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“440mila vittime di abusi sessuali in ambienti religiosi, quasi la metà sono minori”: l’indagine del Difensore civico

In Spagna circa 440mila persone, ossia l’1.13% della popolazione maggiorenne, dichiara di aver subito abusi sessuali in ambienti religiosi. Di questa percentuale, lo 0.6% afferma di averle subite direttamente da parte di un prete o religioso cattolico, mentre gli altri dicono di averle subite da parte di laici. Inoltre, quasi la metà dei casi, circa 200mila, riguarda minori. Sono queste le cifre emerse da un sondaggio commissionato dal Congresso dei deputati nel marzo 2022, con l’unico voto contrario di Vox, e affidato al Difensore civico, una struttura indipendente che si occupa della tutela dei diritti fondamentali della persona.

Durata 15 mesi e realizzata dalla società GAD3, l’indagine è nata da un’inchiesta del quotidiano spagnolo El País. Il rapporto è lungo ben 777 pagine, di cui oltre 100 contengono le testimonianze di 487 vittime, ed è stato realizzato attraverso interviste a oltre 8mila persone. Alla luce di questa informativa, il primo resoconto ufficiale sul fenomeno della pedofilia in Spagna, il paese è diventato primo al mondo per stime ufficiali delle vittime di abusi sessuali nella Chiesa cattolica. A presentare il rapporto alla stessa Camera che lo aveva commissionato è stato, venerdì 27 ottobre, proprio il Difensore civico Ángel Gabilondo, ex ministro dell’Educazione del governo Zapatero.

L’indagine contiene altri dati. Come riferito dal Difensore civico, un terzo delle vittime dichiara di aver avuto sintomi da stress post traumatico. Altrettanti dicono di aver sofferto di depressione e di aver avuto pensieri suicidi. Nel 3.36% dei casi, poi, l’abuso è avvenuto in ambito familiare. Il 72% ritiene il fenomeno un problema sociale “molto grave”, per il 24.4% invece è “piuttosto grave”, mentre la maggioranza degli intervistati sostiene che non siano state prese misure adeguate per contrastarlo.

Secondo quanto dichiarato dal Difensore civico, il “rapporto non ha la pretesa di essere l’ultima parola né tanto meno una soluzione definitiva a un danno così grande, piuttosto aspira a contribuire alla presa di coscienza” da parte della società spagnola. La Spagna è infatti “arrivata tardi”, sostiene Gabilondo, ossia dopo indagini simili condotte in altri Stati: basti pensare alla Francia, dove uno studio del 2021 stimò 330mila vittime di abusi in ambito religioso. Sottolineando come le testimonianze delle vittime meritino “di essere ascoltate”, il Difensore civico ha denunciato al contempo “il silenzio di chi avrebbe potuto fare di più per prevenire” il fenomeno. Anche perché “non è vero che tutti sapevano, ma non è vero che nessuno sapeva”: di qui la proposta di un fondo di risarcimento statale per le vittime della pedofilia nella Chiesa.

“Abbiamo scritto a tutti i vescovi”, ha aggiunto Gabilondo. “Alcuni di loro ci hanno risposto, ci hanno aperto i loro archivi. Altri invece ci hanno rimproverato. Direi una bugia se dicessi che nessuno ha collaborato con noi, o se dicessi che c’è stata una collaborazione straordinaria”. Giudicando “insufficiente e tardiva” la risposta data dalla Chiesa finora, il Difensore civico ha comunque riconosciuto “un cambio di atteggiamento”, come se in ambiente ecclesiastico avessero “preso coscienza che lo scandalo maggiore sarebbe quello di non collaborare esplicitamente con una società che vuole sapere la verità”. E in effetti, la Conferenza episcopale spagnola ha già annunciato per il 30 ottobre un’Assemblea plenaria straordinaria, alla quale parteciperanno i vescovi proprio per studiare e valutare il rapporto.

L’indagine verrà consegnata nei prossimi giorni al governo spagnolo. Ma il premier Pedro Sanchez ha già rilasciato un commento, descrivendo lo studio come “una pietra miliare nella storia della democrazia spagnola”. Dando merito al Difensore civico per il suo “ottimo lavoro”, Sanchez ha poi dichiarato di voler “fare il possibile per affrontare questo problema”, come esecutivo e come politica. “Da oggi siamo un Paese migliore perché oggi è emerso qualcosa che tutti sapevano ma di cui nessuno voleva parlare”, ha aggiunto il premier.