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Ponte sullo Stretto, la Regione Sicilia dice no al governo: “Nostro contributo finanziario per l’opera? Scelta mai condivisa. Salvini si attivi”

Il Ponte sullo Stretto a spese (soprattutto) di Sicilia e Calabria? I primi a opporsi alla nuova trovata del governo sono i diretti interessati. La Regione Siciliana, guidata dal forzista Renato Schifani, dopo la notizia dell’emendamento della maggioranza ha fatto sapere che non ci sta: “Abbiamo sempre espresso totale disponibilità – si legge in una nota – verso la realizzazione dell’opera” che considerano “strategica” e per questo “la giunta si era impegnata a destinare un miliardo di euro di risorse del Fes 2021-2027, dandone comunicazione al ministro Salvini”. Ma le ultime evoluzioni, dicono, non erano concordate. “La decisione governativa per cui la quota di nostra compartecipazione debba essere di 1,3 miliardi non è mai stata condivisa dall’esecutivo regionale”, dichiarano. E proprio la nota si chiude con un messaggio al ministro dei Trasporti leghista Matteo Salvini che, scrive la Regione, “si auspica si possa attivare per restituire le maggiori risorse sottratte alla Sicilia, necessarie per sostenere investimenti per lo sviluppo dell’Isola”.

Sotto accusa c’è infatti, uno degli emendamenti alla Manovra arrivati nella tarda serata di martedì con il quale si rimodulano i fondi per il Ponte sullo Stretto, sottraendo 2,3 miliardi di euro ai fondi di sviluppo e coesione (Fsc) per alleggerire il conto dello Stato senza toccare lo stanziamento complessivo di 11,6 miliardi. La maggior parte delle risorse (1,6 miliardi), è il piano, verranno quindi dalla quota di fondi Fsc di Sicilia e Calabria, mentre 718 milioni saranno presi dalla quota dell’amministrazione centrale.

Ma non protesta solo la Regione Sicilia. “Siamo di fronte ad un fatto gravissimo”, ha detto il capogruppo dem a Palazzo Madama Francesco Boccia. “Il governo sta letteralmente raggirando il Parlamento. Per dare copertura ad emendamenti bandiera come quello del Ponte, sposta risorse che in realtà sono già utilizzate, muovendole come i famosi carrarmati di Mussolini”. Stessa linea anche per il M5s: “La rapina, ai cittadini calabresi e siciliani, è compiuta”, hanno dichiarato in una nota.

“Sono loro, infatti, che pagheranno, a caro prezzo, il Ponte sullo Stretto voluto da Salvini – ha aggiunto ancora il Movimento – con risorse che sarebbero dovute servire ad altro, per supportare cioè la crescita di due territori fra i più poveri d’Europa”. Proteste trasversali, dunque, alle quali il ministero di Salvini ha risposto con una stringata nota: “Il dossier Ponte sullo Stretto prosegue come da programma. C’è la totale copertura economica e la giusta partecipazione finanziaria delle Regioni. L’obiettivo è rispettare i tempi, iniziando i lavori nel 2024, per offrire a tutti gli italiani un’opera attesa da decenni”.

Malumori arrivano anche dai territori. “Come i faraoni dell’antico Egitto, che impegnavano risorse economiche immani per costruire le ambiziose piramidi – ha detto il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita – Salvini rastrella con ogni mezzo i soldi per finanziare un’opera che la Calabria non ha mai voluto e cercato. La smania di passare alla storia come il realizzatore del ponte sta portando il vicepremier leghista a rastrellare tutte le risorse disponibili, anche a costo di privare la già debole Calabria degli strumenti finanziari per programmare il suo sviluppo”. Mentre il capogruppo dem nel consiglio regionale della Calabria Mimmo Bevacqua ha attaccato: “Siamo davanti al governo nazionale più antimeridionalista della storia. E non poteva essere diversamente visto che è pesantemente influenzato dalle volontà della Lega e di Matteo Salvini”.