Calcio

Hey Jude, il talento di Bellingham entra nel cuore come quella strofa dei Beatles

Conversazione con Fabio Capello alla vigilia di Napoli-Real Madrid: “Bellingham è un fenomeno. In cinquant’anni di calcio ho visto pochi centrocampisti alla sua età così bravi e così completi. Sa fare tutto e fa tutto bene”. Carlo Ancelotti dopo il 3-2 del Real al Maradona, con assist del fuoriclasse inglese per l’1-1 di Vinicius e 2-1 dello stesso Jude dopo una cavalcata di quaranta metri: “Stupisce che abbia solo vent’anni e mostri questa personalità e questo carattere”.

Breve riassunto del personaggio. Jude Bellingham, nato a Stourbride, nelle West Midlands, padre sergente di polizia, ingresso nelle giovanili del Birmingham City all’età di 7 anni, debutto in prima squadra a 16 anni e 38 giorni – il più giovane della storia del club – primo gol senior a 16 anni e 63 giorni contro lo Stoke. Il 20 luglio 2020 trasferimento al Borussia Dortmund per una cifra vicina ai 30 milioni di euro, tre stagioni in Germania per un totale di 132 presenze e 24 gol. In nazionale, esordio a Wembley contro l’Irlanda, il 12 novembre 2020, 17 anni e 136 giorni. Nel 2023, il passaggio al Real Madrid, per un importo base di 103 milioni che potrebbero diventare addirittura 139 con i bonus. I primi due mesi con i Blancos sono da favola: 9 presenze, 8 reti. Sui social, il boom: 18 milioni i followers su Instagram, dove dominano, per ora, le foto con la maglia giallonera del Borussia Dortmund.

Un fenomeno, con un nome da predestinato. Jude. Per gli evergreen di tutto il mondo, Hey Jude, canzone cult dei Beatles, 1968, anno storico. Dopo la gara con il Getafe, i tifosi del Real l’hanno intonata. Bellingham si è commosso. Nelle prime strofe, lo spirito di quell’epoca: “Hey Jude, non farlo male. Prendi una canzone triste e rendila migliore. Ricordati di farla entrare nel tuo cuore”. Il manifesto di Bellingham calciatore in tre righe: la capacità di rendere migliore una squadra, lo sconvolgimento del copione, entrare nel cuore delle persone. Nel Real, orfano di Benzema volato in Arabia Saudita per aumentare il conto in banca nel finale di carriera, Jude è il centravanti che Ancelotti ha perso. E’ l’anima di un centrocampo dove il genio di Modric deve fare i conti con l’età (38). E’ il cosiddetto tuttocampista, definizione che, paradossalmente, risulta persino stretta. Bellingham è di più: un tuttologo. Sa fare tutto. Lo trovi in difesa, dove perso per infortunio Militao, il Real soffre: la sua stazza fisica (1,86) è un sostegno in più nelle situazioni di calcio piazzato. Un nanosecondo e lo ritrovi a centrocampo, dove recupera il pallone e fa ripartire l’azione. Uno svolazzo ed eccolo in attacco, azzeccando tempi e modi. Un fuoriclasse, in sintesi. Un Pallone d’Oro annunciato.

Bellingham è stato il protagonista assoluto della notte di Champions napoletana. Nello stadio dove già aveva entusiasmato in nazionale contro l’Italia di Mancini, ha omaggiato Maradona con lo slalom del 2-1. L’arte sublime di Diego e il gol rifilato agli inglesi nel mondiale 1986 restano inarrivabili, ma ci vuole talento per inventare una giocata del genere. Se poi hai solo vent’anni, significa che possiedi anche una personalità forte. Bellingham ha tutto questo: classe e carattere. L’età, in fondo, è un equivoco. Tutti i grandi calciatori, da Pelé a Maradona, da Messi a Cristiano Ronaldo, fino, in epoche recenti, a Mbappé e Haaland, hanno conquistato il palcoscenico a 16, 17 e 18 anni. Il genio che c’è in un giocatore sboccia in una notte, come un fiore a primavera. Bellingham appartiene alla categoria: un fuoriclasse. Hey, Jude, don’t make it bad, take a sad song and make it better, remember to let her into your heart.