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Prigozhin, l’ultimo incontro con Putin: “Tre ore di urla del presidente”. Ora la guida della Wagner potrebbe andare al “mercante di morte” Bout

Yevgeny Prigozhin si era convinto di averla fatta franca, nonostante il tentato ammutinamento della Wagner a fine giugno. Durante il suo ultimo incontro con Vladimir Putin, pochi giorni dopo la rivolta e la marcia verso Mosca interrotta a 200 km dalla capitale, il capo della milizia aveva subito una sfuriata con pochi precedenti al Cremlino: tre ore di grida del presidente infuriato per il “tradimento” subito. Ma poi Putin l’aveva lasciato andare e la vicenda sembrava finita lì. Fino alla morte di Prigozhin nel misterioso schianto del suo jet. L’ha raccontato uno dei membri della compagna militare privata, citato dal sito indipendente Meduza. Intanto a Mosca, in ambienti vicini all’intelligence, circola voce che il nuovo capo di Wagner sarà Viktor Bout, noto come il ‘mercante di morte‘, oggetto di uno scambio gestito direttamente dal Cremlino dopo l’arresto pretestuoso della cestista americana Brittney Griner.

L’ultimo incontro con Putin – Tornando all’ultima fatidica riunione al Cremlino, Putin aveva convocato Prigozhin e i suoi cinque giorni dopo la ribellione abortita. Soltanto il 10 luglio, dopo le indiscrezioni pubblicate da Libération, il portavoce Dmitry Peskov aveva confermato l’incontro, al quale avevano partecipato ben 35 persone, dandone una descrizione decisamente edulcorata (Prigozhin e il suo staff avrebbero dato al presidente le loro “spiegazioni” e Putin avrebbe offerto “ulteriori opzioni di lavoro e di impiego nei combattimenti”). Di tutt’altro tenore il racconto del membro della Wagner, raccolto dalla giornalista Lilia Yapparova. “Zhenya – racconta la fonte, usando il nomignolo di Prigozhin – ha creduto che Putin si fosse sfogato. ‘Non ci ha uccisi subito, quindi non ci ucciderà‘, ha pensato. Si credeva indistruttibile, si è convinto di essere immortale”. Forse anche questo può spiegare il fatto, incredibile per tutti, che il capo della Wagner e i suoi più importanti collaboratori, fra cui il comandante militare Serghei Utkin, viaggiassero tutti insieme sullo stesso aereo schiantatosi mercoledì mentre volava da Mosca a San Pietroburgo, in spregio di ogni più elementare misura di prevenzione.

Stando alla tesi più accreditata sui siti e canali Telegram russi, oltre che sui media occidentali, il velivolo è precipitato a causa di un’esplosione, forse provocata da una bomba. I miliziani della Wagner, secondo le testimonianze citate da Meduza, non hanno dubbi sul fatto che il mandante sia Putin. “Molti sono infuriati, vogliono vendetta, sono pronti a marciare in armi sul Cremlino”, dice uno di loro, tornato recentemente dall’Ucraina. Ma a regnare tra gli uomini di Prigozhin è soprattutto lo smarrimento, insieme alla consapevolezza che il suo impero sembra destinato a cadere in pezzi con la sua scomparsa. “Se fosse successo il 27 giugno, subito dopo la marcia su Mosca – osserva un mercenario invitato recentemente a unirsi alla Wagner in Africa – ci sarebbe stata una reazione. Ma adesso… Alcuni sono in vacanza, alcuni si stanno costruendo la loro vita, altri sono andati a lavorare per il ministero della Difesa“.

Il possibile successore – Igor Sushko, un analista che dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina ha diffuso – grazie a credibili contatti con i servizi di sicurezza FSB – una serie di lettere che evidenziavano le divisioni e l’impreparazione dei vertici russi, sostiene che la scelta di Putin è ricaduta su Viktor Bout. Il mercante di armi detenuto da 12 anni prima dello scambio di prigionieri con gli Usa. L’uomo nelle scorse settimane è stato indicato come possibile candidato per il partito ultranazionalista Liberal-Democratico nelle elezioni dell’Assemblea legislativa nella regione di Ulyanovsk, nella Russia centrale. Arrestato nel 2008, Bout – un passato nel Kgb e nell’esercito russo – era già noto a livello globale per il suo ‘contributo’ ad alimentare guerre civili in tutto il mondo con la fornitura di armi sofisticate frutto di connessioni ‘importantì sviluppate prima sotto le armi quindi nei turbolenti anni post-Urss. Tagiko di nascita, Bout – le cui imprese hanno ispirato il film “Lord of War” con Nicholas Cage – era stato arrestato dalla Drug Enforcement Administration al termine di una operazione che aveva attraversato tre continenti. Estradato negli Stati Uniti nel 2010 era stato condannato a 25 anni di carcere. A confermare il suo ‘status’ le parole di Michael Braun, ex capo delle operazioni della Dea, nel 2010: “Viktor Bout, ai miei occhi, è uno degli uomini più pericolosi sulla faccia della Terra”.