Diritti

“A Venezia ponti senza pedane impediscono la mobilità delle persone in carrozzina. Mia figlia costretta a rinunciare all’uscita a teatro”

Voleva andare a vedere uno spettacolo teatrale con alcuni amici, ma non ha potuto arrivare a destinazione perché le barriere architettoniche presenti in una zona di Venezia vicina al teatro glielo hanno impedito. È la denuncia di Alessandra Bagato, madre di una ragazza con disabilità motoria di Padova che per muoversi in autonomia utilizza la carrozzina a motore elettrico. La testimonianza è arrivata a ilfattoquotidiano.it nell’ambito della serie di inchieste inerenti la mobilità cittadina inclusiva e accessibile per tutti (se hai segnalazioni scrivi a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it).

La ragazza ha organizzato con un gruppo di ragazzi di andare al Teatro Malibran di Venezia, struttura culturale che risulta accessibile anche per chi si sposta come lei in carrozzina. Sembrava tutto risolto per il meglio ma invece al teatro la figlia non è mai arrivata. Alessandra aveva prenotato per avere un posto dedicato per la 18enne, ma purtroppo non ha potuto assistere allo spettacolo. “Ancora una volta il problema sono le barriere architettoniche diffuse nelle nostre città oltre all’assenza di un servizio pubblico inclusivo per i non residenti nel capoluogo veneto. Il problema? Per arrivare al Malibran non c’è una fermata accessibile del vaporetto nella zona dato che i ponti sono tutti senza pedane”, denuncia a ilfattoquotidiano.it la madre. Contattati dal Fatto.it gli uffici del Comune di Venezia che si occupano di trasporto e mobilità hanno confermato la non accessibilità dei ponti e l’impossibilità quindi di raggiungere il Teatro Malibran, situato nel centro del capoluogo veneto a breve distanza dalla Ca’ d’Oro e dal Ponte di Rialto. Unica possibilità, ad oggi, per la figlia di Bagato è prendere un servizio taxi e pagare 80 euro per l’andata più altrettanti 80 euro al ritorno per la ragazza e per il suo accompagnatore necessario per la sua mobilità in sicurezza.

“Segnalo che anche in questo caso la persona disabile non è messa nella stessa situazione di uno che cammina. Come si fa a chiedere 160 euro circa ad una studentessa di 18 anni per raggiungere la sede di uno spettacolo a teatro?”. “L’unica soluzione che ci hanno proposto – racconta Bagato dopo aver sentito gli uffici competenti – è l’utilizzo di un servizio di trasporto dedicato alle persone con disabilità motoria con regolare certificato di invalidità civile del 100% (tutti requisiti che la figlia di Alessandra ha, ndr) peccato che è riservato esclusivamente agli utenti residenti a Venezia, noi siamo esclusi e ci sentiamo discriminati”, racconta Bagato. Il servizio è effettivamente pubblicizzato sullo stesso sito del Comune, ma è riservato a chi risiede in città.

“Non vi dico tutte le telefonate fatte per poter realizzare questo desiderio di mia figlia. Non esiste nessun servizio pubblico e nessuna tariffa agevolata per chi non abita a Venezia e ha una disabilità grave”. Come avevamo documentato nella nostra precedente inchiesta sull’accessibilità molto diffusa dei vaporetti a Venezia, resta il problema invece di quelle aree dove i vaporetti, pur in maggioranza inclusivi, non possono arrivare. “Risulta molto difficile spostarsi in tutte le zone della città lontane dalle fermate dei vaporetti. E questa discriminazione non è solo per andare a teatro, come nel nostro caso particolare, ma per andare in qualsiasi posto dove non c’è la fermata accessibile”, sottolinea Bagato. “Mia figlia alla fine ha dovuto rinunciare e non è potuta andare a vedere uno spettacolo a teatro. E’ vero – aggiunge – che Venezia è una città d’arte complicata, geograficamente e architettonicamente complessa e con tantissime barriere architettoniche, ma la cosa che fa più male per noi è che non c’è la volontà di dare un servizio specifico e a costi di un servizio pubblico in modo che tutti i passeggeri, compresi i non residenti, possano avere le stesse opportunità e uguale diritto alla mobilità”. Bagato auspica che “si faccia il prima possibile qualcosa per ovviare a questo problema”. E conclude amaramente: “Mia figlia vorrebbe iscriversi all’università Ca’ Foscari, che risulta accessibile come struttura così come anche il Teatro Malibran, ma deve escludere a malincuore questa possibilità perché sarebbe troppo limitante essere costretta a poter accedere solo ad alcune zone limitrofe”.

Interpellato sulla vicenda, il direttore generale dei Teatri Fenice-Malibran Andrea Erri ha commentato: “Il tema dell’accessibilità, non solo fisica ma anche economica e cognitiva, rappresenta un impegno e uno sforzo costante per la nostra Fondazione: i due teatri a noi affidati, Fenice e Malibran risultano già accessibili a persone con disabilità, e grazie anche ai fondi del PNRR stiamo rendendo sempre più facili l’accesso e la logistica interna”. A proposito del futuro, Erri ha aggiunto: “Questa segnalazione rappresenta però uno stimolo per fare di più: ci impegniamo pertanto a individuare soluzioni vantaggiose di accesso per questa speciale categoria di spettatori, in collaborazione con le imprese di trasporto acqueo locale, affinchè possiamo diventare sempre più ” il Teatro di tutti””.