Calcio

Milano-Cortina, Inter e Milan si ritrovano sfrattate per i Giochi: rischio incassi a picco. E nessuno s’è accorto che c’è anche la Champions

Il 6 febbraio 2026 è la data cerchiata in rosso sul calendario. Per gli organizzatori, iniziano le Olimpiadi di Milano-Cortina. Per Inter e Milan, l’incubo di un mese senza San Siro, “prenotato dai Giochi”: un rompicapo per i calendari calcistici, un fastidio milionario per le due squadre di Milano. L’ultimo danno collaterale dei Giochi italiani. Povere Olimpiadi: fanno danni anche senza volerlo. L’ultima vittima, dopo i conti disastrati dello Stato e la reputazione rovinata dell’Italia nel mondo, sono Inter e Milan. Stavolta il pasticcio riguarda San Siro, di cui fin qui si è parlato solo per il motivo sbagliato.

Lo sfratto a fine 2025 – All’inizio era una delle grandi incognite del dossier. Ora che il progetto di demolizione è andato in archivio, almeno per il momento, non c’è dubbio che la cerimonia inaugurale si terrà al Meazza, il 6 febbraio del 2026. Sembrava tutto apposto ma non è così. Pur trattandosi dell’unico evento previsto nello stadio, l’impegno non si esaurirà in quella singola data: le regole olimpiche stabiliscono infatti che l’impianto venga consegnato al Cio circa un mese prima, dunque da inizio gennaio. È una delle tante clausole che ha firmato il Comune di Milano, proprietario dell’impianto. E ciò significa che Inter e Milan, che lo utilizzano in concessione, riceveranno un bell’avviso di sfratto a fine 2025. Praticamente una catastrofe.

In A almeno 3 gare in campo neutro – Il problema riguarderà innanzitutto il campionato. In Lega Calcio sanno già che risolverlo sarà un rompicapo. Dall’Epifania alla prima decade di febbraio in Serie A si disputano abitualmente 6-7 giornate: ed è escluso che Inter e Milan possano giocarle tutte in trasferta, il calendario non può fare miracoli. Significa che le due squadre dovranno emigrare per almeno 3 partite a testa, scegliendo uno stadio di riserva. Considerate le incompatibilità ambientali (Bergamo, Torino, Verona sono fuori discussione, Genova ha già due squadre) al Nord le possibilità non sono molte: Reggio Emilia e Udine hanno già fatto al caso in passato, ma sono anche stadi molto più piccoli di San Siro. C’è qualche opzione più grande al Sud (Bari, ad esempio), ma comporta tanti chilometri extra di trasferta. I tecnici della Lega dovrebbero invece riuscire ad evitare il disagio della Coppa Italia, concentrando ottavi e quarti fra dicembre e fine febbraio.

La Champions “ignorata” – Il vero problema, però, si chiama Champions League, ed è l’ennesimo contrattempo che ha trovato impreparata la Fondazione. A Milano-Cortina erano tranquilli: le coppe internazionali vanno in “letargo” a dicembre e riprendono solo a marzo con la fase ad eliminazione diretta. Era così almeno nel 2019, quando la manifestazione fu assegnata all’Italia. Nel frattempo però la Uefa ha cambiato formula e a Milano-Cortina manco se ne sono accorti subito: con la nuova “super-Champions” che debutterà l’anno prossimo, con più squadre e più partite, i gironi durano fino a fine gennaio. Ci sono almeno due turni a gennaio, durante il periodo di indisponibilità di San Siro. Per non parlare dello spareggio di inizio febbraio per accedere agli ottavi. Trattandosi di un impegno dovuto al Cio, massimo organo in ambito sportivo, la Uefa concederà ovviamente la deroga a giocare in una sede diversa (in ambito europeo non si potrebbe fare). È vero che Inter e Milan non è detto si qualifichino alla Champions (non sarebbe troppo diverso con l’Europa League) ma le probabilità sono alte. E il danno sicuro.

Il danno economico – Quello economico, è devastante: le milanesi fanno sold-out praticamente tutte le domeniche, con i 70mila posti di San Siro in un big-match di A o di Champions superano i 5 milioni di euro di incasso a gara, cifra che si dimezzerà in campo neutro (difficile trovare alternative con più di 30-40mila posti). Senza dimenticare il fatto che una quota dei diritti tv viene ripartita alla fine della stagione in base alle presenze allo stadio, e il dato delle milanesi, sempre in testa in questa speciale classifica, è destinato a calare nell’anno dei Giochi. Poi c’è il danno sportivo, ed è inestimabile: giocare per un mese (e almeno una partita di coppa, potenzialmente decisiva) lontano dalla roccaforte San Siro, senza i propri tifosi, sobbarcandosi chilometri in più di trasferta. Un altro grande successo delle Olimpiadi italiane.

@lVendemiale