Salute

L’appello di Romina Power: “Non bevete latte di mucca, ecco come viene prodotto”. E Franco Berrino: “Non c’è alcun bisogno di berlo”

Se qualcuno starà pensando che siamo di fronte all’ennesima boutade di chi desidera ancora visibilità, ci pensa un noto esperto di nutrizione e salute umana, l’epidemiologo Franco Berrino, già Direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto tumori di Milano, a fugare i dubbi

Romina Power ha lanciato il suo acuto, ma non si tratta dell’ultima canzone per l’estate. La nota cantante, per tanti anni partner anche musicale di Al Bano, grida il suo no al latte di mucca con la diffusione di un appello pubblico condiviso sul suo profilo Instagram: “Non bevete latte di mucca. Faccio fatica a credere a che livello di cattiveria arriva l’essere ‘umano’”. Tra i motivi del suo dissenso, c’è anche la pratica di estrazione del latte di mucca sulla quale, la Power, invita le persone a riflettere e rinunciare così alla bevanda. E se qualcuno starà pensando che siamo di fronte all’ennesima boutade di chi desidera ancora visibilità, ci pensa un noto esperto di nutrizione e salute umana, l’epidemiologo Franco Berrino, già Direttore del Dipartimento di medicina preventiva e predittiva dell’Istituto tumori di Milano, a fugare i dubbi: “È importante che persone famose contribuiscano a diffondere la consapevolezza di come sono trattati gli animali e del fatto che gli allevamenti, soprattutto bovini, sono una causa importante dell’effetto serra, del riscaldamento del pianeta e dei disastri climatici a cui stiamo assistendo”, spiega Berrino al FattoQuotidiano.it.

Dottor Berrino, ma il latte vaccino non sarebbe utile in alcune fasi di sviluppo della persona umana?
“Oggi no. Un pregiudizio diffuso, anche in ambiente medico, è che il latte, essendo ricco di calcio, sia utile per prevenire le fratture, ma i grandi studi epidemiologici non lo hanno confermato. Le fratture si prevengono riducendo il consumo di carne e aumentando il consumo di verdure”.

C’è poi la questione dei metodi di produzione del latte negli allevamenti industriali, poco rispettosi della salute degli animali.
“Prima della rivoluzione industriale in campo alimentare le vacche producevano 8-10 litri di latte al giorno. Oggi ne producono 40-50; mentre in certi Paesi dove è permesso trattarle con l’ormone della crescita, anche 80 litri. Pur essendo nutrite con mangimi proteici non riescono ad assumere proteine a sufficienza per produrre così tanto latte, quindi consumano le proprie e già dopo 2-3 anni queste mucche sono da ‘rottamare’”.

Come orientarsi allora con questo alimento così diffuso nelle nostre abitudini a tavola?
“Non consumarlo abitualmente. All’inizio del secolo scorso si dava un bicchiere di latte ai bambini delle scuole elementari. Era utile, perché i bambini erano denutriti e spesso rachitici. Oggi i nostri bambini sono troppo nutriti e non c’è nessun bisogno di latte”.