamo che il ministro venga urgentemente a riferire rispettando in pieno la presunzione di innocenza ma pretendendo chiarezza sui fatti di cui la stampa parla”. Alla richiesta si è associato il Pd con Debora Serracchiani: “Apprendiamo dai quotidiani odierni vicende gravissime che riguardano alcuni membri del governo. Non ci riguarda la vicenda giudiziaria che avrà il suo corso, ma il punto politico sì – ha detto Serracchiani – Il governo non ha ancora ritenuto di smentire quanto riportato dai giornali. È necessario quindi fare chiarezza circa comportamenti incompatibili con il buon funzionamento delle istituzioni“. E poi Angelo Bonelli per Avs: “La vicenda giudiziaria farà il suo corso, ma che esponenti di governo incontrino in abitazioni private o a cena imprenditori con interessi su appalti è un problema politico”.

“Con l’emendamento Costa i cittadini non avrebbero saputo” – Nel suo intervento, Serracchiani ha citato anche l’emendamento Costa: “Rileviamo inoltre che veniamo a conoscenza di queste gravi vicende dal contenuto dell’ordinanza di custodia cautelare, proprio quell’atto che, grazie all’emendamento bavaglio all’informazione di Costa e della maggioranza, non sarà più possibile apprendere come cittadini”. E a stretto giro è intervenuto l’esponente di Azione. “Vorrei ricordare a Cafiero de Raho che non siamo in tribunale a fare requisitorie, vorrei ricordargli sommessamente che ha cambiato mestiere”. E qui già sono partite le prime protesta dai banchi delle altre opposizioni (perché sulla carta Azione fa parte delle opposizioni). Poi Costa ha continuato col garantismo pro casta: “Ho ascoltato l’onorevole Bonelli dire ‘non siamo interessati dalle vicende giudiziarie’ quando ogni settimana presenta un esposto alla magistratura” e “ho ascoltato l’onorevole Serracchiani dire che è una ‘questione politica’, quando con alcuni esponenti del suo partito ha cercato di costituirsi parte civile nel procedimento penale nei confronti di un sottosegretario”. Quindi Costa, interrotto più volte, ha bocciato la richiesta di informativa di Salvini: “Non possiamo portare avanti lo schema delle informative a gettone, a gettone della stampa quotidiana. Non si interessa il Parlamento all’inizio di un inchiesta. Anche io ho letto il riferimento a un sottosegretario non indagato ma mi sembra che siano fatti del 2021, quando c’era il governo Draghi, è evidente che andare a chiamare un ministro in carica su temi passati sia una cosa fatta a sproposito“.