Diritti

Meloni rivendica il congedo facoltativo pagato all’80%, ma non è operativo. La neo mamma: “Dovrò tornare al lavoro, altrimenti non copriamo le spese”

Alessia Dottori ha 39 anni e a gennaio è diventata madre di una bambina. Fino al 17 aprile ha usufruito del congedo di maternità obbligatorio, ricevendo dall’Inps un’indennità pari all’80% del suo stipendio da commessa per H&M, l’azienda di abbigliamento. Dopo soli tre mesi dal parto non era pronta per tornare a lavorare e lasciare la bimba. Era troppo presto. Ha pensato, quindi, di fare richiesta per ottenere il mese di congedo parentale facoltativo retribuito all’80%, la misura introdotta dal governo Meloni nell’ultima legge di Bilancio per arginare la crisi della natalità. Ne aveva letto sui giornali, lo aveva sentito in televisione. D’altronde, la maggioranza ne va molto fiera: aggiungere un mese di congedo pagato all’80%, al posto di quello classico retribuito al 30%, permette ai neogenitori, soprattutto alle mamme, di non dover scegliere tra famiglia e lavoro. Giorgia Meloni lo ha ripetuto pure dal palco degli Stati Generali della Natalità, in corso a Roma in questi giorni. Eppure, al di là dei proclami, Alessia non ha potuto usufruire del congedo allargato, e come lei molte altre neo mamme. Dopo quasi cinque mesi dall’entrata in vigore della manovra, sul sito dell’Inps mancano ancora i codici per inoltrare la richiesta.

“Vivere con il 30% dello stipendio per me è improponibile”, racconta Alessia a ilfattoquotidiano.it. “Abbiamo un mutuo, una casa da pagare e con la bimba appena arrivata le spese sono aumentate molto”, continua. Al momento ha raggiunto un accordo con il suo datore di lavoro, per evitare di dover rientrare subito. Alterna alcuni giorni di ferie ad altri di congedo parentale al 30%, così la sua busta paga non è troppo bassa. “Ho 800 euro di mutuo e il mio stipendio normale è di 1300. Per me sarebbe stato importante usufruire del mese in più coperto all’80%. Ora sto cercando di arrangiarmi, anche grazie al mio compagno, ma tra poco dovrò tornare al lavoro”, continua. Ha cercato di risolvere lei in prima persona il problema, contattando l’Inps. Ha chiesto quando verranno inseriti i codici specifici necessari a inoltrare la richiesta. Ma l’ufficio Roma Tuscolano-70100 dell’Istituto le ha risposto: “Gentile utente, il congedo parentale indennizzabile all’80% non è ancora operativo. Cordialità”.

Alessia non è l’unica neo mamma a essersi imbattuta in questo problema. Sulla pagina Facebook INPS per la Famiglia, nei commenti sotto i post dell’Istituto, molti altri genitori chiedono spiegazioni del perché, a quasi cinque mesi dalla legge, la procedura non sia ancora attiva. Ci sono dei passaggi tecnici da sbrigare, come ogni volta che un governo introduce una novità di questo tipo, ma sui tempi non ci sono certezze. In un certo senso, il diritto al congedo allargato, dato dalla legge, è già attivo, ma il servizio con cui accedervi nella pratica no. Su Facebook, in risposta alla domanda di una madre, l’Istituto spiega che è possibile “fruire del congedo parentale all’80% comunicando, nei consueti modi e termini, al proprio datore di lavoro che anticiperà l’importo spettante”. “Tale somma – continua la pagina – verrà successivamente rimborsata da Inps”. “E se il datore di lavoro non lo anticipa?”, chiede un utente, “Avremo maggiori info in merito più avanti”, rimanda INPS per la Famiglia.

Una cosa è certa, però: il congedo allargato sarà retroattivo. Una volta attivato, chi ne aveva diritto e non ha potuto usufruirne in questi mesi potrà ricevere gli arretrati. Lo conferma al telefono a ilfattoquotidiano.it anche un operatore Inps: “La procedura telematica non è attiva. Dovrebbe apparire sul nostro sito verso l’inizio di giugno, ma non ci è arrivata alcuna circolare ancora, quindi non è ufficiale. Dipende dall’Inps, comunque. Potrà essere retroattivo, ma non so di quanto”, spiega.

Ma la retroattività non risolve il problema di Alessia. Il fatto di poter ricevere tra qualche mese la cifra che le sarebbe spettata adesso non le impedirà di tornare a lavoro prima di quanto preventivato. Aspettando gli arretrati, sarà già rientrata al suo posto in negozio, perché una retribuzione al 30% non le basta per far fronte a tutte le spese. E come lei tanti altri che avevano accolto con favore la novità introdotta dalla Manovra. Chi può permettersi di vivere con il 30% del suo stipendio attenderà il disbrigo delle procedure tecniche. Gli altri avranno già lasciato i loro figli e saranno tornati a lavorare.

La frustrazione è tanta. Il diritto a non dover scegliere tra lavoro e famiglia, come dichiarato dalla presidente del consiglio dal palco romano degli Stati Generali della Natalità, dovrebbe essere garantito a tutti. Non solo a chi ne ha le possibilità. “Io non so se è normale nel 2023, quando si parla di nascite ai minimi storici, dover lottare per avere quello che è stato annunciato a gran voce”, si lamenta Alessia. “È cambiato ben poco – conclude -. Noi mamme ancora oggi ci troviamo a dover lottare per qualsiasi cosa”.