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Sì del Senato alla fiducia sul decreto Bollette: è legge il provvedimento con lo scudo penale per gli evasori

Ok alla conversione in legge del decreto Bollette. L’aula del Senato l’ha approvato votando la fiducia al governo con 99 voti favorevoli, 54 contrari e 2 astensioni. Eì stato approvato alla Camera lo scorso 18 maggio: anche allora il governo ha posto la questione di fiducia. Il provvedimento contiene norme per il sostegno a famiglie e imprese per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale e in materia di salute e adempimenti fiscali. Tra il resto, il governo ci ha infilato lo scudo penale per gli evasori demolito da pm ed esperti. Gli emendamenti delle opposizioni che puntavano a eliminarlo o modificarlo sono stati tutti bocciati.

Per la presidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli, il provvedimento dimostra che “governo e maggioranza stanno onorando il patto stipulato con gli elettori: nessuna misura spot, ma sostegni strutturali per non lasciare nessuno indietro”. Opposto il giudizio delle opposizioni: “Per quanto riguarda la sanità ci saremmo aspettati un investimento sul Ssn, sulla stabilizzazione del personale e sul rinnovo del contratto, invece si investe sulle chiamate a gettone, che non danno continuità assistenziale e premiano la fuga dei medici verso il sistema privato. Sul caro bollette c’è una parziale proroga delle misure di indennizzo, senza alcun impegno alla loro stabilizzazione, ma la coperta è corta di fronte agli aumenti medi di 300 euro a famiglia e del 35% per le imprese, soprattutto le energivore e le gasivore, che arrancano di fronte alla competizione. Sul fronte del fisco si strizza l’occhio a chi non paga le tasse”, ha detto il senatore dem Alberto Losacco, segretario della Commissione Finanze, nella dichiarazione di voto in Aula. “Il governo si è concentrato a premiare gli evasori, a privatizzare ulteriormente la sanità, chi può paga e chi non può aspetta o rinuncia alle cure, e niente sugli extraprofitti incassati dalle aziende energetiche”, ha detto in Aula il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni, annunciando il no alla fiducia.