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Emanuela Orlandi, la sorella Natalina: “Mio zio? Da lui solo avances verbali”. E Pietro: “Vorrei dire al Papa delle carogne che gli girano intorno”

Le parole durante la conferenza stampa alla sede della Stampa Estera dopo il servizio trasmesso dal Tg La7 diretto da Enrico Mentana che ha parlato di uno scoop che potrebbe portare alla risoluzione della scomparsa della sorella di Emanuela Orlandi, avvenuta nel 1983

Non esiste stupro, è un fatto che risale al 1978, mio zio mi fece solo semplici avances verbali, al momento fui scossa ma finì lì e lo raccontai solo al nostro sacerdote in confessione”: Natalina Orlandi ha chiarito oggi durante una conferenza stampa alla Stampa Estera una vicenda personale, avvenuta più di 40 anni fa, diventata ieri di pubblico dominio dopo il servizio trasmesso dal Tg La7 diretto da Enrico Mentana, che ha parlato di uno scoop che potrebbe portare alla risoluzione della misteriosa e impenetrabile scomparsa della sorella di Emanuela Orlandi, avvenuta nel 1983. “Questo fu il rapporto con mio zio. E infatti le nostre famiglie sono unite. Io questa cosa la tenni per me. Poi nell’83 mi hanno chiamato e subii un interrogatorio. Erano cose che sapevano tutti, magistrati inquirenti e investigatori. È finita lì e non portò a nulla”, ha sottolineato la donna.

Lo scoop

Le carte che secondo Mentana potrebbero portare alla soluzione del caso sarebbero delle lettere che l’allora segretario di Stato Agostino Casaroli avrebbe inviato al sacerdote a cui Natalina avrebbe fatto questa confessione, chiedendo conferma di questa vicenda. “È una cosa gravissima”, ha commentato Pietro Orlandi. Un sacerdote che riceve in confessione un pensiero non può divulgarlo”. Queste lettere sono poi state trasferite alla Procura e difatti sono agli atti già da 40 anni. Lo zio era stato indagato già all’epoca ma subito caddero i sospetti perché, come accertato dalle precedenti indagini, il giorno della scomparsa di Emanuela era a 200 chilometri da Roma con la sua famiglia. Una famiglia scossa da tutto questo tritacarne mediatico perché ignara fino a ieri di una vicenda che Natalina aveva preferito tenere per sé, dopo averne parlato con gli inquirenti. “Mi domando come lavori la Procura, non vede se ci sono già delle carte agli atti che confermano che mio zio è stato indagato perché è giusto così, ma che l’indagine si chiusa con nulla di fatto?”, si è chiesto Pietro Orlandi.

Il servizio

“Il servizio di ieri è tutto smontabile”, ha chiarito Pietro Orlandi. “L’avvocato Gennaro Egidio ci fu indicato dai servizi segreti e non da mio zio come viene detto. Zio Mario aveva un avvocato importante e ci chiese perché prendere un altro avvocato. Ci fu portato dai Servizi. In Vaticano ci dissero di non conoscerlo poi abbiamo scoperto che già lavorava per loro, aveva seguito la vicenda di Roberto Calvi”. Anche la questione delle minacce a Natalina da parte di Mario Meneguzzi di farle perdere il lavoro alla Camera dei Deputati se avesse rifiutato le sue avances – lo zio gestiva il bar della Camera – sono state smentite dalla diretta interessata. “Io ho fatto un concorso pubblico, non mi possono licenziare ingiustamente. Mio zio era a sullo stesso mio livello, questa è una follia”. “Hanno voluto sparare a zero sulla vita di mia sorella, non pensavo sarebbero scesi così in basso, è una carognata”, ha aggiunto Pietro.

La famiglia

“Sfido chi dice che è lo scoop del momento: risolvetelo il caso”, ha aggiunto Natalina. “Dopo questo episodio, tutto è finito lì e le nostre famiglie hanno continuato a convivere come se nulla fosse, non sapevano nulla. Questa cosa che è uscita ieri ha turbato una moglie 90enne e i suoi figli a cui sono legatissima, non sapevano niente perché me la ero tenuta per me. Quando scomparve Emanuela fui interrogata dal procuratore Domenico Sica come se fossi colpevole perché reticente, poi mi chiese questa cosa di mio zio. Noi siamo persone limpide, non potevo dire di no perché era già finita. Mi fa ridere che parlino di scoop, lo sapevano tutti. Con l’avvocato avevamo concordato di non dirlo a mio padre per non dare altro dolore. Nel 2017 sono stata contattata da Becciu. Ci sono andata con mio marito ma lui non lo hanno fatto entrare. Dopo un giro di parole mi ha detto che mio fratello insisteva tanto per avere la documentazione, ma che in quei documenti c’era questa storia che mi riguardava, che risaliva al 1978. Mi è sembrata una minaccia. Ho detto che non avevo problemi, poi ho detto che avrebbero avuto sulla coscienza delle persone anziane che non sapevano niente, così come i miei cugini. E loro ne erano all’oscuro fino a ieri sera. Becciu quei documenti non me li ha comunque dati. Mai visti, prima dissero erano chiusi in una cassaforte della Segreteria di stato. Erano chiusi lì dentro anche i 5 fogli divulgati da Emiliano Fittipaldi? Quanta roba c’è in quella cassaforte?

L’inchiesta

Vorrei incontrare Papa Francesco privatamente per dirgli delle carogne che gli girano intorno“: l’appello accorato di Pietro Orlandi. “Ho capito che questa inchiesta è stata voluta da Papa Francesco che a un certo punto ha avuto il coraggio di andare avanti, ne sono convinto. Purtroppo non si è reso conto delle carogne che aveva intorno, vogliono spostare la responsabilità dal Vaticano alla famiglia. Ero felicissimo quel giorno, ho pensato: c’è davvero la volontà di capire. Adesso ho capito che il procuratore Diddi lavora per arrivare non alla verità su Emanuela ma a una verità di comodo che è quella uscita ieri sera.

La commissione parlamentare

Sulla commissione parlamentare per fare luce sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, votata all’unanimità alla Camera e approvata dal Senato, di cui si è in attesa della calendarizzazione finale, il fratello maggiore dei quattro fili di Ercole Orlandi e Maria Pezzano ha detto: “Quando ieri ho ascoltato Mentana, e l’ho visto leggere con occhi gioiosi ciò che ha raccontato ho pensato: ma che carogne, pensando alle falsità dette e tirate fuori come scoop. Ho visto proprio il modo di scaricare la responsabilità sulla famiglia, mi sembra abbastanza chiaro. Se hanno questo sospetto dovrebbero convocare i protagonisti della vicenda e interrogarli: i figli di mio zio, mia sorella e invece non hanno ascoltato nessuno. Mentana giorni fa, parlando della commissione ha fatto un appello ai senatori perché presentassero una mozione per cassare “questa inutile commissione”. Ieri ha aperto il tg con questa notizia. Mi aspetto dichiarazione da entrambi i procuratori Diddi e Lovoi perché si tirino fuori da tutto questo, che non restino in silenzio. Faccio appello ai senatori, sono convinto che la commissione parlamentare possa portare alla verità e infatti il Vaticano la teme e non la vuole. Mi auguro che passi la votazione. Ieri il Vaticano ha calpestato le ultime briciole di dignità. Dal Vaticano i cardinali stanno agganciando i senatori perché questa commissione non parta. Perché invece di indagare su mio zio (tra l’altro defunto, nda), non indagano sui cardinali pedofili da cui alcune persone che conoscevo in Vaticano portarono la foto di mia sorella, quando scomparve, per vedere chiedere loro se l’avessero molestata? Perché non indagano sui quei cardinali pedofili? Io sono convinto dalla commissione parlamentare possa uscire la verità”.