Scuola

La proposta del ministero dell’Istruzione è chiara: docente volenteroso e poco costoso cercasi

Il mondo della scuola non sembra dare grandi soddisfazioni al ministro del MIM, nonostante le sue copiose esternazioni ed esortazioni. Dai primi dati disponibili infatti pare che non ci sia stata la corsa a ricoprire quelle due nuove figure che il ministro si è inventato per dare un senso al suo ministero, quella del docente orientatore e del docente tutor.

L’operazione reclutamento governativo on line va insomma a rilento. Si tratta di due profili nuovi di zecca per i quali il ministro ha strappato in sede di finanziaria 150 milioni. A proposito, quando il ministro dell’Istruzione rivendica per il suo governo l’ultimo aumento di stipendio dei docenti si dimentica di dire che le risorse le avevano messe i governi precedenti, il suo nulla o quasi.

Docenti allora pigri, ignavi, che non sanno cogliere le ottime occasioni del governo della destra? E poi ancora, la soluzione dei problemi, grandi e piccoli, della scuola italiana può passare attraverso questi nuovi compiti assegnati a qualche insegnante volonteroso?

Entriamo nel merito. Le due figure del docente tutor e del docente orientatore saranno attive a partire dall’anno scolastico 2023/2024, per consentire in via prioritaria l’avvio delle attività curricolari di orientamento destinate agli studenti delle circa 70 mila classi del secondo biennio e dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado (in tutto 40.461 docenti). Il docente tutor riceverà un compenso massimo di 4.750 lordo ente, che significa che tolti i contributi previdenziali per il Tesoro, l’Irap e l’Irpef, al docente rimarranno al massimo 150 euro in più netti al mese. Questo nel caso, poco probabile, che la scuola decida per il compenso massimo.

Molto peggio è andata al docente orientatore che riceverà un compenso massimo di 2.000 euro lordo ente, cioè di 80 euro nette al mese. Le due figure però sono nettamente differenti. Dalla circolare sembra che il docente orientatore sia unico per ogni scuola, mentre al docente tutor verranno affidate due classi e saranno molti di più. Forse il ministro non sa che la funzione di orientamento è già ampiamente praticata nelle scuole e quindi conviene concentrarci sul docente tutor che avrà compiti piuttosto complessi come indicato minuziosamente nella circolare ministeriale.

In sostanza, a questo docente è affidato il compito di verificare, aiutare e consigliare lo studente nelle scelte scolastiche presenti e future sulla base dei suoi risultati scolastici e delle sue aspettative. Sono compiti di natura squisitamente psicologica, cioè di valutazione della personalità e delle sue potenzialità, che di norma un docente non ha. Per acquisirle però non c’è problema perché il ministero attiverà un corso di formazione on line di 20 ore. Così in definitiva il tutor sarà una specie di counselor improvvisato che, senza alcuna adeguata formazione professionale, dovrà cercare di trovare una soluzione ai delicati problemi di scelta scolastica che di norma spettano alla famiglia e allo studente.

È probabile che nel concreto l’attività del docente tutor, più che risolvere i problemi, li creerà, considerando da un lato le aspettative delle famiglie che il ministro sta alimentando, e dall’altro la sua preparazione specifica del tutto inesistente. Aveva il ministro Valditara almeno la possibilità, visto che lui e il suo governo non vogliono aumentare gli stipendi dei docenti, di migliorare il contesto della vita scolastica? Certamente, ma la via non è quella di nuovi e problematici compiti di natura psicologica per i docenti.

Poteva essere più coraggioso e prevedere l’introduzione della figura dello psicologo scolastico, almeno per alcuni segmenti di scuola inferiore e superiore. Così, oltre ai problemi seri di orientamento, ci potevano essere strumenti molto apprezzati sia dai docenti sia dagli studenti per disinflazionare la scuola dalle tensioni sempre crescenti. Sarebbe stata una scelta veramente innovativa e in linea con alcune esperienze europee.

Ma il costo, qualcuno si potrebbe chiedere. I conti sono presto fatti. Nel 2021 gli studenti che hanno sostenuto gli esami finali, di terza media e di quinta superiore, sono stati circa un milione. Se vogliamo in via preliminare, secondo le intenzioni del ministro, riservare principalmente all’orientamento scolastico queste figure, potremo pensare ad uno psicologo ogni 250 studenti, cioè uno o due per scuola con circa 4.000 posizioni. Se prendiamo come riferimento un costo lordo ente, quindi senza considerare i risparmi fiscali per lo stato, di circa 80.000 euro a persona, la spesa complessiva sarebbe di 320 milioni di euro. Una spesa non impossibile, magari da far gravare sul Pnrr da cui oggi arriva alle scuole una montagna di soldi che sono spesi in maniera approssimativa, per non dire inutile. Nulla poi, al confronto dei 4 miliardi che il Pnrr destina all’inutile ormai informatizzazione delle scuole.

Passare dal cosiddetto docente tutor ad una vera figura professionale, lo psicologo scolastico, non sarebbe costato così tanto e avrebbe dato un enorme sollievo alla didattica scolastica. Ma la logica del ministro è diversa e di bassa qualità. Al ministero non interessano i problemi veri della scuola italiana ma lo scopo è quello di offrire un piccolo incremento di stipendio ad un certo numero di docenti, inventando problematiche funzioni aggiuntive. Se queste i docenti non sono preparati, pazienza, un corsetto li renderà edotti.

Comunque la proposta del MIM è chiara: docente di buona volontà e poco costoso cercasi. I docenti hanno fatto bene a rispedire al mittente una proposta francamente indecente e probabilmente inutile.