Società

La probabilità di una terza guerra mondiale non è così piccola: ci tocca resistere come possiamo

L’unico modo che abbiamo di capire qualcosa del futuro è studiare il passato. Così, qualche anno fa, con i miei colleghi Gianluca Martelloni e Francesca Di Patti abbiamo analizzato il più ampio database disponibile sulle guerre, quello creato da Peter Brecke nel 2011 che copre i passati 600 anni di battaglie e massacri. La nostra idea era di cercare qualche regolarità o periodicità nelle guerre del passato per cercare di valutare la probabilità di nuove guerre. I risultati li trovate a questo link.

Quando analizzi una serie di dati in funzione del tempo, ti puoi aspettare varie cose. Possono mostrare delle periodicità, o seguire qualche legge specifica. In questo caso, si possono fare delle previsioni, perlomeno approssimate. Oppure, la sequenza degli eventi può essere completamente casuale. In questo secondo caso, nessuna previsione è possibile: non puoi fare altro che dire un’Ave Maria mentre le bombe ti cadono intorno.

Nel caso delle guerre, abbiamo trovato che nessuno di questi due casi è quello giusto. Non c’è nessuna periodicità rilevabile nella serie di dati, ma non è nemmeno vero che la sequenza è completamente casuale. Le guerre grandi sono meno probabili di quelle piccole, in accordo con una “legge di potenza” (non intesa come la città della Basilicata!). Vuol dire che la frequenza di un certo evento è proporzionale alla sua dimensione elevata a un esponente (la “potenza”). Ci aspettavamo un risultato del genere: era stato già osservato per sequenze di dati meno estese.

Quello che abbiamo trovato non ci permette di fare previsioni esatte, ma ci dice che la probabilità che ci arrivi addosso una terza guerra mondiale non è così piccola come potremmo sperare che sia. Ci dice anche qualcosa sul meccanismo che genera le guerre. La “legge di potenza” è un tipico risultato del modello della “pila di sabbia” proposto da Bak, Tang e Wiesenfeld nel 1987. L’idea è che un granello di sabbia inizia a rotolare giù. Colpisce altri granelli di sabbia, che iniziano anch’essi a rotolare giù. Presto, un gran numero di granelli scivolano giù, creando una frana. Il meccanismo opera per tutti quei sistemi detti “Sistemi Complessi Adattativi”. Accade per fenomeni fisici, come terremoti, frane, valanghe e simili. Si verifica anche nei sistemi biologici, sociali ed economici. E anche per le guerre.

Così, il futuro non si presenta roseo. Se le cose rimangono quelle che sono, è praticamente sicuro che prima o poi ci arriverà addosso una terza guerra mondiale, forse anche più grande e distruttiva delle prime due. Vista la situazione attuale, potrebbe essere esattamente quello che sta per succedere.

Possiamo fare qualcosa contro questo terribile destino? Sfortunatamente, non è facile. Un problema è che non possiamo identificare una singola entità che controlla la guerra. Non esiste un malvagio Sauron che dalla sua Torre Oscura di Barad-dûr invia orde di orchi a invadere le terre degli uomini. La guerra nasce da piccole perturbazioni: un gruppo di fanatici, una lobby finanziaria, qualche dittatore in difficoltà o qualche politico in cerca di prestigio. Basta poco per dare origine a una valanga di eventi incontrollabile che alla fine creano una guerra mondiale, anche al di là delle intenzioni di chi ha scatenato la perturbazione iniziale. E’ già successo, e potrebbe succedere ancora.

Prima o poi, tutte le guerre finiscono per l’esaurimento delle risorse necessarie per combatterle. Succederà anche per quella in corso. Nel frattempo, la cosa migliore che possiamo fare è resistere come possiamo all’ondata di follia che ci sta sommergendo. Se siamo solo dei sassolini in una grande frana, possiamo almeno cercare di non rotolare giù, e possiamo anche provare a impedire che altri sassolini rotolino. E per riuscirci dobbiamo come minimo evitare di fare il tifo per l’una o l’altra parte. Riusciremo a fermare la frana? Difficile, ma non impossibile. In ogni caso, l’unica cosa che possiamo dire con certezza è che il futuro non è mai esattamente come il passato. La speranza della pace resta viva per tutti noi.