Ambiente & Veleni

Parco del Delta del Po, gli enti pubblici non partecipano all’asta e i privati acquistano 500 ettari di riserva per 10 cent a metro quadro. Gli ambientalisti: “Rischio cementificazione”

Da una parte la vendita all’asta, a prezzo stracciato, di 500 ettari nel Parco del Delta del Po a una società immobiliare. Un acquisto aggiudicato all’asta, senza che fossero formulate offerte da parte degli enti pubblici. Dall’altra l’espansione di una zona residenziale, che confina con la riserva. Ravenna sta decidendo il futuro del suo paesaggio, già interessato dal fenomeno dell’erosione costiera. Con due questioni che coinvolgono, con modalità e tempistiche differenti, gli enti locali e i privati: da una parte Comune, Provincia, Regione e il Parco del Delta del Po, dall’altra gli investitori immobiliari. “Pubblico”, quindi, ma anche “privato”. La prima questione riguarda la vendita, recente, di una estesissima porzione paralitoranea, compresa tra la foce del fiume Bevano e il Lido di Classe. L’altra questione è l’espansione, prossima, del Lido di Dante. Su un’area di quasi 108mila metri quadrati denominata Comparto S15, dei quali circa 11mila destinati a edilizia residenziale con funzione turistica, secondo il Piano Urbanistico Attuativo. Insomma nuove costruzioni in un’area adiacente alla Pineta Ramazzotti e al Parco Regionale Delta del Po, istituito nel 1988 e gestito dal 2012 dall’Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità – Delta del Po. Un settore dall’importantissima valenza ambientale.

L’espansione del Lido di Dante – Il progetto dell’S15 è previsto nel Piano Strutturale Comunale del 2007, ma solo ad aprile 2013, il consiglio comunale approva l’accordo di secondo livello. Dopo, l’accordo di terzo livello e la redazione del Piano Urbanistico Attuativo. “Si tratta di una procedura molto complessa che sta esaurendo il suo iter autorizzativo. I lavori non può dirsi quando inizieranno”, spiega a ilfattoquotidiano.it Federica Del Conte, assessora all’Urbanistica del comune di Ravenna. Aggiungendo che “l’opera sarà realizzata in un’area contigua al Parco”. Ma intanto Italia Nostra Ravenna vuole vederci chiaro. Acquisendo le autorizzazioni della lottizzazione e cercando di capire se verrà applicato il Protocollo IRH med che prevede tutele ed accorgimenti ambientali, come votato dal Consiglio Comunale ad aprile 2013.

Il pasticcio del Parco venduto all’asta – In attesa delle verifiche e degli ultimi passaggi burocratici sull’S15, c’è l’altra questione, che invece è già definita. “Pare che nel totale silenzio degli enti pubblici l’immensa zona, circa 500 ettari, che era dell’Immobiliare Lido di Classe, sia stata aggiudicata all’asta giudiziaria per, sembra, 500 mila euro, non già da un ente pubblico, ma … da un’altra immobiliare! A quale scopo?”. Il Comunicato della sezione di Ravenna di Italia Nostra ha acceso la miccia su una questione che riguarda un’area non soltanto molto estesa, ma sostanzialmente unica. Quella compresa tra la foce del fiume Bevano e il Lido di Classe. Terra ed acqua con un comun denominatore. Un ambiente naturale, pressoché incontaminato. La pineta di Classe, la più vasta a sud di Ravenna, è un Sito di Interesse Comunitario (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS) della rete europea Natura 2000 incluso, fatta eccezione di una piccola porzione, nel Parco Regionale Delta del Po. Così come il SIC e ZPS Ortazzo, Ortazzino Foce del Torrente Bevano, parzialmente nella Riserva Naturale Biogenetica Statale Pineta di Ravenna istituita nel 1977.

Chi ha comprato, chi ha venduto la riserva – Una meraviglia di 482 ettari, dei quali, oltre 70 a protezione integrale e 368 a protezione generale, 71 a protezione ambientale. Una meraviglia che è stata realmente venduta lo scorso marzo, a un’asta giudiziaria, in cambio di 10 centesimo a metro quadro e una cifra totale di circa 500mila euro. Dopo che l’Immobiliare Lido di Classe srl, proprietaria dell’area dagli anni Settanta, quando aveva tentato una lottizzazione da 2,6 milioni di metri cubi, sventata dalla magistratura, è stata messa in liquidazione ad aprile 2017. Ha sede in via Tevere 48 a Roma, è costituita, oltre che da Banca Nazionale del Lavoro spa e l’Italmobiliare spa, da Parsitalia della famiglia Parnasi, protagonista del boom economico ed edilizio della capitale. “E’ stato recentemente completato l’acquisto di aree fabbricabili nel Comune di Ravenna provenienti dalla società Lido di Classe”, è scritto nel verbale dell’assemblea dei soci della Real Estate Italy spa, del 23 giugno 2023, a proposito degli eventi successivi la chiusura dell’esercizio 31 dicembre 2022. La Real Estate Italy spa, settore di attività prevalente compravendita di beni immobiliari e sede in via Tevere 48 a Roma, come la Immobilare Lido di Classe spa, appartiene invece al gruppo CPIPG Management srl che risulta partecipato dalla CPI Property Group SA. L’azionista principale è Radovan Vítek, noto per aver molto investito anche a Roma, compresa l’area di Tor di Valle nella quale si sarebbe dovuto costruire lo stadio dell’AS Roma: un’operazione quest’ultima in cui erano coinvolti anche i Parnasi.

“Avrebbero potuto acquistarla gli enti pubblici, ma non l’hanno fatto” –Una vendita ad una società immobiliare. Ecco il motivo della preoccupazione di Italia Nostra. “Quei 500 ettari sono un patrimonio ambientale unico! Il problema è che si tratta di un’area che Stato, Regione, Provincia, Comune e Parco avrebbero potuto acquistare. Invece hanno scelto di non farlo”, spiega a ilfattoquotidiano.it Francesca Santarella, Presidente di Italia Nostra Ravenna. “L’Ente si è da subito attivato per chiedere mutui alla Cassa Depositi e Prestiti dello Stato ed anche a due banche diverse, inclusa la tesoreria attuale, ma non ci sono stati concessi”, sostiene il Parco. Spiegando di “aver bussato a tutte le porte, chiedendo finanziamenti anche agli Enti locali, presentando dossier che illustravano l’importanza del sito e le possibilità di conservazione e valorizzazione dei siti, ma ciò non ha sortito l’apertura di linee di credito”. Problemi di altra natura per l’Amministrazione comunale. “Avevamo pensato di acquisire l’area ma la complessità della procedura non l’ha resa possibile”, dice al ilfattoquotidiano.it l’assessora Federica Del Conte. “Anzi, il Comune fin dal precedente mandato del sindaco De Pascale ha provato ad acquisire l’area”, ricorda a ilfattoquotidiano.it Giacomo Costantini, assessore al Turismo e al Parco del Delta del Po.

L’interrogazione – Insomma il Comune le avrebbe provate tutte. Come il Parco. In ogni caso ci sarebbero i vincoli, inalienabili per gli Enti. “Non sono assolutamente preoccupata della sorte di quei 500 ettari, che sono al riparo da ogni operazione edilizia. Ci sono tutele e vincoli di ogni tipo”, spiega a ilfattoquotidiano.it Aida Morelli, Presidente del Parco Delta del Po. “Siamo fiduciosi sul fatto che chi ne è entrato in possesso recentemente decida di venderla, quando appurerà che quell’area è intoccabile. E a quel punto potrebbe acquistarla il Parco, finalmente”. Una interrogazione di Silvia Zamboni di Europa Verde, chiarirà se la Giunta regionale sia stata interpellata per concedere finanziamenti al Parco del Delta del Po. Da un lato le rassicurazioni, dall’altro i timori. La sorte di una parte considerevole del Parco del Delta del Po e di un ulteriore settore della fascia paracostiera incombono. Soprattutto se consideriamo che il comune di Ravenna, secondo i dati dell’Ispra sul consumo di suolo, dal 2018 ha registrato una percentuale annua compresa tra il 10,01 e il 10,10% e nel 2021 è stata seconda solo a Roma.

Intanto nel pieno delle polemiche di questi giorni, il presidente dem Stefano Bonaccini e l’assessore regionale alla Programmazione territoriale e parchi Barbara Lori sono intervenuti per garantire che “nessun rischio di arretramento sul fronte della tutela di un territorio. Per essere chiari, nessuno può fare nulla in quelle aree che possa essere in contrasto con la tutela dell’ambiente. Nel senso più ampio dell’espressione e a prescindere dalla proprietà dei terreni. Nei Parchi e nelle aree protette ci sono da sempre territori di proprietà privata”, si sono giustificati. “Ma questo non è rilevante, se si teme che in quelle aree si possa fare o costruire qualcosa. Semplicemente, non si può. Perché ci sono vincoli, anche edificatori, molto rigorosi”. Alla Regione ha replicato Italia nostra con una nota, dove si ribadiscono le preoccupaizoni: “Non tutta l’area è sottoposta allo stesso tipo di tutela”. E concludono: “Nessuno degli Enti, nemmeno ora, ha ritenuto di rendere pubblico, in modo integrale, l’atto di compravendita, dove si entra nel dettaglio dell’operazione e, pare, si parli di porzioni ancora fabbricabili. Italia Nostra ha provato a richiederlo ma finora senza riuscire a reperirlo. Perché non lo pubblicano in modo trasparente?“.

*foto di Francesca Santarella, Italia nostra