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Saturnino: “Ero in metropolitana a Milano, come si sono chiuse le porte mi sono reso conto. Ma una soluzione contro i furti c’è”. La proposta del musicista

"Mi chiedo: se i social di continuo mostrano queste persone in azione, e si vede che sono sempre le stesse o quasi, perché non bloccarle? Gli strumenti, anche tecnologici, ci sono", ha detto il musicista al Corriere a proposito della microcriminalità a Milano

Saturnino Celani si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera nella quale parla di sé e della sua lunga carriera assieme a Jovanotti ma non solo. E parla tanto anche di Milano, la città in cui vive e che ultimamente non trova così rassicurante. Sulla falsariga di quanto raccontato da Corrado Tedeschi, il musicista spiega di amare sposarsi in bicicletta ma aggiunge: “In città usarla è un problema. Intanto perché è pericoloso, poi perché te la rubano…”. Le cose non sono migliori con la metropolitana che è sì “comodissima” ma “ci sono i borseggiatori. L’ho provato a mie spese: quest’estate in un secondo mi sono trovato senza portacarte“. Allora come si sposta Saturnino per Milano? “Non si può mica sempre prendere il taxi. Il mio mezzo di trasporto per eccellenza è il motorino. E anche qui: di incidenti ne ho già avuti due. È andata bene e me la sono cavata…”. E quindi sì, qualcosa che cambierebbe certo che c’è perché “Milano ha una capacità di accogliere non comune ma “potrebbe migliorare è il controllo per scoraggiare la microcriminalità“. Il racconto del furto subito in metro è dettagliato: “Ero sulla Gialla, a luglio, da piazzale Missori andavo in Centrale. Ho percepito alcuni movimenti, come si sono chiuse le porte mi sono reso conto di non avere più il portafoglio (…) Ero davvero amareggiato. Se una cosa così fosse capitata – e capita – a un pensionato che si vede togliere risparmi importanti? Il mio messaggio (social, ndr) era uno sfogo personale, la microcriminalità è un problema: fa la differenza nella sensazione di libertà di muoversi. Mi chiedo: se i social di continuo mostrano queste persone in azione, e si vede che sono sempre le stesse o quasi, perché non bloccarle? Gli strumenti, anche tecnologici, ci sono”. E la proposta è quella del “riconoscimento facciale” che non crea, dice, un problema di privacy: “Un mezzo pubblico è pubblico. Per salire sugli aerei ti fanno i questionari risalendo fino alla prima elementare…”.