Politica

Musumeci: “Siamo stati refrattari sul cambiamento climatico, ora prendere atto della tropicalizzazione dell’Italia”

“Parliamo da tempo di cambiamento climatico e siamo stati un poco refrattari, convinti che si trattasse soltanto di un fatto contingente“, e, invece, “la tropicalizzazione del clima è arrivata anche in Italia e di questo dobbiamo prendere atto”. Mentre a destra i colleghi non mancano di fare distinguo e attaccare i presunti “fanatici del clima”, ad ammettere che il Paese deve affrontare al più presto il cambiamento climatico è il ministro per la Protezione civile di Fdi Nello Musumeci. Dichiarazioni che aveva già fatto subito dopo l’alluvione in Romagna a maggio scorso e che ha ribadito a conclusione di un incontro in prefettura a Catania sulle interruzioni di energia elettrica e alla conseguente mancanza di acqua: “Un’emergenza“, ha detto Musumeci, “che non riguarda soltanto Catania, ma tutto il Paese”. Eppure, solo dieci giorni fa, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in collegamento video a un appuntamento elettorale di Vox a Valencia, metteva tra le sue priorità quella di fermare il “fanatismo ultra-ecologista” che sta portando la sinistra ad “attaccare il nostro modello economico e produttivo”: “La sostenibilità ambientale deve essere accompagnata dalla sostenibilità economica e sociale per le nostre imprese e i nostri lavoratori”.

Oggi, mentre l’Italia e l’Europa vivono le conseguenze del cambiamento climatico tra caldo e fenomeni metereologici estremi, anche nel governo c’è chi comincia (timidamente) a porre il problema. “Gli effetti della tropicalizzazione del nostro clima”, ha detto a Repubblica il ministro Fi dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, “stanno cambiando tutto, incidendo direttamente sull’economia. In una parte del Paese il lavoro si ferma per il caldo, in altre zone le piogge torrenziali provocano danni. Sono necessari interventi strutturali per invertire la situazione“. Per Pichetto Fratin l’intervento è necessario e urgente: “L’unica risposta è un contributo alla diminuzione delle emissioni di Co2 a livello globale, accelerando la decarbonizzazione e mitigando il cambiamento climatico. C’è poi una questione di adattamento per limitare gli effetti e i danni degli eventi più estremi”, ha detto il ministro affermando che “quello che è successo in Emilia Romagna e in Veneto è un esempio. In 80-85 giorni piove lo stesso quantitativo di acqua che sino a pochi anni fa veniva registrato in 110-120 giorni. Non dobbiamo abituarci ai disastri. Lavoriamo sulle opere di mitigazione e adattamento, dalle aree di esondazioni dei fiumi alla gestione dell’acqua, prevenendo i rischi e rendendo meno gravi gli impatti. Le forti piogge, la grandine, le alluvioni, sono l’altra faccia della medaglia della siccità. L’obiettivo è ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Traguardi più volte confermati. Però l’Europa o gli Stati Uniti non possono da soli risolvere il problema del cambiamento climatico. Serve un’azione globale, che coinvolga i Paesi in via di sviluppo”.

Si differenzia dalle posizioni dei colleghi il ministro della Difesa Guido Crosetto che invece si concentra sugli effetti economici e attacca gli ecologisti. “Quelli come Timmermans e Bonelli si pongono l’obiettivo giusto ma con metodi irragionevoli”, ha detto intervistato da la Verità. “Pensare che attività industriali profondamente diverse, dai produttori di angurie alle acciaierie, possano raggiungere tutte insieme l’impatto ambientale zero è pura, anche se lucida, follia”. L’accusa di Crosetto ricorda quanto evocato da Meloni davanti alla platea di Vox: “Caricando questa discussione di ideologia, per paradosso, questi personaggi stanno facendo soltanto del male al nostro pianeta. Una volta che avremo distrutto un quarto dell’industria europea per regalarlo alla Cina, come pensate che reagirà la gente? Per reazione tutti odieranno ogni buon proposito ambientale, associando le battaglie sul clima alla perdita secca di posti di lavoro. Qualcuno si sta forse chiedendo qual è la catena di materie prime necessarie per realizzare la filosofia ‘green’? Qualcuno è consapevole che il 70% delle materie prime è in mano alla Cina?”.