Politica

Si farà il Giurì d’Onore della Camera chiesto da Giuseppe Conte per confutare le accuse sulla ratifica del Mes

Si farà il Giurì d’Onore alla Camera chiesto dal leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte in seguito alle dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni riguardanti la .Lo ha annunciato il presidente di Montecitorio Lorenzo Fontana. “Ho assunto una decisione qualche giorno fa. Si farà. Lo presiederà Giorgio Mulè ed auspico che si possa dirimere la questione”, ha affermato Fontana. “Una scelta doverosa ed apprezzabile, commenta Giuseppe Conte. Il Giurì d’Onore è una commissione d’indagine contemplata dall’art. 58 del regolamento parlamentare. L’istituzione può essere chiesta da un deputato qualora si senta offeso nella sua onorabilità da accuse che gli siano state mosse nel corso di una discussione. Il Giurì ha quindi il compito di valutare la fondatezza delle accuse. Al Giurì viene solitamente assegnato un termine per riferire all’Assemblea sugli esiti della sua attività. Della relazione del Giurì l’Assemblea si limita a prendere atto, senza dibattito né votazione. L’ultima volta che un Giurì è stato costituito è successo sempre per decisione di Fontana il 31 gennaio scorso. In quel caso la richiesta proveniva dal Pd per le dichiarazioni in aula di Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, contro 3 deputati Dem per la visita in carcere all’anarchico Alfredo Cospito in regime di 41 bis e in sciopero della fame da oltre 100 giorni.

Il caso Conte- Meloni riguarda invece la delicata questione del Mes, il fondo salva stati europeo di cui il Parlamento ha appena bocciato la ratifica della riforma. Durante il dibattito svoltosi in Aula lo scorso 13 dicembre, la presidente del Consiglio ha accusato Giuseppe Conte di aver acconsentito “alla chetichella” alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità il giorno successivo alle sue dimissioni. A sostegno di questa ricostruzione Meloni ha mostrato un fax inviato dall’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Maurizio Massari, in quel momento rappresentante permanente dell’Italia a Bruxelles, con l’autorizzazione a firmare. Tuttavia basta rimettere insieme le tappe degli accadimenti per smontare la ricostruzione di Meloni. Il Parlamento fu consultato. Il 9 dicembre 2020 una risoluzione dell’allora maggioranza (M5s, Pd, Iv, Leu) approvata da entrambe le Camere impegnò l’esecutivo “a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’Eurogruppo e all’ordine del giorno dell’Eurosummit sulla riforma del trattato del Mes”. E proprio in base a quella risoluzione il 20 gennaio Di Maio diede incarico all’ambasciatore Massari di sottoscrivere l’accordo, attuando quell’impegno. L’iter si completò – come da programma dell’Eurogruppo – sempre il 27 gennaio in sede di Eurogruppo. Il caso volle che il 26 Conte desse le dimissioni da presidente del Consiglio, per effetto della crisi di governo aperta l’11 gennaio da Matteo Renzi. Ma la decisione del suo governo di procedere con la sottoscrizione della modifica del trattato risaliva a un mese prima.