I Paesi Bassi hanno un nuovo leader

Quando, a luglio, il primo ministro olandese Mark Rutte ha dato le dimissioni, abbiamo parlato del potenziale rischio, per i Paesi Bassi e per il resto dell’Europa, di una vittoria populista alle elezioni previste per l’autunno. Il timore sembra essersi concretizzato: il 22 novembre Geert Wilders, leader del Partito per la libertà e politico antieuropeista e antimmigrazione, ha ottenuto il 23,5 per cento dei voti e di conseguenza la maggioranza relativa dei seggi in parlamento (37 su 150). Il secondo posto nelle elezioni legislative è stato ottenuto dall’alleanza dei socialdemocratici e degli ecologisti (PvdA- GroenLinks) con 25 seggi, e il terzo dai liberali di destra (Vvd, il partito dell’ex primo ministro Mark Rutte) con 24.

Inizia ora il processo di costruzione della coalizione, che potrebbe durare anche diversi mesi. Wilders vorrebbe formare una maggioranza di centrodestra. E tra i partiti candidati a farne parte ci sono il Vvd, il Movimento contadino-cittadino (Bbb) e Nuovo contratto sociale (Nsc), per arrivare a più di 80 seggi.

I Passi Bassi seguono così la scia europea, che vede sempre più leader dei maggiori paesi appartenenti alla destra estrema. Le promesse di Wilders sono estremamente radicali: parla di un possibile referendum per l’uscita dall’Unione europea (Nexit) e dell’ulteriore inasprimento delle politiche migratorie.