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Dall’Afghanistan del 7 ottobre 2001 a Israele il 7 ottobre 2023: errori su orrori

“Comprendiamo la vostra rabbia, ma non commettete i nostri errori dopo l’11 settembre” ha detto Joe Biden a Benyamin Netanyahu nella visita a Tel Aviv del 19 ottobre. Gli errori degli Usa dopo l’orrore dell’attentato terroristico alle Torri gemelle sono iniziati proprio il 7 ottobre 2001 con l’aggressione militare all’Afghanistan (nonostante nessuno degli attentatori fosse cittadino afghano) e furono ripetuti due anni dopo con l’aggressione militare all’Iraq (con il pretesto inventato dagli Usa delle inesistenti armi di distruzione di massa del regime iracheno).

In quella guerra chiusa nell’agosto 2021 con la fuga da Kabul non hanno vinto gli statunitensi, che dopo vent’anni di occupazione militare e 2.300 miliardi di dollari bruciati sono tornati a casa lasciando il caos dietro di loro e migliaia di soldati morti, molti di più delle vittime da vendicare. Non hanno vinto gli afghani, che hanno avuto centinaia di migliaia di vittime tra la popolazione civile e un paese distrutto. Non hanno vinto le donne afghane, rigettate nel medioevo proprio da quelli che vent’anni prima si erano imposti come “liberatori”, salvo abbandonarle al loro destino quando hanno deciso che era ora di andarsene. Un orrore più grande nel quale hanno perso tutti, tranne coloro che nelle guerre vincono sempre: il complesso militare-industriale, quell’industria bellica che in vent’anni di guerra ha visto raddoppiare i propri profitti.

Un fallimento etico e un errore politico, come sembra riconoscere ora Biden, che pure si è contraddetto il giorno dopo con lo stanziamento di 100 miliardi di dollari di aiuti militari per le guerre di Israele, Ucraina e Taiwan (che ancora non è scoppiata, ma meglio prepararla…).

Eppure c’è chi nel 2001 (e nel 2003 e nei vent’anni successivi) aveva messo in guardia proprio contro l’errore della guerra, madre di tutti gli orrori, negli Usa e in tutto il mondo: i movimenti per la pace che tra il 2001 e il 2003 fecero ovunque straordinarie manifestazioni per scongiurare le guerre. “Se alla violenza del loro attacco alle Torri gemelle noi risponderemo con una ancor più terribile violenza” – scriveva Tiziano Terzani dalla pagine del Corriere della Sera il 4 ottobre del 2001 – “ora in Afghanistan, poi in Iraq, poi chi sa dove, alla nostra ne seguirà necessariamente una loro ancora più orribile e poi un’altra nostra e così via”. Terzani prevedeva – e molti di noi con lui – l’escalation di guerre e terrorismi, colpi e contraccolpi sullo scenario internazionale che, con un effetto farfalla globale, ha portato alla “terza guerra mondiale a pezzetti” (papa Francesco), che si vanno man mano rinsaldando.

Ma i pacifisti, che indicano soluzioni nonviolente ai conflitti internazionali, non furono ascoltati e anzi – allora come oggi – furono additati come nemici del “mondo libero” in quanto “amici” del nemico, ossia (di volta in volta) dei “talebani”, di Saddam Hussein, Muammar Gheddafi… fino a Vladimir Putin. I pacifisti avrebbero voluto evitare quegli errori che oggi Biden chiede a Netanyahu di non commettere. Invece furono ascoltate le scomposte odi alla guerra, come quella di Oriana Fallaci, per “la rabbia e l’orgoglio”, di cui molti oggi sono tristi epigoni soprattutto tra i media e i politici italiani.

La vendetta militare del governo di Israele contro la martoriata striscia di Gaza, in risposta all’orrore dell’azione terrorista di Hamas del 7 ottobre, ha già più che triplicato le vittime palestinesi (tra le quali 1.600 bambini, certifica l’Unicef al 21 ottobre) rispetto alle vittime israeliane, in un tragico bollettino di guerra nel quale, solo negli ultimi quindici anni (fino allo scorso settembre), i dati delle Nazioni Unite contavano già 6.407 morti tra i palestinesi e 308 tra gli israeliani. Un orrore continuo, una strage degli innocenti, un crimine di guerra in corso senza alcuna giustificazione etica, come senza giustificazione è stato il crimine dei miliziani di Hamas, ma con molte più vittime e da molto più tempo. Alla quale si aggiunge la pulizia etnica della popolazione civile costretta a fuggire da Gaza city per non essere massacrata.

Errori e orrori realizzati con il supporto unanime e acritico dei governi europei, incapaci di dire una parola di pace, al punto da spingere il vecchio saggio Edgar Morin a porre la domanda fondamentale: “La conseguenza della Shoah, parola che significa catastrofe, è stata la Naqba, parola palestinese con lo stesso significato, che è stata di fatto la catastrofe della Palestina araba. Come è necessario mantenere viva la memoria dei milioni di vittime del nazismo, così altrettanto il rispetto di questa memoria non può giustificare il dominio di Israele sul popolo palestinese, che è innocente rispetto ai crimini di Auschwitz. La maledizione di Auschwitz deve essere il privilegio che giustifica ogni repressione israeliana?” (la Repubblica, 20 ottobre 2023).

Mentre – oggi come nel 2001-2003 – negli Usa e in molti paesi europei si svolgono iniziative e manifestazioni per la pace (in Italia promosse, tra gli altri, dalla Rete Italiana Pace e Disarmo) e in Israele si levano le voci contrarie alla guerra e per il riconoscimento dei diritti del popolo palestinese da parte di molte organizzazioni e intellettuali pacifisti, i vertici europei – mentre onorano giustamente le vittime israeliane del crimine di Hamas – non riconoscono alle vittime civili palestinesi dei criminali bombardamenti israeliani neanche “uguale dignità di lutto”, per citare la filosofa Judith Butler. Non l’ha riconosciuta Ursula von der Leyen in occasione del minuto di silenzio celebrato dal collegio dei commissari Ue in onore delle vittime degli attentati in Israele l’11 ottobre. Non l’hanno riconosciuta i vertici sportivi europei il 17 ottobre, mentre centinaia di civili palestinesi morivano sotto il bombardamento dell’ospedale di Gaza sommandosi alle migliaia dei bombardamenti israeliani dei giorni precedenti, facendo osservare prima della partita di calcio Inghilterra-Italia un minuto di silenzio per le vittime israeliane e svedesi di Bruxelles.

Incredibili, ignobili e miopi manifestazioni di annullamento dell’altro, cosa che non può che alimentare l’odio di chi in tutto il mondo piange anche le vittime palestinesi. In attesa dell’attacco di terra. Errori su orrori, che moltiplicano gli orrori.