Cronaca

Milano, il Pio Albergo Trivulzio vuole vendere un palazzo a Brera per alleggerire il rosso di bilancio, ma la delibera è contestata

Dal Comune di Milano si è alzata più di una voce contro la vendita dei gioielli del Pio Albergo Trivulzio, la storica Baggina che da decenni dà assistenza agli anziani ed è controllata da Comune e Regione. Ma il primo dei sei immobili di pregio inseriti nei mesi scorsi nel piano di alienazioni è già stato sacrificato sull’altare di un’asta avviata in men che non si dica, con il termine per la consegna delle offerte fissato per il 23 giugno. Si tratta di un intero edificio in piazza Mirabello 5, piena Brera. In tutto 3.411 metri quadri per una base d’asta di 29,6 milioni di euro, come da valore stabilito dall’Agenzia del Demanio che ha ritoccato un poco all’insù una perizia del Politecnico di Milano. Al metro quadro fanno poco meno di 8.700 euro, un prezzo che con ogni probabilità solleticherà gli interessi degli operatori immobiliari: se da un lato lo stabile necessita di essere ristrutturato e quasi tutte le unità immobiliari sono affittate, dall’altro la zona è una delle più esclusive della città con prezzi che superano senza problemi i 10mila euro al metro quadro per raggiungere anche i 15mila e più. Ma c’è un ma. La delibera con cui l’immobile è stato messo all’asta lascia dubbi sulla sua regolarità. E chi in quel palazzo vive da anni è già pronto a presentare ricorso.

Delibera votata da 3 consiglieri anziché 4 – La delibera, che ha per oggetto la “individuazione dell’immobile di piazza Mirabello quale bene oggetto di alienazione”, è stata approvata dal consiglio di indirizzo del Trivulzio il 17 aprile. Hanno votato a favore i tre consiglieri nominati su indicazione di Palazzo Marino, mentre erano assenti i due indicati dalla Regione, tra cui Stefania Bartoccetti, che ha dato le dimissioni quello stesso giorno e che presiede un altro ente milanese che si occupa di anziani, il Golgi Redaelli, in questo caso su indicazione del sindaco Giuseppe Sala. Il punto è questo: in base allo statuto del Pat, “le deliberazioni aventi per oggetto alienazioni patrimoniali sono assunte con il voto favorevole dei 2/3 (almeno quattro) dei componenti” del consiglio di indirizzo. La norma viene citata con tanto di virgolette anche nel preambolo della delibera, ma poi a votarla sono stati in tre su cinque, non in quattro.

Ilfattoquotidiano.it ha chiesto ai vertici del Pat come mai il provvedimento sia stato considerato lo stesso valido. E questa è la risposta: “Il consiglio di indirizzo, nella seduta del 24 ottobre 2022, col consenso unanime dei suoi componenti (5 su 5), aveva già previsto, tra altri immobili di possibile rilevanza artistico culturale, la vendita dello stabile di piazza Mirabello 5. Tale decisione di per sé consentiva l’avvio delle procedure per la vendita degli immobili. Nella seduta del 17 aprile, il consiglio di indirizzo si è limitato a prendere e dare atto che, stante la precedente sopra richiamata delibera dell’ottobre 2022, non occorreva una nuova manifestazione di volontà per la vendita e che, quindi, nulla ostava all’avvio delle procedure previste dal regolamento in ordine all’individuato/confermato stabile di Mirabello 5. Quella dell’aprile 2023 non può, quindi, considerarsi, in senso tecnico–giuridico, una vera e propria deliberazione, implicante una manifestazione di volontà da parte del consiglio; come tale, quindi, alla stessa non si applica la disposizione statutaria relativa al quorum qualificato richiesto per le deliberazioni con le quali viene disposta la vendita di beni dell’ente”. La risposta, in sostanza, fa passare l’ultima delibera per una non-delibera e rischia di smentire il provvedimento di ottobre che si limitava a inserire lo stabile di Mirabello 5, insieme ad altri cinque, nel piano delle alienazioni 2022-2023, rinviando “a successivo provvedimento l’approvazione dell’alienazione”. Senza considerare che è solo l’ultima delibera, quella di aprile, ad aver approvato la stima del Demanio come valore da mettere a base d’asta.

Senza alienazioni un rosso da oltre 20 milioni – Al di là di eventuali ricorsi, il percorso verso l’alienazione potrebbe subire altri rallentamenti. Diverse unità immobiliari devono ancora essere regolarizzate da un punto di vista urbanistico e catastale, mentre una volta che l’asta avrà un vincitore, la Soprintendenza, che ha sottoposto a vincolo l’edificio, avrà 60 giorni per decidere se esercitare o meno il diritto di prelazione. Eventuali ritardi si scontrerebbero con la volontà dei vertici del Pat di trovare un acquirente il prima possibile, visto che la vendita è necessaria per risollevare una situazione sempre più grave oltre che per convincere le banche a concedere nuovi finanziamenti. Come scritto da ilfattoquotidiano.it, a fine 2021 le perdite accumulate al netto delle riserve sfioravano i 23 milioni, mentre i debiti ammontavano a 76,6 milioni. La previsione sul 2022, anno il cui bilancio non è stato ancora approvato, mette in conto un risultato di esercizio in rosso per 4,9 milioni di euro. Mentre per il 2023 il consiglio di indirizzo ha approvato a fine marzo due budget, lasciando aperta la strada a due diversi scenari.

Lo scenario A prevedeva un utile di 3,3 milioni, a patto che il comune concedesse un milione in più come contributo per le rette dei minori e degli anziani ospitati e che la Regione consentisse al Pat di erogare più servizi in ambito sanitario in cambio di maggiori riconoscimenti economici per 20 milioni, dando così il via al primo passo verso la trasformazione del Trivulzio da Rsa a ospedale. Lo scenario B prevedeva invece un utile di 14,4 milioni, ma solo grazie a una plusvalenza di ben 35 milioni in vista della vendita dell’immobile di piazza Mirabello e di alcuni terreni agricoli le cui aste peraltro sono andate deserte nei mesi scorsi. Senza tale plusvalenza il rosso sarebbe di 20,6 milioni. Visto che dalla Regione per ora non è arrivato l’ok a far partire a breve i nuovi servizi sanitari, lo scenario A è stato giudicato non realizzabile. E il 17 aprile il consiglio di indirizzo prima ha approvato una delibera che prende per buono lo scenario con l’alienazione di Mirabello 5. E poi, con un’altra delibera votata da tre membri soltanto, ha fatto partire la procedura di asta.

Twitter: @gigi_gno