Scuola

Fondi europei per le connessioni internet veloci nelle scuole, la Corte dei Conti Ue boccia l’Italia: “Manca orientamento strategico”

Le scuole italiane hanno perso il treno. Il conseguimento dell’obiettivo dell’Unione Europea di dotare tutti gli istituti di connessioni Internet veloci entro il 2025 è a rischio. A dirlo è la Corte dei Conti dell’Ue, che nei giorni scorsi ha prodotto una relazione a seguito di una visita degli auditor in sei Stati membri tra cui l’Italia, oltre a Germania, Grecia, Croazia, Austria e Polonia. La sentenza finale non lascia spazio a commenti: “I finanziamenti dell’Ue per sostenere il potenziamento della digitalizzazione delle scuole non hanno prodotto tutto l’impatto atteso, soprattutto perché negli Stati membri è mancato un orientamento strategico nel loro utilizzo”. Fabio Fattore, Niels-Erik Brokopp, Benjamin Jakob, Pietro Russo, Sven Kölling, Angelika Zych, Marina Karystinou e Rene Reiterer hanno trovato anche nel nostro Paese una situazione paradossale: “I finanziamenti dell’Europa – cita il rapporto steso dagli audit – hanno semplicemente sostituito fondi nazionali che erano già stati assegnati. Una delle ragioni per cui le scuole spesso non hanno potuto utilizzare al meglio i fondi dell’Ue è che non sono state sufficientemente coinvolte nella definizione delle loro necessità in termini di digitalizzazione. Per di più, molte scuole non erano a conoscenza del sostegno offerto da Bruxelles”.

Gli auditor dell’Ue hanno constatato inoltre che spesso è mancato un approccio comune all’uso delle nuove tecnologie in aula, per cui le scuole non hanno potuto sfruttare appieno tutte le potenzialità offerte dalla digitalizzazione. Le cose non dovevano andare in questo modo. Nel 2016, la Commissione aveva stabilito che, entro il 2025, le scuole degli Stati membri avrebbero dovuto disporre di connessioni internet a un gigabit al secondo, in modo da poter utilizzare apparecchiature informatiche all’avanguardia e adottare modalità di insegnamento ed apprendimento innovative. “Tuttavia, nel 2022 – spiegano i commissari della Corte Ue – solo un ridotto numero di istituti scolastici disponeva effettivamente di queste connessioni gigabit. I paesi dell’Ue hanno applicato approcci diversi per promuovere la connessione delle scuole, ma l’assenza di una pianificazione strategica rigorosa, unitamente a ritardi nell’attuazione dei programmi dedicati, hanno accresciuto il rischio che l’Ue non raggiunga l’obiettivo della connessione Gigabit a Internet entro il 2025”.

Nel nostro Paese, nonostante vi sia stata qualche spinta in questa direzione, non sembrano esserci speranze: da noi sono state organizzate di volta in volta singole gare competitive che hanno consentito alle scuole di richiedere il sostegno della politica di coesione per uno specifico progetto, come un nuovo laboratorio informatico. L’obiettivo primario era, tuttavia, di concentrare i fondi limitati sulle scuole che rispondevano a determinati requisiti come, ad esempio, ubicazione e contesto sociale da cui provengono gli studenti. “Anche se questo approccio – sottolinea la Corte Ue – era in linea con gli obiettivi del programma operativo, le scuole dovevano specificare una necessità e definire un ‘progetto’ per ciascun bando invece di poterlo stabilire sulla base di un approccio strategico alla digitalizzazione nella loro scuola. Invece, in Italia, nonostante il significativo aumento del numero di edifici scolastici connessi dall’inizio del programma nel 2020, si osservano notevoli ritardi nell’attuazione del programma in alcune regioni, il che mette a rischio il raggiungimento dell’obiettivo per il 2025 per l’intero territorio nazionale”.