Cronaca

Incidente ferroviario a Brandizzo, l’ipotesi sul disastro con 5 operai morti: “Buco nero nella comunicazione dell’apertura del cantiere”

Perché i 5 operai morti a pochi metri dalla stazione di Brandizzo sono stati travolti in pieno da un treno lanciato a 100 chilometri orari (non 160 come comunicato in un primo momento, ndr) mentre erano impegnati nei lavori di manutenzione ordinaria dei binari, già in corso da giorni, sulla tratta Torino-Milano? È possibile che il macchinista che stava spostando alcuni vagoni da Alessandria a Torino non sapesse della loro presenza? Sono le domande alle quali dovrà rispondere la procura di Ivrea, chiamata a indagare sulla strage di lavoratori avvenuta attorno alla mezzanotte tra mercoledì e giovedì a pochi chilometri dal capoluogo piemontese. Ed è normale che un convoglio attraversi una stazione a quella velocità? Una domanda, quest’ultima, che hanno spiegato fonti a Ilfattoquotidiano.it sembra essere già sciolta: “Il macchinista ha rispettato i limiti”. Aspetto poi confermato anche da Ferrovie con una nota sul proprio sito.

C’è invece un’altra, inquietante, prima ipotesi alla luce degli accertamenti svolti subito dopo l’incidente ferroviario che sta prendendo forma: è plausibile che ci sia stato un “errore di comunicazione”, quindi umano, nella catena che avrebbe dovuto portare il macchinista a conoscenza della squadra della Sigifer, azienda specializzata in lavori di manutenzione ferroviaria che sul proprio sito mostra un certificato per la sicurezza scaduto lo scorso 27 luglio, impegnata nei lavori lungo il tragitto che stava percorrendo. Sembra essere uno dei punti fermi attorno al quale si muovono gli investigatori della Polfer di Torino, impegnati a far luce sulla vicenda.

Ma chi, eventualmente, ha omesso la comunicazione? Anche Rete ferroviaria italiana, con una propria indagine interna, sta provando a ricostruire dove si sia creato il “buco nero” che con ogni probabilità ha scatenato la tragedia. Le comunicazioni in questo caso avvengono sempre attraverso fonogrammi – testi scritti che vengono trasmessi via telefono – e portano a fornire le istruzioni ai macchinisti in circolazione. Gli inquirenti cercano tutta la documentazione sui lavori in corso, come fossero stati disposti e quali disposizioni di sicurezza dovessero osservare gli addetti della Sigifer, impegnati nella sostituzione di un binario. In altre parole: se il treno fosse passato poco dopo, sarebbe deragliato.

“Stiamo verificando che la procedura, che in in questi casi viene sempre applicata, sia stata rispettata” perché “le lavorazioni di manutenzione dei binari avvengono in assenza di circolazione”, ha spiegato il responsabile stampa di Rfi Gianluca Dati in mattinata. Poche ore dopo Ferrovie ha ulteriormente specificato come “i lavori – secondo procedura – sarebbero dovuti iniziare soltanto dopo il passaggio di quel treno”: il cantiere, secondo il gestore dell’infrastruttura, non avrebbe dovuto essere aperto in quel momento. Prende così quota l’ipotesi di un errore di trasmissione circa il da farsi che non ha innescato il semaforo rosso. Verifiche sono in corso anche sul funzionamento stesso della segnaletica lungo i binari e a bordo del treno.

Non appare inusuale, invece, la velocità alla quale il treno è transitato nella stazione di Brandizzo. “Non sono un addetto ai lavori, ma credo che 160 km/h nei pressi di una stazione ferroviaria… non lo so se poi sia la velocità giusta. Questo me lo chiedo anche io come cittadino, mi chiedo se nei pressi di una stazione sia corretto andare a una velocità di 160 km orari”, è la domanda che si è posto il sindaco Paolo Bodoni. La velocità del treno, tuttavia, era di 100 chilometri orari e non sembra essere uno degli elementi – almeno al momento – centrali tra quelli scandagliati dagli investigatori. Le andature dei treni, anche nelle stazioni di transito, sono infatti regolate da Rfi e non è affatto raro che superino anche quella del convoglio tecnico al centro della tragedia.

“La velocità massima consentita in quella stazione è di 160 chilometri orari, quindi se verrà confermato quanto emerso finora, il macchinista l’ha rispettata”, avevano spiegato fonti a Ilfattoquotidiano.it. La conferma definitiva è poi arrivata dalla stessa ricostruzione di Rfi, che ha chiarito come “le condizioni della linea gli consentivano in quel tratto di raggiungere una velocità massima di 160 km/h”. In passato ci sono state diverse polemiche legate alle prescrizioni, che variano da tratta a tratta. Nel 2015, ad esempio, un Frecciarossa in transito nella stazione di San Giovanni Valdarno sfrecciò ad alta velocità facendo volare un passeggino, fortunatamente vuoto. Anche in quel caso, tuttavia, la velocità massima consentita (180 chilometri orari tra Figline e Montevarchi) era stata rispettata.