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Caso Dani Alves, Joana Sanz si sfoga: “Perché volete entrare in casa mia? Mi state travolgendo, mi sento male”

La ex moglie del calciatore brasiliano è disperata: si sente braccata dai giornalisti e lo fa sapere con una storia Instagram

Quando due persone si sposano pronunciano il “sì” con la speranza che la loro unione possa durare in eterno, ma a volte il sogno va in frantumi. É quello che è successo tra l’ex terzino della Juventus e del Barcellona e la modella spagnola Joana Sanz. Accusato di aver commesso violenza sessuale nella notte del 30 dicembre 2022 verso una 23enne nella discoteca nightclub Sutton di Barcellona, dal 20 gennaio scorso Dani Alves si trova in un carcere catalano con il rischio di rimanerci anche per i prossimi 12 anni. Da allora per sua moglie è iniziato un periodo carico di pressioni sia dal punto di vista mediatico che emotivo, dato che nello stesso periodo ha perso i suoi due pilastri: sua madre e suo marito, con il quale stava dal 2015.

La decisione di chiedere il divorzio è arrivata a due mesi dall’arresto, quando la modella, sopraffatta dalla situazione, decise di postare sul suo profilo Instagram una lettera carica di sentimento verso il calciatore brasiliano per porre fine al loro matrimonio. Ma la situazione con la stampa non cambia, anzi si potrebbe dire peggiorata. Disperata si sfoga con una storia postata il 15 maggio sul suo profilo social dove accusa i giornalisti: “Davvero non so più cos’altro volete da me. Mi state travolgendo. Non so cosa fare o come reagire. Perché dovete aspettarmi fuori da casa mia? L’ho detto un sacco di volte, non mi piace e mi sento male. Chiunque lo fa è uno psicopatico. Questa volta mi hanno aspettato e hanno anche cercato di afferrarmi ed entrare. Come vuoi che reagisca? Ho dovuto chiudere la porta praticamente davanti alla telecamera. Perché volete entrare in casa mia? Per favore, state oltrepassando tutti i limiti. Questo non è giornalismo”. Nel mentre Alves continua ad essere detenuto: dopo la raccolta di prove schiaccianti è stato costretto ad ammettere il rapporto completo, ma a suo dire “consenziente”.