Cronaca

La solitudine del “macchinista solo”: che succede se si sente male sul treno?

Molti si accorgono dei problemi delle ferrovie solo dopo stragi come quella di Brandizzo. Altri, che sui treni ci vivono, come i ferrovieri e anche i pendolari Genova-Trieste quali il sottoscritto, devono approfittare anche dei disastri per attirare l’attenzione del pubblico. È quanto farò parlando dell’annosa questione del Macchinista Solo: il conduttore unico della maggior parte dei treni italiani, pubblici e privati. Questione segnalatami da un ex macchinista ed ex Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, oggi pensionato ma sempre impegnato sul tema, Giuseppe “Peppone” Grillo, che mi ha fornito tutta la documentazione.

Quanti prendono quotidianamente il treno, in effetti, non sanno che, a oggi, la quasi totalità dei treni italiani è condotta da un solo macchinista: il resto del personale, e in particolare il capotreno dei treni viaggiatori e il tecnico polifunzionale dei treni merci, non sono né formati né autorizzati a sostituirlo in caso di necessità. Che succede, allora, se il Macchinista Solo si sente male e il treno si ferma in linea, oppure se, per colmo di sfortuna, si sente male anche un viaggiatore? Non potendo essere sostituito, la solitudine del Macchinista solo, già tristissima, rischia di trasformarsi in dramma.

L’art. 4 del Decreto Interministeriale 19/2011 prevede che “i gestori delle infrastrutture e le imprese ferroviarie, coordinandosi fra loro e con i servizi pubblici di pronto soccorso, predispongono procedure operative per attuare uno specifico piano di intervento che preveda per ciascun punto della rete ferroviaria le modalità più efficaci al fine di garantire un soccorso qualificato nei tempi più rapidi possibili anche per il trasporto degli infortunati”. Come si concilia questo principio del ‘soccorso qualificato’ con la scelta delle imprese ferroviarie per il Macchinista Solo?

È presto detto: non si concilia affatto. In questo senso, almeno, si sono espresse quattro asl torinesi, che hanno impartito prescrizioni a due (oggi ex) amministratori delegati di Trenitalia, la Commissione per gli Interpelli in materia di salute e sicurezza sul lavoro, con l’Interpello 2/2016, che in sostanza suggerì di modificare il sistema in modo da garantire il soccorso qualificato ai lavoratori interessati e il trasporto degli infortunati, e nel 2021 anche la Sezione lavoro della Cassazione Civile, che ha dato ragione a due macchinisti che si erano rifiutati di condurre treni da soli. Ma, si sa, gli amministratori delegati passano, mentre i problemi restano.

A risolvere il problema, in effetti, basterebbe “un equipaggio polifunzionale/interscambiabile”: che detto così suona complicato, ma si risolve in un’adeguata formazione dei capitreno dei treni viaggiatori e dei tecnici dei treni merci, per far sì che il treno, in caso di emergenza, possa essere condotto sino al marciapiedi di una stazione.

L’autonomia organizzativa delle imprese e anche la contrattazione sindacale sono sacrosante, ma non possono pregiudicare diritti indisponibili di lavoratori e viaggiatori come salute e sicurezza.

Il 22 febbraio 2022, l’undicesima Commissione permanente del Senato ha approvato all’unanimità una risoluzione in cui si segnalano “criticità […] in materia di soccorso”, impegnando il governo “a colmare il vuoto normativo”.

In attesa di un ulteriore intervento del legislatore, non resta che applicare l’art. 4 del Decreto 19/2011, citato all’inizio, adottando il sistema – se non del doppio macchinista, che le imprese ritengono porterebbe alla loro bancarotta, almeno – dei capitreno e dei tecnici formati adeguatamente a condurre il treno. Superando così anche le perplessità dell’Agenzia per le ferrovie della Ue, secondo cui quel sistema darebbe una tutela maggiore ai ferrovieri rispetto agli altri cittadini. In realtà, qui si tratta di difendere, non privilegi inesistenti, ma l’inalienabile diritto alla salute dei macchinisti e di tutti i viaggiatori. O preferiamo ignorare i problemi sinché qualche altra catastrofe, come quella di Brandizzo, non ci richiama bruscamente alla realtà?

Scritto con Peppone Grillo, già responsabile per la sicurezza ferroviaria