Politica

Il mio saluto ai transfughi del Pd genovese, pronti a sprofondare nel nulla calendiano

Se ne vanno. A destra e ancora più in là. Venivano dall’associazionismo laico e cattolico, di cui si sono serviti a piene mani per essere eletti nel Pd, consci di avere meriti sublimi per la solidità operaia del Pd. Se ne vanno e accusano la Schlein di “avere spostato il Pd a sinistra”. Mai eresia più miserabile, poteva essere detta come scusa di una logica evoluzione trasformista. Quando Pippo Rossetti e Cristina Lodi si vantavano di essere di sinistra, senza mai averne nemmeno la patina, a me sembravano tesi ai grandi valori del riformismo sociale che aveva un solo obiettivo: la loro carriera personale.

Il Pd è morto trent’anni fa, quando iniziò a sorseggiare il virus del berlusconismo, arrivando a ingurgitarlo fino a governare con lui, il pregiudicato delle quaranta leggi ad personam, di cui non ne abrogò nemmeno una durante i suoi tanti anni al governo. Eppure, sbraitava nelle piazze, accodandosi alla sacrosanta battaglia de la Repubblica di Ezio Mauro, la grande stagione della Democrazia attiva (chi ricorda i post-it gialli con le dieci domande di Giuseppe D’Avanzo al boss di Arcore che mai rispose?).

Se ne vanno perché mirano all’Europa e se restassero nel Pd – io credo – nessuno li voterebbe, tanto sono stati origami di ombre, paghi di un posto la sole, gregari di partito, mai di una idea. Forse sono partiti da sinistra – concediamo la buona fede iniziale! – e a forza di procedere impavidi si sono ritrovati alla destra estrema. Se ne vanno con Calenda, il cavalier servente di Confindustria, che non ne ha mai imbroccata una: con Renzi, il destrorso distruttore di sé – e del Pd – e anche bugiardo (promise più volte e giurò che se il referendum non passava, si sarebbe “dimesso dalla politica” per ritornare alla vita privata. Spergiurò). Calenda che tresca con Meloni, anche senza le lenticchie di Esaù. Se ne vanno Cristina Lodi e Pippo Rossetti e i residui “indispensabili ventinove Nessuno” con il grande riformista che nulla ha mai riformato in sua vita.

Il Pd Schlein svolta a sinistra? Non solo il senno, ma anche la vista hanno perduto. È vero: coloro che Dio vuol perdere, li fa impazzire. Se questo Pd, il cui elettorato ha votato due volte Toti e Bucci e ultima pure la Meloni, nipote di Almirante e della fiamma tricolore, è di sinistra, è meglio l’eutanasia senza assistenza per salvare un minimo di pudore. Non mi resta che augurare ai “31 attempatucci e malfermi in salute politica” di sprofondare nel nulla calendiano, ben sapendo che se il cuore non è puro, ogni cosa che faranno diventerà impuro.

A loro, augurando buon viaggio, non posso che rispondere come al cardinale Tarcisio Bertone, quando mi disse che “nella Chiesa, non c’è posto per noi due e che uno doveva scegliere”. La mia epigrafe fu lapidaria: “Se lei nella Chiesa ci sta male, lì c’è la porta. Si accomodi pure. Io resto perché la Chiesa è casa mia”. Non lo è più il Pd, da troppi lustri tendenziosamente destrorso.