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Luigi Di Maio sarà il nuovo inviato speciale dell’Ue nel Golfo: ufficializzata la nomina. Entrerà in carica il 1 giugno

Adesso è ufficiale. Dopo il voto favorevole dei ministri dell’Unione europea riuniti a Bruxelles per il Consiglio Affari Sport, la presidenza di turno svedese ha annunciato che Luigi Di Maio ricoprirà, dal 1 giugno, il nuovo incarico di Inviato speciale per i Paesi del Golfo Persico.

La scelta dell’ex ministro degli Esteri, sostenuta anche dall’Alto rappresentante per la Politica estera Ue, Josep Borrell, arriva dopo mesi di dibattito e rallentamenti dovuti anche al terremoto provocato nelle istituzioni europee dal Qatargate che ha riacceso l’attenzione sul ruolo di Doha nell’influenzare le decisioni dei palazzi brussellesi, evidenziando l’influenza esercitata soprattutto su rappresentanti, ex eurodeputati e assistenti parlamentari di origine italiana. Mentre Di Maio non è stato direttamente toccato dalla vicenda, quello che era il suo principale competitor per la poltrona, l’ex commissario europeo per le Migrazioni, Dimitris Avramopoulos, non indagato, ha invece dovuto dimettersi dal board di Fight Impunity, una delle ong collegate all’ex europarlamentare di Articolo 1, Antonio Panzeri, considerato il personaggio principale dell’inchiesta sulle presunte mazzette pagate dal Qatar e dal Marocco.

Lo scandalo, alla lunga, potrebbe aver favorito proprio Di Maio che, lunedì, ha visto approvare la propria candidatura senza discussione. Il via libera, come nelle precedenti due occasioni – alla riunione del Comitato Politico e di Sicurezza e a quella dei rappresentanti Permanenti dei 27 in Ue – è arrivato senza che nessuno dei presenti interrompesse la procedura per chiamare il dibattito. Come da prassi, si attendeva l’ok finale del Consiglio Ue alla prima riunione ministeriale disponibile.

Così, l’ex ministro gestirà dossier europei di primaria importanza, soprattutto nel contesto storico attuale. Non tratterà, infatti, con i governi e le monarchie del Golfo solo di tematiche inerenti la sicurezza dell’area, ma anche e soprattutto di quelli energetici, tenendo conto del costante disimpegno dei Paesi europei rispetto alla dipendenza dalla Russia di Vladimir Putin.