Cronaca

Cinquemila euro per non essere rinchiusi: la “cauzione” del governo per i richiedenti asilo. Le opposizioni: “Illegale, è scafismo di Stato”

Quasi cinquemila euro, per la precisione 4.938, per evitare di essere trattenuti in un Cpr in attesa della definizione della domanda di asilo. È l’importo dell'”idonea garanzia finanziaria” introdotta dal decreto Cutro dello scorso 10 marzo e prevista a carico dei richiedenti sottoposti a procedura accelerata (ad esempio perché provenienti da Paesi considerati sicuri). A individuare la somma, come previsto dal testo di legge, è un decreto del ministro dell’Interno di concerto con i colleghi della Giustizia e dell’Economia, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 21 settembre. Vi si legge che la garanzia – una sorta di cauzione per scampare alla detenzione nei centri di permanenza – dev’essere in grado “di garantire allo straniero, per il periodo massimo di trattenimento, pari a quattro settimane (ventotto giorni), la disponibilità: a) di un alloggio adeguato, sul territorio nazionale; b) della somma occorrente al rimpatrio; c) di mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona”.

“L’aggiornamento dell’importo”, si legge ancora all’articolo 2, “è avviato a cadenza biennale, di seguito alla definizione del costo medio del rimpatrio“, che a sua volta viene determinato entro il 30 gennaio di ogni anno. L’articolo 3 prevede che al richiedente asilo sia “dato immediato avviso della facoltà, alternativa al trattenimento, di prestazione della garanzia finanziaria”, la quale dev’essere versata “entro il termine in cui sono effettuate le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico”, “in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa”. Inoltre, si legge, la cauzione “è individuale e non può essere versata da terzi”. Nel caso in cui “lo straniero si allontani indebitamente”, recita l’articolo 4, “il prefetto del luogo ove è stata prestata la garanzia finanziaria procede all’escussione della stessa”.

Contro il decreto si scagliano gli esponenti del centrosinistra e del terzo settore: “La norma del governo che chiede ai richiedenti asilo di versare una somma di cinquemila euro per evitare di essere trattenuti all’interno dei Cpr è scafismo di Stato, una tangente discriminatoria, classista e disumana, verso chi scappa da fame e guerre. Ci sarebbe da vergognarsi solo per averlo pensato. Ma c’è di peggio: questa norma è illegale, in quanto la Corte di Giustizia europea nel 2020 ha già sanzionato una misura analoga introdotta dall’Ungheria”, attacca il segretario di +Europa Riccardo Magi. Per Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci, quella del governo è “una previsione fuori dalla realtà: sono persone senza documenti, che fanno se li portano in mare i soldi? Se proprio vogliamo chiedere una fidejussione chiediamola per farli entrare legalmente: anziché partire e mettersi nelle mani dei trafficanti, potrebbero chiedere un visto con questa garanzia in caso di rimpatrio. Questo governo continua a produrre decisioni impraticabili che vanno nella direzione di alimentare l’idea che ci sia un’invasione. Che non c’è”, dichiara.

“Siamo alla follia, alla irrealtà (visto che nessun migrante potrà pagare una somma del genere), al pagamento per la propria vita, alle tangenti per rimanere liberi, vogliono trasformare questo Paese nell’Ungheria di Orbán. Questo governo è una vergogna”, scrive il capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia. “Meloni, Salvini e Fratoianni come gli scafisti. Non ce la fanno, è più forte di loro: anche la richiesta di asilo diventa una questione di censo”, scrive invece Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana e deputato di Alleanza Verdi e sinistra: “La misura pubblicata oggi in Gazzetta ufficiale è oscena e incommentabile. Dicevano di voler dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo e invece si comportano come loro, taglieggiando cinquemila euro con fideiussione bancaria”.