Economia

Bankitalia: “Sfavorevoli i giudizi delle imprese sulla situazione economica. Si attendono un’inflazione del 5,8% nei prossimi 12 mesi”

Nel secondo trimestre, i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale restano complessivamente sfavorevoli. L’indagine sulle aspettative di inflazione e crescita della Banca d’Italia registra “un generale deterioramento delle valutazioni nell’industria in senso stretto, a fronte di una tenuta nei servizi e di un lieve miglioramento nelle costruzioni“. Si sono indebolite le attese sulla domanda, anche estera, nei prossimi mesi. La quota di aziende che si attende un miglioramento è scesa (12,6% da 14,9 della precedente rilevazione) mentre è rimasta pressoché stabile quella che ha segnalato un peggioramento (23,2 per cento). Nonostante le condizioni per investire siano ritenute “sfavorevoli”, le aziende prefigurano un’espansione degli investimenti nel 2023 e le prospettive dell’occupazione a tre mesi rimangono positive.

Le attese sull’inflazione al consumo si sono ridotte su tutti gli orizzonti temporali, attestandosi al 5,8% sui 12 mesi e al 5 e 4,5% sugli orizzonti rispettivamente a 2 anni e tra 3 e 5 anni, secondo l’indagine. “La dinamica dei prezzi praticati dalle imprese rimarrebbe sostenuta nei prossimi 12 mesi, pur nel complesso in attenuazione”, si legge nel testo. Rispetto a un anno prima, i prezzi di vendita sono stati rivisti al rialzo del 6,9% in media nell’industria in senso stretto (era il 7,6% nella precedente rilevazione), del 5% nei servizi (da 4,3%) e del 5,9% nelle costruzioni (da 6,4%). Nelle attese delle imprese la crescita dei prezzi di vendita si attenuerebbe nei prossimi 12 mesi nell’industria in senso stretto e nelle costruzioni (a 1,9 da 2,8 e a 5,2 da 5,5, rispettivamente) e si manterrebbe pressoché stabile nei servizi (a 3 da 2,9). “I prezzi delle materie prime continuerebbero a spingere al rialzo i prezzi di vendita, sebbene in misura meno marcata rispetto al trimestre precedente. Agli aumenti dei listini contribuirebbero inoltre il maggior costo del lavoro e degli input intermedi”, spiega l’indagine.

Del resto, nel secondo trimestre si è lievemente ridotta la quota di imprese che ha riscontrato difficoltà legate ai prezzi dei beni energetici (a 47 da 52 per cento nel primo) e si è “sostanzialmente dimezzata” rispetto alla rilevazione precedente, da 39 a 20, la quota di imprese che ritiene che i prezzi dell’energia influenzeranno al rialzo i prezzi praticati nei prossimi tre mesi.