Sono passati settant’anni dal giorno in cui Elisabetta II salì sul trono, dunque i sudditi e mezzo mondo guardano con estrema curiosità alla cerimonia
QUAL È IL MOMENTO PIÙ SACRO E LE MUSICHE SCELTE PER IL RITO
Il momento più sacro della cerimonia? Quello dell’unzione, che non verrà mostrato al mondo. L’arcivescovo di Canterbury ungerà infatti le mani, il petto e la testa del Sovrano, che sarà protetto da un paravento decorato con i nomi delle nazioni del Commonwealth. “Come Salomone fu unto re da Zadok il prelato e da Nathan il profeta, così tu sei unto, benedetto e consacrato re”, dirà l’alto prelato. Per ungerlo verrà utilizzato un cucchiaino che è il più antico oggetto reale custodito nella Torre di Londra. Il rito è costruito intorno a cinque passaggi: il riconoscimento, il giuramento, l’unzione, l’investitura e l’incoronazione, l’intronizzazione e l’omaggio. Tra i brani che risuoneranno nelle navate di Westminster ce ne sono due fondamentali: il primo è Zadok the Priest, composto da Haendel e suonato in tutte le incoronazioni sin dal 1727, il secondo è ovviamente God Save the King!, che il coro dell’Abbazia intonerà quando la corona sarà saldamente sul capo di Carlo III.