Sport

Il clima estremo ridisegna il Giro d’Italia: stravolta la 13esima tappa, sarà di 75 km

Il primo tappone di montagna del Giro d’Italia 2023 diventa una mini tappa di appena 75 km. La crisi climatica stravolge anche la Corsa Rosa, tanto da far scattare il protocollo per meteo estremo: con la pioggia che si sta abbattendo sul Piemonte, impossibile per i ciclisti percorre il primo tratto della 13esima tappa, da Borgofranco Ivrea (Torino) fino al Gran San Bernardo. In particolare, il rischio di cadute nella discesa dalla cima che divide Italia e Svizzera sarebbe stato altissimo. Per questo la corsa partirà direttamente dal versante svizzero, a Le Chable: sarà lunga appena 75 km, ma quanto meno sono state mantenute le due scalate alla Croix de Coeur (15,4 km all’8,8% di pendenza media) e Crans Montana (13 km al 7,2% medio), dove è posto l’arrivo. Il via è stato posticipato alle ore 14.30.

“Viste le avverse condizioni meteo, soprattutto nella parte italiana, la Commissione ha deciso di venire incontro alle richieste degli atleti applicando l’Extreme Weather Protocol. La tappa 13 viene accorciata con il nuovo km 0 che sarà posto in località Le Chable, all’imbocco della Croix de Couer. Verrà mantenuta la parte finale della frazione. Rimangono invariati gli orari previsti dalla tabella di marcia”, fa sapere l’organizzazione del Giro d’Italia con una nota. Sotto una pioggia torrenziale, i corridori si sono presentati a Borgofranco Ivrea per la firma del foglio di partenza. Poi con i bus hanno raggiunto la Svizzera, dove le condizioni meteo per ora sono nettamente migliori.

“Cambia anche il ciclismo – risponde all’Adnkronos il direttore della Corsa Rosa Mauro Vegni, l’uomo che stabilisce e disegna i percorsi del Giro – e c’è anche da dire che quest’anno di sono state diverse tappe corse sotto l’acqua, è comprensibile la stanchezza“. “Oggi il problema è soprattutto con le discese” e come le si affronta anche grazie ai mezzi altamente performanti, “dal punto di vista dei ciclisti sono cambiate molte cose. La percezione della frenata è molto diversa se hai le mani rattrappite, oggi sappiamo che si frena molto a ridosso”. Insomma, conclude Vegni, “è cambiato modo di fare il ciclismo“. Ma è soprattutto cambiato il clima.