Cronaca

Sanità veneta, la protesta dei lavoratori contro il “cervellone” che manda gli ospedali nel caos: i sindacati accusano i vertici di Regione e Asl

Un’insoddisfazione praticamente generale. Medici, infermieri e personale dell’Azienda ospedaliera di Verona sono sul piede di guerra a causa dell’introduzione del nuovo sistema informatico (Sio) che dovrebbe digitalizzare i fascicoli sanitari, raccogliendo tutti i dati in un unico “cervellone”. Dopo il lancio di una petizione per segnalare tutte le criticità irrisolte, i dipendenti avevano denunciato alla direzione generale e alla Regione Veneto ritardi, forti disagi e un aggravio delle condizioni di lavoro che potrebbe portare a commettere errori nella somministrazione delle cure. Due mesi dopo, non avendo ricevuto le risposte che chiedevano, i sindacati hanno deciso di avviare azioni di protesta. Lo faranno, però, divisi. Fp-Cgil, Nursing Up, Fials Verona e Ugl hanno dichiarato lo stato di agitazione in vista della proclamazione di uno sciopero. Cisl-Fp e Uil-Fpl, invece, hanno deciso di chiedere un tavolo di trattativa con la Regione, anche alla luce dei risultati di un’indagine interna che ha mostrato una quasi totalità di giudizi negativi.

L’appalto da 122 milioni – La vicenda peraltro non è limitata agli ospedali di Verona (Borgo Roma e Borgo Trento), ma investe tutta la sanità veneta. Perché a seguire, nell’arco di un paio d’anni, tutte e nove le Ulss (Unità sanitarie locali) regionali, le due Aziende ospedaliere e l’Istituto oncologico veneto dovranno adottare il nuovo sistema. Si tratta di un appalto diviso in cinque lotti, per una durata di cinque anni (e rinnovabile per altri due), assegnato per un importo complessivo di 122 milioni di euro a due raggruppamenti di imprese: quello che si sta occupando dell’intervento negli ospedali veronesi è composto da Intersystems Italia, Gpi e Telecom Italia, l’altro da Dedalus, Letuch e Deloitte Consulting. L’avvio della piattaforma a Verona risale al 24 giugno e già nelle prime settimane ha portato a gravi disagi e ritardi nell’effettuazione di esami e nei pagamenti da parte degli utenti esterni. Ma è tutta la macchina gestionale delle emergenze e dei reparti che ne sta risentendo, come ha dimostrato la raccolta firme lanciata prima di Ferragosto, di cui aveva dato conto ilfattoquotidiano.it. Subito dopo alcune sigle sindacali hanno proclamato lo stato di agitazione, mentre Cisl-Fp e Uil-Fpl hanno scelto un’altra strada, illustrata in una conferenza stampa a cui hanno preso parte i segretari Giovanni Zanini e Paolo Libero (Cisl) e Stefano Gottardi e Luca Molinari (Uil).

Nove dipendenti su dieci: “Problemi non risolti” – I sindacati hanno effettuato un sondaggio a cui hanno risposto 383 lavoratori. L’85,2% ha dichiarato che nei dieci giorni precedenti non sono stati rispettati i volumi di attività programmate, nonostante l’azienda avesse detto di aver risolto gran parte dei problemi. Per il 96% non sono stati sciolti definitivamente i problemi segnalati al gestore di sistema. Secondo il 92%, addirittura, negli ultimi dieci giorni si sono presentate ulteriori criticità, prima non esistenti. Per il 93,9% il tempo perso per risolvere i problemi ha generato ritardi nell’erogazione dell’assistenza. Per il 91,1% dei dipendenti non è possibile visualizzare e gestire i referti degli esami richiesti in tempi congrui rispetto a quelli precedenti all’adozione del nuovo sistema. Il 96% ritiene che gli attuali strumenti (piani di attività, protocolli, istruzioni operative) non siano efficienti o efficaci e quindi richiedano modifiche. Secondo l’81,4%, negli ultimi dieci giorni non sono diminuiti i “crash” del sistema, e per il 93,4% non ci sono stati miglioramenti significativi nella gestione e somministrazione di terapie ai pazienti, che hanno mantenuto le precedenti criticità.

Accuse a direzione e Regione – Alla luce di questi dati, Uil e Cisl denunciano: “Abbiamo chiesto e ottenuto un tavolo di confronto permanente con i vertici aziendali e i responsabili informatici segnalando le problematiche. Ci era stato detto che tutto rientrava nella normalità, vista la complessità di una tale rivoluzione digitale: tempo una quindicina di giorni e tutto sarebbe stato normalizzato. Invece sono trascorsi più di due mesi e il dubbio che ci attanaglia è che questa fase non servisse solo per affinare e rodare semplici processi, ma per ridisegnare l’architettura di sistema nella sua complessità”. I sindacati confermano che “il Sio sta enormemente complicando e rallentando il lavoro sanitario, con un 30-35 per cento di tempo in più che i professionisti devono passare davanti al computer, togliendo tempo prezioso all’assistenza diretta ai pazienti”. Inoltre, “tutta la gestione dei ricoveri, dei referti, della prescrizione e somministrazione della terapia, nonché l’elaborazione e fruizione documentale, risultano più difficoltose, imprecise e a volte impossibili”. Per questo chiedono “un incontro urgentissimo” con il livello politico, i vertici di Azienda Zero (la struttura regionale che coordina le varie Asl, ndr), l’assessore alla sanità della Regione Veneto e il direttore della Sanità regionale”.