Politica

Caos reddito di cittadinanza, la ministra Calderone in Senato difende la gestione dello stop

Dopo una settimana di caos per lo stop al reddito di cittadinanza per circa 160mila persone, la ministra per il Lavoro Marina Calderone si è presentata in Aula a Palazzo Madama per l’informativa richiesta per giorni dalle opposizioni. E lì ha rivendicato l’intervento dell’esecutivo. La “misura non ha funzionato, si è mostrata inefficace come strumento di politica attiva del lavoro e ha disperso risorse”, “il vero rimedio alla povertà è il lavoro”, ha insistito la ministra. Quindi ha cercato di illustrare il “nuovo approccio culturale” che il governo ha scelto per affrontare il problema. Parole che Calderone ha pronunciato proprio mentre, poco distante, era appena finito un presidio di 70 persone davanti all’Inps Tuscolano per protestare per la fine del sostegno economico. La ministra in Aula ha ribadito cosa prevede il superamento della misura promosso e ottenuta dal Movimento 5 stelle, senza chiarire, però, i punti rimasti ancora oscuri. L’unica novità è stata l’enfasi con cui Calderone ha sottolineato i soldi indebitamente percepiti o indebitamente richiesti dai cosiddetti “furbetti del reddito”: 506 milioni di euro. Una cifra che corrisponde all’1,6% rispetto al totale dei 31,5 miliardi spesi dallo Stato in questi quattro anni di reddito.

L’intervento di Calderone in Aula – “Su 159mila sms inviati a beneficiari del Reddito di cittadinanza per la sospensione della misura da agosto 117.317 sono stati inviati a famiglie composte da una sola persona“, ha rivendicato la ministra per sottolineare che a essere colpite in un primo momento non sarebbero state delle famiglie. E ha continuato: “La nostra sollecitudine e attenzione sui rischi di marginalità sociale sono evidenti e innegabili. Non rinunciamo però a vedere nel lavoro il rimedio vero alla povertà. Pur consapevoli che il bisogno è generalmente multidimensionale e che alla povertà reddituale spesso si accompagnano la povertà educativa e altri segni di deprivazione sociale continuiamo a credere che il lavoro sia sempre il mezzo migliore per porre rimedio duraturo alle condizioni di indigenza”.

Secondo Calderone, “il nuovo sistema rappresentato dall’assegno di inclusione”, è la soluzione. Quindi ha illustrato, di nuovo, come intende muoversi il governo. E, soprattutto, ha anche dato garanzie sulle date e sui prossimi passaggi: “Il supporto formazione lavoro partirà, come previsto il primo settembre e il primo settembre sarà pronta la piattaforma Siisl. “L’Assegno di inclusione – ha proseguito – sarà riconosciuto dal primo gennaio 2024 quale misura di sostegno economico e di inclusione condizionata all’adesione di un percorso personalizzato di attivazione e inclusione sociale e lavorativa”. Calderone ha ricordato che l’Assegno di inclusione sarà assicurato alle famiglie che hanno i requisiti previsti dalla legge che hanno almeno un componente minore, disabile o over 60 ma anche a quelle con una situazione di disagio sociale. “Il percorso di attivazione viene attuato mediante la piattaforma per l’inclusione sociale e lavorativa Siisl, attraverso l’invio automatico ai servizi per il lavoro competenti. All’atto della domanda l’interessato viene informato che attraverso il Siisl riceverà l’accettazione della sua richiesta per proseguire il percorso di attivazione. A seguito della sottoscrizione del patto di attivazione digitale il beneficiario sarà convocato per la stipula del patto di servizio personalizzato: l’interessato attraverso il Siisl può ricevere o individuare autonomamente offerte di lavoro, servizi di orientamento o accompagnamento al lavoro ovvero specifici programmi formativi o progetti utili alla collettività”. E ancora: “Con le Regioni e le province autonome – ha concluso – siamo impegnati perché dal primo settembre il sistema sia operativo e si permetta alle persone di chiedere la prima misura prevista in ordine temporale”.

Le proteste delle opposizioni: il caos sul messaggio dell’Inps – Nella discussione che ha seguito l’informativa di Calderone, le opposizioni hanno sottolineato i ritardi con cui il ministero del Lavoro è arrivato alla sospensione del sussidio e gli errori di comunicazione commessi nei confronti dei cittadini. Della piattaforma che dovrà consentire i percorsi di accesso al lavoro ai soggetti occupabili ancora non c’è traccia. La ministra assicura che dall’1 settembre sarà attiva. Ma la minoranza non nasconde scetticismo. Per quanto riguarda gli sms dell’Inps con cui le famiglie hanno saputo della sospensione del Reddito, anche Calderone aveva ammesso l’indelicatezza parlando del reddito di cittadinanza a Non stop news su Rtl 102.5: “Probabilmente era scritto in un modo che non ha dato rassicurazione e ha creato tensioni”, ha dichiarato. Errore di cui lo stesso Istituto si è assunto la responsabilità: “Nell’ambito di un rapporto di trasparenza e lealtà con i cittadini, in ossequio al principio di proattività adottato dall’Inps, che è teso a fornire al cittadino tutte le informazioni relative alle prestazioni che lo riguardano e alle opportunità che potrebbe cogliere, Inps ha inviato un sms che avrebbe dovuto essere più accurato nei contenuti e nella forma”, ha fatto ammenda la commissaria straordinaria dell’Istituto, Micaela Gelera, specificando che “la tecnostruttura sta lavorando strenuamente da mesi, di concerto con il ministero del Lavoro, per la messa a punto della piattaforma Siisl a partire dall’1 settembre 2023″.

Una “ammissione”, quella di Gelera, che per Giuseppe Conte è sufficiente a chiederne le dimissioni. “Ieri abbiamo invitato il governo a inviare alle 169mila famiglie disperate un nuovo sms di scuse. Oggi, alla luce di questa disarmante ammissione, diciamo alla ministra Calderone di rimandare subito a casa la commissaria dell’Inps Gelera, che è stata scelta e piazzata in fretta e furia alla guida dell’Ente da Meloni e soci – sottolinea Conte -. Resta purtroppo un fatto. Ci sono 169mila famiglie disperate che a partire da agosto rimarranno prive di qualsiasi alternativa: senza sostegno, senza corsi di formazione, senza lavoro. A queste si aggiungeranno altre 350mila famiglie a fine anno. Su questo fondamentale aspetto il governo non ha intenzione di fare passi indietro o ripensamenti. Sono inadeguati e pericolosi”, conclude. Secondo la ministra Calderone, l’errore di comunicazione dell’Inps è diventato presto uno strumento propagandistico per l’opposizione, che lo ha sfruttato per soffiare sul disagio sociale delle piazze. Questo disagio però, al di là dei soffi, è palpabile. Come dimostra il presidio romano di via Quintavalle. Patrizio, ex percettore del reddito presente davanti all’Inps Tuscolano, urla in un megafono che ha paura di controllare i messaggi sul telefono: “Sono in mezzo a un mare di guai. Non ho niente. Mi aiutano i miei zii con la loro piccola pensione. Mi hanno tolto il sussidio, ma io non ero tra gli occupabili perché ho diverse patologie”.