Cultura

La poesia di Charles Tomlinson e il suo sguardo verso l’altrove (traduzione di Alessandro Anil)

In un momento in cui la maggior parte dei poeti britannici si stava ritirando alla cura del proprio “inglese”, il critico Michael Hennessy scrive di Tomlinson: “è il poeta più internazionale e meno provinciale della sua generazione”. Se da una parte la poesia di Tomlinson è nota per la sua attenzione verso i dati della percezione, visiva e uditiva, che compongono effetti pittorici immediatamente comprensibili, dall’altra lo è per l’apertura ad altri luoghi e culture che ne ampliano l’orizzonte. Bisogna ricordare il lungo soggiorno in America: A Peopled Landscape (1963) è stato influenzato dal paesaggio del sud-ovest americano. Inoltre, non si può non tenere conto dell’immensa opera come traduttore, che si pone in continuo confronto con la sua attività poetica. César Vallejo, Attilio Bertolucci, Antonio Machado e Octavio Paz sono alcuni dei poeti tradotti da Tomlinson. Extraterritorialità che, se ha esteso l’eredità del modernismo, arricchendosi della poesia di diverse nazioni, ha anche per molto tempo, purtroppo, penalizzato la sua ricezione in Inghilterra.

A. A.

Ararat

Dovremmo dormire insieme attraverso il buio
Il lento viaggio della terra percorre i secoli
Verso qualunque Ararat la sua arca
Stia dirigendo. I nostri atomi allora sentiranno
Lo stridere e l’arrivo della nostra chiglia
Nell’atemporalità, e salire attraverso le galassie,
Granelli stellati dalla prima e l’ultima luce per mostrare
Se quelle rive sono abitabili o no.

Poesia marina

Un osso più bianco:
la voce-mare
in una monodia multipla
si affolla verso quella fine.
È come se
le trasparenze del suono
compongano un candore
disponendo molti strati
con un solo movimento
delle varie superfici,
le profondità, verde bottiglia
il letto, ondeggiante
come un difetto nell’atmosfera, ciascuno
spostamento
con il suo sussurro separato, ogni sussurro
un respiro di quell’unicità
che si muove insieme
ammesso che si muova,
e il suo movimento è incessante,
e ad un’estremità…
la macinazione
un osso ancora più bianco

dal Ritorno

IV. Le lucciole

Sono sceso alla cieca tra gli alberi
(come è debole la fosforescenza delle pietre)
nelle notti quando nessuna luce si vede sulla baia
e niente segna la linea del cielo e del mare –
solo il battito del cuore definisce
uno spazio dell’essere nell’oscurità del volto,
il piede che trova e vince il sentiero dalla cecità,
la mano, tesa, toccava ramo e corteccia.
La silenziosa rivoluzione delle stelle
riporta le lucciole e ogni costellazione,
e noi siamo qui semischermati da quell’altezza
le cui punte stellari nutrono la bianca lattazione, lontana
incandescenza dove l’unica stella
è stata persa di vista. Questo è un tempo di attesa.
Quei trent’anni vissuti erano lenti a rimare
con consonanze impreviste, e andati,
furono brevi sotto le stagioni e il sole.
Aspettiamo ora l’assenza dei nostri morti,
condividere il mondo di mezzo delle luci mobili
dove le lucciole portano torce alla rosa
si alzano su quei portici raggruppati e semilluminati,
palpebra su palpebra chiusa nel loro bagliore
arrossati nella carne, oscurandosi man mano che se ne vanno.
L’adagio delle luci si raccoglie
attraverso l’ondeggiamento e le contro-linee mentre la baia
e il cielo, contrario al movimento, sterza
contro gli schemi reciproci, mentre questi
piccoli fuochi viaggianti li contraddicono entrambi,
non confidando né nello spazio vuoto né nei mari
il fardello dei loro cerchi senza peso. Noi,
non conoscendo la morte più degli altri uomini
che facciamo l’ultima sottomissione e torniamo,
assaporiamo il buon vino di una notte d’estate
di fronte alle isole e al bar del porto,
innumerevoli nella somma di ciò che resta sconosciuto
com’è dolce il raggio delle lucciole per chi lo vive,
uguali, nei loro arrivi e nelle loro partenze,
con l’ordine e la bellezza di stella su stella.

Una rosa per Janet

Lo so
questa rosa è solo
una rosa di inchiostro e carta
ma guarda come cresce e continua
a crescere
sotto i tuoi occhi:
una rosa in fiore
ha avuto (quasi) la sua ora vegetale
mentre la mia
rosa di spazi e tipografia
può riapparire a volontà
(la tua volontà)
ogni volta che ripeti
questa cerimonia dell’occhio
dall’inizio
e quindi
impara come
far risorgere una rosa
è istantanea
perenne
e perfetta ora

Poeta, artista e traduttore, Charles Tomlinson è nato a Stoke-on-Trent, Staffordshire, nel 1927. Prima di conseguire la docenza presso l’Università di Bristol, dove è rimasto per 36 anni, è stato insegnante alla scuola elementare. Le sue raccolte poetiche includono Relations and Contraries (1951), American Scenes and Other Poems (1966), To Be Engraved on the Skull of a Cormorant (1968), The Shaft (1978), Jubilation (1995), Skywriting and Other Poems (2003), per il quale ha vinto il New Criterion Poetry Prize, e New Collected Poems (2009). Tomlinson è noto anche come traduttore. È morto nel 2015.